Un evento unico nel suo genere, il primo dedicato ai vini monastici, quei vini delle abbazie meta di pellegrinaggi per devoti. L’appuntamento è dal 2 al 4 settembre nello splendido borgo di Fossanova, a Priverno, in provincia di Latina, dove l’abbazia, insieme a quella di Casamari, è il più antico esempio d’arte gotico-cistercense.
L’obiettivo, secondo l’associazione culturale Passione di Vino, punta a mettere in evidenza il ruolo che sin dal Medioevo le abbazie hanno svolto non solo nella produzione del vino, ma anche nella salvaguardia di vitigni che altrimenti sarebbero scomparsi, valorizzando al contempo territori che rappresentano l’eccellenza vitivinicola nel mondo. Alcuni monasteri producono vino fin dall’anno mille, in molti casi con risultati eccellenti. I monaci sono stati i padri della vigna, primi fra tutti i Benedettini. Il vino della messa, simbolo del sangue di Cristo, secondo il diritto canonico, doveva essere “(…) naturale, del frutto della vite e non alterato“.
Nel Lazio, come in altre regioni, i monaci hanno fornito un importante contributo alla diffusione della vite, portandola ovunque. La testimonianza di questa antica attività la troviamo oggi ancora in alcuni monasteri e abbazie, come Casamari e Valvisciolo, dove si continua a coltivarla. Come non ricordare anche le monache trappiste di Vitorchiano, in quel di Viterbo. In Toscana, sulla via Francigena, in provincia di Firenze, si trova la Badia a Passignano del quindicesimo secolo, luogo plurisecolare di produzione del vino, oggi gestito dalla famiglia Antinori. Il Sagrantino, definito come il vino di San Francesco, è stato recuperato grazie anche alla produzione del convento di Santa Chiara a Montefalco, in provincia di Perugia.
Questi sono solo alcuni esempi illustri. L’affascinante tradizione vinicola delle abbazie vi aspetta con il suo carico di sapere e di storia.