Dopo il Verdicchio dei Castelli di Jesi  di sei cantine rappresentative del territorio – di cui parleremo nelle prossime rubriche WineCode dedicate ai nostri migliori assaggi – il viaggio alla scoperta delle denominazioni marchigiane, vere e proprie gemme del territorio, continua con il digital tasting di lunedì 29 marzo dedicato al Rosso Conero, seconda di otto tappe virtuali per la stampa nazionale sotto la regia dell’IMT (Istituto Marchigiano di Tutela Vini).
La produzione del Rosso Conero Doc, prima denominazione delle Marche (istituita nel 1967), cui è seguita la Conero Riserva Docg (2004), è circoscritta al comprensorio del Monte Conero, un rilievo dell’Appennino umbro-marchigiano di rocce bianche che si tuffa nel blu del Mar Adriatico, nelle Marche, ricoperto da vigneti e macchia mediterranea. Sole, luce, escursioni termiche, moderate altitudini, brezze marine e salsedine sono delle costanti insieme a suoli in prevalenza calcareo-argillosi a bassa fertilità. Per il grande Giacomo Tachis solo qui il vitigno montepulciano riesce a esprimersi con innata eleganza.
Il Rosso Conero, la cui vendemmia 2020 è stata scarsa a causa della siccità, può essere prodotto con uve montepulciano in purezza, varietà autoctona che le Marche condividono con l’Abruzzo, o con l’aggiunta di sangiovese per un massimo del 15%. È prodotto su 350 ettari nei comuni di Ancona, Camerano, Sirolo e Numana e in altri tre nei dintorni: Offagna e parte di Castelfidardo e di Osimo. Quando pensiamo alla denominazione e alla ricca biodiversità che porta con sé, il riferimento è la provincia di Ancona. Qualche numero? Le aziende che producono uva sono 51, quelle che vinificano 30, gli imbottigliatori 46, per un totale di oltre un milione e mezzo di bottiglie. Fra big player per produzione – Terre Cortesi Moncaro, Umani Ronchi, Garofoli, Fattoria Le Terrazze, Moroder – e piccolissimi vignaioli con un ettaro di terra, fra chi fa della tradizione un mantra e chi ama sperimentare in un contesto naturalistico di rara bellezza, anche dal punto di vista storico-culturale e culinario.
In vista per i vini del Conero la riforma del disciplinare. Il futuro sono la vinificazione in rosa, che sta prendendo sempre più piede sul mercato, e la spumantizzazione con metodo classico. Inoltre la Doc ha già presentato la richiesta per l’introduzione del bag-in-box in alternativa alla bottiglia per conquistare il Nord Europa. Si punta anche su biodiversità e risparmio energetico, mentre si continua a discutere sul posizionamento corretto del Rosso Conero sul mercato (e del rosato), del rapporto qualità-prezzo, delle tante forse troppe tipologie di prodotto in base agli ettari vitati, che potrebbero creare confusione nel consumatore.