Il Club 18 di Milano, fondato e presieduto da Massimo Gianolli, ha ospitato l’incontro con il Consorzio tutela vini della Valpolicella, guidato da Christian Marchesini. L’occasione è stata la presentazione del programma congiunto di promozione internazionale dei Consorzi del Parmigiano Reggiano e della Valpolicella: una strategia condivisa che punta a rafforzare la presenza delle due Dop sui mercati di Italia, Francia e Germania, con ulteriore espansione verso Nord America e Paesi Scandinavi.
Sotto la guida di Marchesini, il Consorzio Valpolicella consolida una visione che unisce protezione della denominazione, attenzione al valore economico della filiera e una più incisiva presenza internazionale. L’idea di fondo è chiara: i vini della Valpolicella, insieme al Parmigiano Reggiano, rappresentano una filiera del “Made in Italy” che parla il linguaggio della qualità, dell’origine e della responsabilità produttiva.

Quali sono le ragioni profonde della collaborazione con il Parmigiano Reggiano?

In un momento complesso per il vino e per le Dop, unire le forze con il Parmigiano Reggiano è strategico. Rappresentiamo due eccellenze riconosciute globalmente: mettere insieme promozione e attività consortili consente di valorizzare al meglio le nostre identità e offrire ai consumatori esperienze integrate di gusto e cultura. Il Parmigiano Reggiano è un partner naturale: l’abbinamento con i nostri vini è perfetto. Questa alleanza nasce dal basso, dall’incontro tra i produttori della Valpolicella e l’area collinare storica del Parmigiano reggiano, dove il latte prende vita dai pascoli e dal microclima unico. Un connubio spontaneo, autentico. Un incontro tra eccellenze.

Quali strategie adotterete per consolidare la presenza internazionale?

Il progetto, cofinanziato dall’Unione Europea, prevede eventi dedicati al trade e ai consumatori, masterclass, tasting e iniziative mirate in Italia, Francia e Germania. Stiamo valutando nuove azioni in Nord America e nei Paesi Scandinavi. L’obiettivo è tutelare i marchi e, allo stesso tempo, rafforzare un’immagine coesa della Valpolicella come territorio di alta qualità.

La Svizzera resta un mercato chiave?

Per l’Amarone, la Svizzera è uno dei mercati più rilevanti d’Europa, caratterizzato da alta capacità di spesa. Continueremo a presidiarlo, anche perché sta crescendo l’interesse per il Valpolicella Superiore. I risultati finora sono stati molto positivi.

Qual è oggi il ruolo del Consorzio nella tutela della denominazione?

La tutela resta un pilastro: gestione delle rese, blocco dei nuovi impianti fino al 2028, intensificazione dei controlli contro sounding e contraffazioni. Quest’anno abbiamo ottenuto quasi un milione di euro di indennizzi, un segnale forte che protegge le imprese e la credibilità del marchio.

Quali risultati stanno arrivando dalla promozione?

Nel 2025 la denominazione ha partecipato a oltre 100 eventi in Italia e all’estero, con un budget accresciuto del 18% rispetto al 2024. Nei prossimi due anni prevediamo un ulteriore aumento di circa il 20% per consolidare il posizionamento internazionale.

Qual è la priorità per proteggere la denominazione nei prossimi cinque anni?

Il momento è complesso per tutti. La priorità è mantenere valore e redditività per agricoltori e produttori, che sono i veri custodi del territorio. Investiremo più risorse — anche grazie all’aumento delle quote richiesto ai soci — per sostenere la promozione, presidiare i mercati maturi ed esplorarne di nuovi.

Quali nuovi mercati stanno emergendo?

Ci concentriamo su Corea, Vietnam e Giappone, che può offrire risultati importanti. Grande attenzione al Sud-est asiatico. Può tornare interessante anche il Brasile, soprattutto in relazione agli accordi Mercosur: negli anni ’60 era il secondo mercato di esportazione per il Valpolicella.

Come rispondete al cambiamento climatico?

Stiamo investendo nella ricerca sui lieviti per contenere i gradi alcolici e puntando sul ritorno della pergola, una forma di allevamento tradizionale che aiuta a mitigare gli effetti climatici. A dicembre ne discuteremo con i produttori, insieme a nuove tecniche di gestione. L’obiettivo è preservare freschezza e identità, soprattutto negli Amaroni.

Come difendere il posizionamento premium dell’Amarone?

Ci concentriamo sul legame indissolubile tra territorio e metodo produttivo. Non basta replicare un processo: serve l’origine. L’Amarone deve crescere nella presenza on-trade, per essere più visibile e riconoscibile, insieme al Valpolicella Superiore.

Che ruolo hanno i giovani nella nuova stagione del territorio?

Siamo stati tra i primi in Italia a creare un gruppo giovani del Consorzio. È una nursery per i futuri dirigenti, ma soprattutto un ponte per comunicare ai giovani con i giovani. Anche se consumano meno vino oggi, sono i consumatori e i produttori di domani. Il nostro compito è prepararli.

Come conciliare crescita enoturistica, sostenibilità e tutela del paesaggio?

La denominazione ha enormi margini di crescita. Il Comune di Verona — da solo — conta oltre 1.200 ettari vitati, la porzione più ampia dell’intera area, un unicum paesaggistico che dialoga con la città d’arte e con il Lago di Garda. La superficie complessiva della Valpolicella è molto più ampia, ma questo dato racconta bene quanto il capoluogo sia un motore naturale dell’enoturismo. Le aziende devono investire nell’accoglienza: abbiamo avviato anche un questionario dedicato. Il turismo di qualità può essere una risorsa, non un rischio, se governato con visione.