Non sono molto brava a scrivere saluti finali, i cosiddetti coccodrilli confezionati ad hoc – termine che ho sempre odiato – anzi non sono proprio portata, soprattutto quando si tratta di amici, soprattutto quando c’è una stima profonda, in questo caso anche un legame fortissimo con un territorio, il Friuli, e proprio per questo non lo faccio mai. Il rischio è di cadere nella banalità, nell’ovvietà, in quell’essere scontati che rifuggo.
Penso alla famiglia, alla figlia Ilaria ma soprattutto al Papà, a Marco Felluga, e mi si stringe il cuore, un signore ultra novantenne che ha superato una pandemia e prima ancora, molto prima, una guerra mondiale portando il Friuli, con passione, sacrifico e duro lavoro, ai vertici della fama vitivinicola mondiale.
Caro Roberto, ti ricordo come nella foto che ho pubblicato, con il sorriso, e un grande vino nel bicchiere, il tuo, sempre pronto a tendere la mano agli altri anche se stavi attraversando una bufera, sempre pronto ad accogliere e ad ascoltare gli amici veri. Nell’ultimo messaggio che ti avevo inviato un mese fa, senza risposta, ti (ri)chiedevo una intervista. Non era da te il silenzio, qualcosa non andava ma non osavo domandare.
Se ne va un GRAN SIGNORE, ma soprattutto se ne va una persona PERBENE. Ed è questo che alla sua comunità e al mondo del vino, quello sensibile, più mancherà. Una persona perbene.
Ciao Roberto.