Chi si ricorda di Rudy Kurniawan? Pochi, e quei pochi si guardano bene da parlarne, e quindi lo facciamo noi, per rinfrescare la memoria a chi non c’era, oppure era indaffarato in altre cose. Bene. Rudy, che oggi ha 44 anni, è appena stato rilasciato dopo aver trascorso sette anni di carcere in Texas. Lui, nato a Jakarta nel 1976, è il degno rampollo di una famiglia che in Indonesia tutti conoscono, lo zio, per esempio, ha sottratto con l’inganno quasi mezzo miliardo di dollari a una banca del Paese. D’accordo, di lestofanti è pieno il mondo, e in questo ramo l’Italia eccelle, allora perché parliamo di questo esotica famiglia criminale? Ecco, perché Rudy, nel primo decennio di questo secolo, ha messo a punto la più clamorosa truffa del settore dei vini da collezionisti. Una stangata che ha seminato il panico tra i collezionisti danarosi, soprattutto americani, spacciando per pregiatissime bottiglie di Borgogna intrugli preparati nella sua cucina e etichettati con delle copie fatte con la stampante del pc. Si calcola che abbia contraffatto circa 10 mila bottiglie (recuperate e distrutte in minima parte) e che il mega raggiro gli abbia fruttato più di 50 milioni di dollari. Certo, lo zio aveva fatto di meglio, avendo truffato 420 milioni, ma consideriamo che al momento della truffa il nostro mascalzone aveva meno di trent’anni e col tempo avrà modo di alzare il tiro. Quando venne arrestato nessuno nel mondo degli appassionati voleva crederci: quel ragazzo dai tratti orientali era molto amato e conosciuto: chi poteva pensare che aveva tirato loro un brutto scherzo? Rudy era sbucato dal nulla, e aveva iniziato a farsi conoscere nell’ambiente comprando alle aste vini pregiati, soprattutto francesi, in grande quantità e spendendo cifre spaventose. Comprava e poi offriva grandi bevute a tutti quelli del suo giro, e visto come funzionava tutti facevano a gara per sedersi al suo tavolo. Lui aveva discretamente messo in giro la voce che vivesse con la pingue rendita che la ricchissima famiglia, importatrice della Heineken nel Sud Est asiatico, gli passava. I racconti che fanno gli ex amici sono quelli di una fidanzata tradita che cerca di salvare il suo ex per non sentirsi lei per prima un po’ tonta: Rudy pranzava solo in ristoranti stellati, e ci arrivava con una Bugatti, o con una Ferrari. Rudy offriva sempre memorabili bevute. Rudy era affabile, gentilissimo, amichevole. Rudy aveva un palato sottilissimo, Rudy parlava molto poco di sé. Rudy, insomma, era un amico perfetto, a parte il fatto che rifilava grandi bufale.
A un certo punto disse a tutti che parte della sua cantina avrebbe iniziato a rivenderla alle aste. Attenzione a questo passaggio, perché è importante: tutti lo avevano visto comprare all’incanto bottiglie su bottiglie senza badare a spese, e quindi era credibile come venditore. Inoltre, avendo fatto a lungo offerte fuori mercato aveva contribuito a far salire molto i prezzi. Infine tutto avviene in un periodo di vacche grasse, e tanti che hanno fatto soldi a palate in borsa non vedono l’ora di spendere il denaro in qualcosa che sia esclusivo ed estremamente costoso, come una bottiglia rarissima.
Il meccanismo messo in piedi in anni di dure bevute di Ponsot e Romanée Conti comincia a dare i suoi ricchi frutti e il nostro giovanotto vendemmia soldi alleggerendo tutti i collezionisti polli, che bevono i suoi intrugli decantandone ispirati i pregi del vitigno, l’anima antica, i sentori di paglia e biscotti appena sfornati e qualsiasi altra cosa può passare per la testa di qualcuno che sta bevendo un vino ossidato e pessimo, ma pagato qualche migliaio di dollari.
Be’, penserete, però l’hanno scoperto quando qualcuno, finalmente, assaggiando uno dei suoi intrugli ha esclamato: «Ma quale Borgogna, questa è una ciofeca!”. Macché, tutti stappavano bottiglie milionarie e bevevano felici.
A dare il via all’inchiesta è stato il signor Ponsot, il titolare delle omonime prestigiose cantine della Borgogna, che notò in un catalogo d’asta delle sue pregiatissime bordolesi che avevano il grande difetto di non essere mai state prodotte. Per esempio c’era uno splendido lotto di Ponsot Clos Saint-Denis del 1945, 1949 e 1966. Un vino raro, anzi impossibile, visto che il Clos Saint-Denis la Ponsot aveva iniziato a produrlo nel 1982.
Com’è finita? Che Rudy, già lo sapete, è stato acciuffato e ha scontato sette anni di carcere. I soldi che ha rastrellato non sono mai stati trovati e probabilmente lo aspettano in qualche conto cifrato, e si le godrà adesso, brindando ai polli che lo hanno reso ricco. Pochi, tra quelli che hanno comprato le sue bottiglie, lo hanno dichiarato: avrebbe significato mettere a bilancio una grossa perdita, così ora sono in circolo una immensa quantità di pregiatissimi intrugli d’annata, che probabilmente in parte sono stati già rimessi all’asta. Infine, di tutta questa storia, il mondo del vino parla molto malvolentieri. Per quale motivo? Perché ha dimostrato che molti collezionisti e grandi intenditori non distinguerebbero la cedrata Tassoni dal vermentino, e spendono cifre folli senza avere idea di ciò che comprano. Altrimenti qualcuno prima del signor Ponsot si sarebbe accorto che venivano vendute bottiglie di annate che non erano mai esistite, e questo la dice lunga sulla diffusa superficialità dell’ambiente. Provate a vendere un Picasso del ‘700 a un collezionista d’arte e vedrete se non vi ride in faccia.
P.s. Rudy lo hanno preso, ma non illudetevi, di truffatori e contraffattori ce ne sono tantissimi, che nessuno prenderà mai, e di immondi intrugli spacciati per ambrosia sono piene le cantine dei collezionisti e gli scaffali delle enoteche.