Meno famoso del Verdicchio ma con una storia identitaria a sé da raccontare, che in questi ultimi anni sta prendendo forma sempre di più e sempre meglio, quella dei colli maceratesi.
Il Colli Maceratesi Doc Ribona, da vitigno Maceratino, che può essere prodotto anche nella tipologia spumante e passito, è un vino che racchiude il suono del mare e l’eco della montagna. Non porta con sé solo un’esperienza degustativa da punteggio ma si spinge oltre, stuzzica l’immaginario, racconta quel luogo lì, la cui zona geografica relativa alla denominazione comprende l’intero territorio della provincia di Macerata, dall’entroterra alla costa, e del comune di Loreto, nell’Anconetano, fra il mare Adriatico e la catena dei monti Sibillini. Un ampio territorio solcato dai fiumi Chieti e Potenza e in parte dal Musone, che delimita il confine con la provincia di Ancona. E lo vuole raccontare a un consumatore che oggi avverte il desiderio di farsi viaggiatore e che nel momento in cui si fa viaggiatore si lascia trascinare dalla diversità, premia i luoghi degli autoctoni, di quelle varietà che in uno specifico territorio sono coltivate da sempre e la cui tradizione si porta avanti di padre in figlio come chiave di lettura del passato con cui aprire al futuro. Un viaggiatore che al ritorno sarà meno accondiscendente verso le generalizzazioni, più consapevole delle peculiarità. Ed è questa, a nostro avviso, la chiave con cui raccontarlo, quella dell’esperienza in loco. Un vino non è grande perché ottiene un elevato punteggio dalla critica ma perché dietro ha un grande territorio, una grande tradizione, grandi persone che ci credono e investono nel miglioramento qualitativo attraverso la ricerca.
Con la voglia di raccontare, riscrivendola, una storia, nove produttori si sono messi insieme per il rilancio del vitigno: Boccadigabbia, Conti degli Azzoni, Fattoria Forano, Fontezoppa, Andrea Giorgetti, Il Pollenza, San Michele Arcangelo, Saputi, Sant’isidoro. Online da poche settimane anche il nuovo sito (http://www.ribona.it)
L’occasione per un approfondimento, il tour organizzato dall’Istituto marchigiano di tutela vini, il super consorzio che con più di 500 aziende associate, 16 denominazioni tutelate, tra cui 4 Docg,  rappresenta l’89% dell’imbottigliato.
Il Ribona è il bianco dei colli maceratesi consegnato dalla storia, da sviluppare nella direzione di una elegante espressività aromatica che diventa più complessa e interessante con l’invecchiamento, cui questo bianco maceratese ben si presta. Ribona che nella versione più giovane dimostra continuità negli assaggi, grande bevibilità, versatilità  negli abbinamenti a tavola, tanto territorio. Una beva caratterizzata da sapidità e freschezza che in alcuni vini sottili, magri, come nel caso di Podere Sabbioni, diventa verticalità, nerbo, ma anche una bocca di struttura e persistenza con il (sempre loro) Ribona della Famiglia, in grado di sopportare carni rosse. Ribona che con la selezione Le Grane di Boccadigabbia, frutto di una seconda fermentazione grazie all’aggiunta di un 10% di uva diraspata leggermente surmatura, che forma il cappello, estrae più struttura, glicerolo, alcol, colore per un vino pieno, più aromatico, complesso e con una migliore  predisposizione all’invecchiamento. Ribona che nelle annate più vecchie si esprime in maniera ancora viva, con spinte idrocarburiche degne di un Riesling Renano come nel caso dell’Angera 2012 del Pollenza e del Pausula 2014 di Sant’Isidoro. Ricerca di nuovi cloni in vigna e tanta sperimentazione per capire fin dove è meglio spingersi per tirar fuori il suo massimo (a volte con spinte di iper riduzione e criomacerazione).
La piccola Doc Colli Maceratesi prevede le versioni rosso e bianco. Normata da un disciplinare del 1975, revisionato varie volte, include le tipologie Colli Maceratesi Bianco (con la Ribona presente al 70%, nel restante 30% concorrono anche gli internazionali), Colli Maceratesi Sangiovese e Colli Maceratesi Rosso. Nel 2000 l’introduzione del Colli Maceratesi Ribona, che ha dato una spinta verso una maggior caratterizzazione del prodotto, con il vitigno presente almeno all’85% nel blend, ma con l’obiettivo di arrivare al 100 % e con produttori già nella direzione della purezza espressa dal monovitigno.
Il Ribona esprime nel bicchiere identità, appartenenza, arte vinicola di un territorio unico. Un vino gastronomico. E al termine dell’iter di approvazione in corso pure in versione Riserva, ma in questo caso solo Ribona al 100%. Un vino interessante anche spumantizzato Metodo classico pas dosé con soste importanti sui lieviti (50-60 mesi e oltre) che vanno ad ammorbidirlo. Un vino che quando invecchia nel legno non lo fa mai per la sua massa completa ma solo per il 5% o poco più, in modo che il naso del vitigno di partenza non soffra storture. Il Ribona riesce così a parlare, pur se con sfumature diverse, un unico linguaggio che rende leggibile il territorio e indica una direzione.
Ci sono vini che valgono in sé e per sé, a prescindere da un contesto e ce ne sono altri il cui valore economico passa dal contesto e si aggancia al valore culturale del viaggio in chiave enoturistica. Il Ribona non deve diventare un fatto (soprattutto) commerciale, che inevitabilmente appiattirebbe il vino tradendone la storia, ma deve restare un fatto legato all’identità del territorio e alla gente che ci vive. Questo il suo valore aggiunto, come del resto accade per la Vernaccia di Serrapetrona. Il Ribona proietta qui e in nessun’altra parte del mondo, per assonanza o dissonanza.