“È stato un Vinitaly che ha confermato quanto sia importante essere uniti e sentirsi italiani per superare le avversità. Dopo due anni di covid è un momento culturale, sociale, politico, economico difficile, e per di più con un conflitto in Europa in atto. Ma è anche un Vinitaly in cui abbiamo riscoperto la nostra identità italiana, il valore delle aziende, della nostra storia e di quello che può significare il vino italiano nel mondo. Il pubblico che abbiamo visto nei giorni del Vinitaly ne è la dimostrazione”, commenta Chiara Soldati, che durante la kermesse veronese ha presentato la nuova bottiglia Gavi dei Gavi La Scolca totalmente dipinta, con un packaging black accattivante e con un sigillo che ricorda i suoi cento anni di storia (“in attesa di cambiarlo per i nostri centodieci”). Un prodotto che è stato pensato durante il periodo del covid da Chiara Soldati, che spiega: “L’idea mi è venuta durante le tante degustazioni verticali in cui presentavo l’annata corrente dell’Etichetta Nera, il D’Antan di dodici anni e delle annate invecchiate in bottiglia. Abbiamo anche una libreria storica di annate invecchiate in acciaio. Ho pensato che fosse bello poter regalare a tutti, al di là delle old vintage che mettiamo a disposizione nelle verticali, anche questo percorso intermedio tra l’annata corrente e il D’Antan. Nascerà per Natale un cofanetto che racchiude tutto questo, sempre con la convinzione dell’autoctono, del rispetto e della longevità del prodotto”. Continua: “I buyer che sono intervenuti a Verona sono i contatti che noi come azienda abbiamo portato da casa. La bella riscossa di questo Vinitaly non è tanto l’afflusso spontaneo dei buyer esteri, almeno qui nel padiglione 7, ma una grande voglia da parte del mercato italiano di ripartire. Tanti i ristoratori italiani che ci hanno fatto visita, tanti gli operatori privati e tanti i giovani interessati al prodotto. Questo fa capire che il mercato del vino italiano è un mercato potenzialmente molto interessante. La Scolca in Italia fa il 30% del suo fatturato, e l’Italia è un mercato in cui credo. Dovremmo imparare tutti a bere italiano non come slogan e a credere nel nostro paese sostenendone le aziende. Comunque è un Vinitaly che ha superato le aspettative, abbiamo ritrovato forza ed energia. Un’aspettativa che va al di là di quello che stiamo vivendo”.
Un periodo complicato dalla guerra tra Russia e Ucraina. “Al di là dello sgomento umano, che resta la prima preoccupazione, il made in Italy ha subito un grave contraccolpo. Noi siamo molto forti commercialmente in entrambi i paesi, che ho conosciuto bene, e per me è una ferita che si accentua. Sono due mercati in cui l’Italia ha investito per portare la nostra cultura. Le guerre non vedono mai nessun vincitore, la guerra è sempre una sconfitta perché è una extrema ratio ed è una extrema ratio brutale dove si sono persi i valori culturali e umani. Un grande danno perché, oltre al fattore economico, abbiamo perso l’identità del nostro prodotto in due paesi. Si pensa ad attività di sistema per portare il vino italiano in nuovi mercati, ma il mercato non si crea da un giorno all’altro, è una semina costante di quello che è il nostro lifestyle. Il vino si porta dietro territori, turismo, abbinamenti gastronomici italiani, il prodotto agroalimentare italiano. La bilancia commerciale vede nel complesso per Russia Ucraina un miliardo di euro di fatturato annuale nel comparto agroalimentare. Ci vorranno anni per la ricostruzione”.
E i rincari energetici. “Per non parlare della carestia delle materie prime, anche agricole, alimentari, dei fertilizzanti, di tutto ciò che riguarda l’import dall’Est. I singoli anelli della supply chain ne risentono, dal caro noli che influenza il trasporto marittimo, alle navi, ai contanier. I prezzi stanno registrando una escalation terribile. Le famiglie italiane ed europee dovranno fare i conti con una spesa che sarà un carrello sempre più leggero e dovranno scegliere, purtroppo, prodotti alimentari di minore qualità, creando così anche un grave rischio per la dieta. Investiamo in comunicazione, in educazione al prodotto. Noi come azienda cerchiamo di stare vicini ai nostri clienti. Dobbiamo imparare dalla natura, che soffre alle intemperie e ogni anno rinasce con radici sempre più profonde”.