Il 15 % di dazio sulle esportazioni di vino italiano verso gli Stati Uniti è ormai realtà, secondo le direttive scaturite dall’accordo tra Trump e la Commissione Europea. Una misura che pesa sulla competitività dei nostri vini nel principale mercato d’oltremare.
Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (UIV), lancia l’allarme e definisce la situazione “una stangata” per un settore che vale 2 miliardi di euro in export verso gli USA — ossia il 24% del totale delle esportazioni vinicole italiane.
Il primo mese con i nuovi dazi ha già portato a un calo del 7,5% in volume e del 9,2% in valore. Frescobaldi stima perdite per l’industria vinicola in Italia intorno a 317 milioni di euro nei prossimi 12 mesi, che salgono a 460 milioni se si considerano le fluttuazioni del cambio euro/dollaro.
In pratica, una bottiglia di Prosecco da 11–12 $ sugli scaffali americani potrebbe toccare i 13–15 $, rischiando di allontanare i consumatori e favorire alternative meno costose. Una stima di WineAmerica rincara la dose: il valore al consumo del vino europeo potrebbe calare di 3 miliardi di dollari, con un impatto a cascata su lavoro e indotto.
Frescobaldi insiste su un “patto con buyer americani” per condividere il carico dei costi extra e evitare il completo riversamento del dazio sul consumatore. UIV richiede inoltre un intervento straordinario dell’Ue in aiuto al settore, con promozione, compensazioni o misure di sostegno mirate. Serve una risposta coraggiosa e coordinata — sia dal sistema Italia che dalla filiera globale — per preservare la presenza dei nostri vini nel mondo. Non si tratta solo di numeri, ma della sopravvivenza di un patrimonio produttivo, culturale ed economico.
DAZI USA: LA SFIDA DEL VINO ITALIANO
