Un altro giorno di ordinaria follia. Ricordate il film del 1993 di Joel Schumacher (titolo originale “Falling down”)? Raccontava il viaggio allucinato nella metropoli losangelina di un anonimo cittadino in caduta libera (falling down, appunto) perché il suo equilibrio psichico si era spezzato. In questo caso il giorno di ordinaria follia è un altro, è un giorno in cui la realtà non è da meno della fantasia. Nelle ultime ore a Washington, dove partono i comandi che tengono sotto schiaffo il mondo, Trump, facendo marcia indietro, ha annunciato una pausa di 3 mesi sui dazi, tranne che per la Cina, colpita da una maxi aliquota. Nei mesi scorsi ha continuato a minacciare dazi, sparando alto addirittura al 200%, creando incertezza nei mercati, bloccando di fatto le esportazioni, con merci ferme nei porti o nei magazzini delle cantine, salvo poi annunciarli ma di un’entità diversa, nettamente inferiore, che per l’Europa è al 20%. Intanto i mercati in Europa e in Asia sono crollati. L’annuncio delle ultime ore ha innescato una sorta di euforia generale, con Wall Street in ripresa. Un’euforia transitoria, però, perché si naviga a vista. L’Ue: <<Dopo la pausa dei dazi? Ci preoccupano i prossimi 90 minuti più che i prossimi 90 giorni>>.
In effetti la situazione evolve non tanto di giorno in giorno, ma di ora in ora, con l’Ue che al momento sospende le contromisure in programma per dare una possibilità ai negoziati.
Ma non finisce qui. I senatori democratici – in prima linea la senatrice del Massachusetts ed ex candidata alla presidenza Elizabeth Warren – scrivono a Sec (Securities and Exchange Commission) di indagare Trump sul reato di insider trading per capire se abbia violato le leggi sui titoli e manipolato il mercato. Un’indagine su quello che definiscono un potenziale conflitto di interessi per la Casa Bianca e i membri dell’Esecutivo. Il ping pong di Trump sui dazi ha creato dapprima un crollo dei mercati ed ora, dopo l’annuncio di sospensione di tre mesi, una ripresa parziale. A Wall Street un rimbalzo da record ha fatto guadagnare somme da capogiro a chi nel frattempo aveva acquistato titoli a prezzi ridicoli.
La domanda è la seguente: questo comportamento, definito da molti leader <<da bullo>>, ha in realtà arricchito gli addetti ai lavori e gli amici dell’amministrazione americana, compresa la famiglia del presidente, a spese dell’opinione pubblica americana? Erano a conoscenza della sospensione ai dazi di cui si sono serviti per effettuare operazioni azionarie? Quante azioni sono state comprate dai membri del Congresso in due giorni? Chi sapeva?
I sospetti di insider trading imperversano sui principali media internazionali dopo che mercoledì mattina il presidente, sulla sua piattaforma Truth, aveva scritto: <<Questo è un grande momento per comprare!!! Djt>>. Djt è il simbolo della sua società mediatica in Borsa. Pare che il tycoon ci abbia guadagnato 415 milioni in un giorno.
La Costituzione americana, la prima delle costituzioni moderne scritte, che ha disegnato un sistema considerato un riferimento in tutto il mondo, rivela crepe profonde nel suo ingranaggio.
Uno scenario surreale dove i video su Reagan, che inondano da qualche giorno i social media, quel presidente per cui le alleanze erano sacre e gli immigrati una risorsa, fanno apparire Trump quasi grottesco, detentore di un potere che usa (male) e a suo esclusivo (s)vantaggio, tenendo in bilico l’economia mondiale e offrendo un’immagine tracotante e forte degli Usa, ma in realtà indebolita dal forte disavanzo commerciale e dal grande debito pubblico.
Fa tristezza pensare agli alti ideali dei Padri Fondatori dell’America, a Thomas Jefferson, terzo presidente, che nel 1776 scrisse la Dichiarazione d’Indipendenza, e a tutti quelli che firmarono la Costituzione degli Stati Uniti. Cosa ne resta di quel Paese? Un presidente che gioca con i dazi come se giocasse a carte al bar sport?
C’era  una volta l’America. Quel grande Paese in cui il confronto politico, a volte duro, non era mai scontro che impediva di arrivare a soluzioni bipartisan. E dove l’ideale della patria era un bene supremo.