A Montalcino, in questi giorni, Benvenuto Brunello ha presentato in anteprima il millesimo 2021, un’annata che debutterà sul mercato dal 1° gennaio 2026 e che già si distingue per il suo profilo “fragrante”, “definito” e “verticale”. Sono le tre parole con cui il Consorzio sintetizza l’identità del nuovo Brunello attraverso Brunello Forma, il metodo introdotto lo scorso anno per superare il vecchio sistema delle stelle e leggere le annate con strumenti più qualitativi e coerenti con la complessità del Sangiovese e del territorio.

Il 2021 nasce da una stagione ricca di contrasti: una primavera insolitamente fredda, una delle gelate più severe degli ultimi vent’anni, un’estate tra le più aride degli ultimi tre decenni, ma senza eccessi di calore. In compenso, i mesi cruciali per la vite – giugno, luglio e agosto – hanno beneficiato di piogge leggermente superiori alla media, mentre l’escursione termica ha permesso una maturazione equilibrata. La gelata ha ritardato il ciclo e ridotto in alcuni casi le rese, ma non ha impedito alla pianta di trovare, nella seconda parte della stagione, un proprio equilibrio fisiologico. La vendemmia si è svolta tra fine settembre e inizio ottobre, con qualche limitazione nelle quantità ma con un quadro qualitativo sorprendente.
Il profilo che emerge è quello di un Brunello dal carattere floreale e aromatico, con richiami alla ciliegia croccante e alla pesca, una speziatura sottile, una vena mediterranea che alleggerisce il sorso e, soprattutto, una struttura slanciata: tannini dal tocco gessoso e sabbioso, profondità elegante e una linearità che promette un’evoluzione lunga e armoniosa. È un vino meno muscolare rispetto ad alcune annate calde dell’ultimo decennio, più fedele alla trasparenza del Sangiovese, più “territoriale” e più contemporaneo.

La definizione del profilo 2021 nasce da un lavoro ampio: le degustazioni alla cieca sono state condotte su 58 campioni certificati DOCG, selezionati per rappresentare il 50% della produzione, assaggiati prima dalla commissione interna del Consorzio e poi da un panel internazionale di otto Master of Wine provenienti da Italia, Regno Unito, Norvegia, Belgio, Hong Kong e Stati Uniti. Un approccio che, insieme al potenziamento delle stazioni meteo e all’analisi dei dati climatici degli ultimi anni, consente di leggere l’annata con maggiore precisione e profondità.
Il Brunello è da sempre una denominazione fortemente internazionale: oltre il 70% delle bottiglie viaggia all’estero. Gli Stati Uniti restano il mercato guida, oggi più selettivo ma ancora centrale; il Canada continua a crescere; Germania, Svizzera e Regno Unito si confermano poli stabili per intenditori e collezionisti. Allo stesso tempo, si stanno consolidando alcuni mercati emergenti che stanno ridefinendo le geografie del vino italiano di alta gamma: Corea del Sud, dove il Brunello è percepito come un vino di culto; Hong Kong e Singapore, che restano snodi strategici del collezionismo; Vietnam, piccolo ma veloce; Brasile e Messico, che stanno ampliando l’interesse per i vini premium; e infine India, dove la crescita della classe media urbana potrebbe trasformare il Paese in uno dei nuovi sbocchi del futuro.
Il 2021, con la sua eleganza tesa e la sua definizione aromatica, è un’annata che potrebbe parlare proprio a questi mercati: quelli che premiano freschezza, nitidezza, fragranza e trasparenza più che la sola potenza. È un Brunello che convince oggi e che, soprattutto, lascia intuire un percorso lungo e armonico nel tempo. Un’annata che non fa rumore, ma che potrebbe diventare una delle più longeve e riconoscibili della denominazione.
