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di Thomas Coccolini Haertl
Conti degli Azzoni – Ribona Colli Maceratesi DOC 2020
In provincia di Macerata, nel cuore delle Marche, comune di Montefano, vicino alla Recanati del Leopardi, nel XIV secolo nasceva la storia dei Conti degli Azzoni Avogadro Carradori. All’origine costruttori e riparatori di carri e carrozze, acquisirono terreni per circa 2.000 ettari fra Montefano, Osimo, Potenza Picena fino a Porto Recanati. Conte Roberto, il discendente, iniziò ad amministrare le tenute all’inizio degli anni ’50, passando dalla mezzadria ai nuovi assetti produttivi, realizzando in particolare una nuova cantina. Con il nuovo millennio e la sua scomparsa, gli succedono i figli Aldobrando Filippo e Valperto; i tre fratelli, oltre gli 850 ettari di proprietà, di cui 118 vitati con altezze intorno ai 240 m slm, le coltivazioni a seminativi, un vivaio e circa 20 ettari lasciati a boschivo, oggi guidano altre aziende fra cui Conte Aldobrando in Toscana, e Conti Riccati di Castelfranco Veneto, terra di Prosecco.
Conti degli Azzoni Ribona 2020
Ribona è un vino monovarietale, un’uva autoctona a bacca bianca della provincia di Macerata, che infatti tempo addietro si usava chiamare Maceratino. La 2020 avvalora l’idea di saper aspettare nell’aprire bianchi come questo, caratteristici di un territorio non sempre tanto conosciuto. Attualmente l’etichetta è cambiata e questa versione prende il nome di Helvia con una grafica completamente nuova. Dal colore giallo paglierino intenso e dorato, evidenzia gli anni di ulteriore affinamento in bottiglia. All’olfatto risulta subito floreale, con sambuco e tiglio fusi da note di miele di acacia, oltre a una ulteriore connotazione di foglie aromatiche inumidite. Al palato è in equilibrio fra un frutto giallo maturo, mediato da una nota sapida e ancora vibrante, che sostiene la discreta persistenza. Un suggerimento: lasciate la bottiglia di questo bianco in frigo solo il tempo necessario per renderla fresca, non fredda. Ne trarrà giovamento soprattutto la ricchezza al palato, pur non lasciando troppo spazio alle parti alcoliche, potendo così intercettare anche una prugna gialla e quegli echi di erbe officinali che caratterizzano questo vino più in gioventù. Al retrogusto si possono sentire memorie di mirto. Una sua versione chiamata Recina oggi fa parte delle etichette selezionate della linea Cru, sempre affinato solo in acciaio, ma dal tempo più prolungato, analogamente in bottiglia prima della messa in vendita.
Abbinamento di mare: totano al forno con patate
Abbinamento di terra: olive all’ascolana