Le stagioni sono sconvolte dal surriscaldamento, come si evince da questo mese di settembre anomalo in un anno già definito il secondo più caldo registrato in Italia dal 1800, con una temperatura media di oltre un grado (+1,05) più elevata della media storica. Questo è quanto emerge da una indagine della Coldiretti su dati Isac Cnr relativi ai primi otto mesi dell’anno. Una tendenza al surriscaldamento stimata nei prossimi trent’anni fino a 2 gradi in più (rispetto al periodo 1981-2010), ma che nella peggiore delle ipotesi potrebbe arrivare a +5 gradi a fine secolo. Una tendenza alla tropicalizzazione ormai strutturale in Italia, che ha come conseguenza il divampare degli incendi e una drastica riduzione dei ghiacciai con importanti sfasamenti stagionali e sbalzi termici significativi. Persi in un decennio oltre 14 miliardi – sostiene la Coldiretti – fra produzione agricola nazionale e danni a strutture e infrastrutture nelle campagne.
Un processo che ha cambiato nel tempo la distribuzione delle coltivazioni come l’ulivo, tipicamente mediterraneo, che in Italia si è spostato a ridosso delle Alpi mentre in Sicilia ed in Calabria sono arrivate piante di banane, avocado e altri frutti esotici. Per quanto riguarda il vino, con il caldo è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto alla tradizionale partenza di settembre. Il riscaldamento provoca inoltre il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, l’affinamento dei formaggi e l’invecchiamento dei vini, mettendo a rischio il patrimonio di prodotti tipici Made in Italy che devono le proprie specifiche caratteristiche essenzialmente o esclusivamente all’ambiente geografico comprensivo dei fattori umani e proprio alla combinazione di fattori naturali e umani.