In seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (l’ 1 luglio) del decreto di approvazione delle modifiche al disciplinare della denominazione Chianti Classico, due sono i cambiamenti per quanto riguarda la tipologia Chianti Classico Gran Selezione (posizionata più in alto): la possibilità di inserire in etichetta il nome di una delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) e l’obbligo di modificare la base ampelografica, a partire dalla vendemmia 2027, con la percentuale minima di Sangiovese che dall’80% sale al 90%, con l’eventuale apporto di soli vitigni autoctoni a bacca rossa fino al 10%, con l’esclusione quindi degli internazionali finora ammessi. Si chiude così un lungo iter burocratico.
Le Uga sono aree più ristrette, dotate di maggiore omogeneità, di significatività enologica  e permettono al consumatore di approfondire lo stretto legame vino-territorio, rafforzando identità e riconoscibilità dei vini, stimolando la domanda grazie alla differenziazione dell’offerta. Castellina, Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Greve, Lamole, Montefioralle, Panzano, Radda, San Casciano, San Donato in Poggio, Vagliagli raccontano le specificità di parti diverse di uno stesso territorio, all’interno dell’unica denominazione del Chianti Classico, marcando i vini. La proposta di istituirle risale agli inizi degli anni ’90, ma all’epoca la base associativa era divisa in merito. Un nuovo slancio al progetto vede la luce a partire dal 2013, anno di introduzione della tipologia Gran Selezione.
Il Chianti Classico comprende parte del territorio delle province di Siena (41.400 ettari) e Firenze (30.400 ettari).
Soddisfatto il presidente Giovanni Manetti: “È un traguardo storico per la denominazione. Adesso tutti i consumatori potranno finalmente scegliere vini provenienti dalle diverse Uga e apprezzare le sfumature del territorio del Gallo Nero, un ulteriore passo per la valorizzazione delle caratteristiche distintive del Chianti Classico”.