Sull’online di Famiglia Cristiana parliamo di Vinitaly che quest’anno ha registrato un incoming record di buyer dai mercati target, con un crescente interesse di Cina, Giappone e Corea del Sud (https://www.famigliacristiana.it/articolo/a-verona-.aspx)
La macchina di Veronafiere è “onnivora” e pensa già al dopo Vinitaly con promozione a tappeto in Cina e con l’Amerigo Vespucci, che salperà con Vinitaly per un tour mondiale che farà scalo nelle principali città di tutti i continenti. “Le imprese ci hanno chiesto di aiutare a portare all’estero l’immagine italiana – ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, in visita alla 55esima edizione di Vinitaly – e ora il Governo lo farà anche attraverso il ministero della Difesa. Dal 1° luglio, per due anni, l’Amerigo Vespucci sarà impegnata in una campagna addestrativa che farà il giro del mondo, con tappe in ogni continente dove presenteremo anche il meglio del made in Italy. In questo progetto, Veronafiere, con Vinitaly, ci accompagnerà sulla più famosa nave scuola della Marina militare italiana, contribuendo a promuovere le eccellenze della Nazione fuori dai nostri confini”.
Nel frattempo comunicata anche l’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Uiv sulla crisi dei vini rossi, ma non per il segmento premium, che accelera a + 200% dal 2010, in un mercato trainato dagli spumanti (+6% volumi 2022), dove i bianchi fermi (+1,3%) e i rosati hanno tenuto. La tipologia vino rosso in Italia ha fatto peggio di tutte (-4,3% le quantità esportate), con cali evidenti a cominciare dai top 3 (Germania a -5%, Usa -6% e UK -8%).
Sorprese nelle categorie premium (da 6 a 9 euro/litro in cantina) e superpremium (oltre i 9 euro) che hanno conquistato quote di mercato molto importanti negli ultimi 12 anni. Per esempio, stante il calo generale dei volumi di rosso esportati, nel 2010 i prodotti sotto i 6 euro rappresentavano a valore i due terzi del mercato, mentre oggi gli over 6 euro sono al 60% delle vendite. In poco più di 10 anni la crescita del segmento di fascia alta – che vale ora 1,9 miliardi di euro di export – è stata del 200%.
Per l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese bisogna intensificare il programma di attività in Cina: “Assistiamo a un cambiamento importante del posizionamento del nostro prodotto. Il mondo chiede calici in grado di evocare l’italianità e noi abbiamo le potenzialità di assecondare al meglio questa richiesta di mercato. Il futuro dei nostri rossi passerà anche, necessariamente, dalle piazze emergenti asiatiche, tornate in forze a questo Vinitaly a partire dalla Cina. Dal Dragone sono infatti 130 i top buyer che ospitiamo, a cui si aggiungono operatori della domanda provenienti da 17 Paesi dell’Asia. Ripartiremo già ad aprile con un intenso programma di promozione in Cina, dalle masterclass a Vinitaly Chengdu fino alla nostra fiera Wine to Asia a Shenzhen, dall’11 al 13 maggio”.
A favorire questo trend di valorizzazione del vino rosso premium, nella ristorazione mondiale a prezzi spesso decuplicati, alcuni tra i principali mercati, a cominciare dagli Usa, avamposto di una tendenza premium (a 480 milioni di euro) che incide per il 72% sul totale vini rossi italiani acquistati (+222% dal 2010). Notevole anche la crescita di prodotti destinati in particolare alla ristorazione in Canada (72% e +141%), Svizzera (76% e +143%), Francia (70%) e Corea del Sud (79%). Quote robuste di prodotti basic persistono invece in UK, Paesi Bassi, Belgio e Russia.
Emerge chiaramente una divaricazione dei mercati: quelli disponibili ad aprire una nuova fase trainata dal valore territoriale o di brand, e quelli invece ancorati a una visione statica del vino made in Italy, fatto più di quantità che non di valore intrinseco. La sfida sarà far crescere quelli che oggi si posizionano a metà strada, tra i primi la Germania, che ancora vede il 50% dei volumi nella fascia 3-5,99 euro, ma anche altre piazze importanti come Danimarca, Norvegia, Austria e in generale i Paesi dell’Est europeo, oggi in forte sviluppo, come Polonia e Repubblica Ceca.