Vinitaly sbarca a Tirana per la sua prima “Vinitaly Preview” in Albania, un ponte nuovo e strategico tra il vino italiano e un mercato che sembra aprirsi a un’epoca di opportunità. Ma da dove nasce questa fiducia?
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Secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV), l’Albania è dal 2023 il suo 50° Stato membro, un riconoscimento che sancisce ufficialmente l’ingresso del paese nella comunità mondiale del vino. La superficie vitata dichiarata è di circa 11.339 ettari. Questo dato, pur non enorme su scala europea, è sufficiente per dare una base reale all’ambizione di crescita. Negli ultimi anni la viticoltura albanese ha vissuto riforme importanti: una nuova legge per la vite e il vino è stata approvata nel 2022, modernizzando il quadro normativo e ponendo le basi per un allineamento con gli standard europei. Parallelamente, è stata avviata la trasformazione di aziende artigianali in strutture moderne, alcune capaci di garantire produzione e qualità su scala commerciale — oggi esistono una settantina di cantine registrate, di cui circa venti considerate “di rilevanza” per volumi e standard qualitativi.
Ma al di là dei numeri, quello che rende l’Albania interessante per un Paese come l’Italia è il dinamismo: è recente la notizia che, nella prima metà del 2025, le esportazioni di vino albanese sono aumentate dell’82% rispetto all’anno precedente. Non si tratta solo di volumi: è segno di una trasformazione di qualità, di un posizionamento più ambizioso, di una domanda che non è più fatta solo di quantità ma anche di storia, terroir e immagine.
È in questo contesto che Vinitaly — con il supporto dell’Alehandro Group e dell’Ambasciata d’Italia a Tirana — lancia la sua tappa albanese: un evento pensato per incontrare buyer e operatori, far conoscere le denominazioni italiane, ma soprattutto “ascoltare” un mercato in evoluzione: capire gusti, dinamiche di consumo, domanda di qualità e possibilità distributive. Una missione che pone l’enfasi non sul volume, ma sulla coerenza tra offerta e domanda, qualità e rispetto del vino come cultura e prodotto simbolo del territorio.
Perché, quindi, è così importante questa missione? Perché l’Albania, pur con una produzione ancora modesta, sta costruendo un’identità vitivinicola nuova e credibile: con standard europei, cantine moderne, consumatori in trasformazione, esportazioni in crescita. E per il vino italiano si apre una finestra su un mercato giovane, geograficamente vicino — in una area dei Balcani che può diventare ponte verso l’Est e il Sud Europa. La masterclass, affidata a Andrea Lonardi MW, servirà a raccontare non solo territori o vitigni, ma soprattutto identità di terroir e metodo, concetti che risuonano particolarmente bene in un mercato alla ricerca di autenticità. È una risposta concreta alla domanda: non basta vendere vino, bisogna comunicare storia, qualità, cura.
Questo passo rappresenta un significativo segnale di fiducia verso l’Albania da parte del settore vitivinicolo italiano. E forse, più di ogni numero, conta il segnale: un mercato che fino a pochi anni fa era quasi ignorato oggi viene considerato degno di un grande evento. E non come periferia, ma come possibile nuova frontiera. La missione a Tirana non è dunque un’operazione di marketing: è un investimento su scala strategica. In un mondo in cui le rotte del vino cambiano rapidamente, puntare sull’Albania nel 2025 non è un’azzardo: è una scommessa di visione. E la Vinitaly Preview di Tirana è la prima mossa di chi è convinto che il futuro del vino passa anche da chi oggi produce meno… ma sogna in grande.
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