Nel 2022 vola l’enoturismo a Montalcino, grazie a Brunello e Rosso di Montalcino, a +36% rispetto a un 2021 già in forte ripresa. Un dato straordinario che ha superato anche gli anni d’oro del triennio pre-covid (2017-2019) con un +16%  di presenze e 210 mila pernottamenti.
Il Consorzio del vino Brunello di Montalcino ha elaborato i dati provvisori dell’ufficio statistico della Regione Toscana in vista del Vinitaly (2-5 aprile).
Grandi soddisfazioni anche sul fronte dei winelover statunitensi  a +168% sul 2021 e a +31% sul 2019, saldamente in vetta tra gli enoturisti stranieri che raggiungono +81% in generale sul 2021 (143 mila presenze, oltre i 2/3 del totale). Si registra, invece, un -12% degli italiani (67 mila) che nel periodo Covid avevano tenuto in piedi l’enoturismo di Montalcino. Seguono Germania (+22%) e Regno Unito, che con un balzo del +257% nell’ultimo anno scalza il Brasile dal podio. Rispetto al 2021 i fortissimi incrementi dai Paesi terzi hanno fatto la differenza, ma è il saldo sul 2019 il benchmark più significativo, con crescite in doppia cifra per quasi tutte le principali aree di provenienza. Tra queste, troviamo i Paesi Bassi  al quinto posto grazie a un +31% sul 2019, poi Svizzera (+47%), Canada (+8%) Francia (+36%) e Belgio (+24%). In forte calo ovviamente la Russia (-69%), rimpiazzata dalla Polonia (+60%), e una Cina ancora alle prese con le chiusure. Tra gli italiani, il podio degli arrivi vede in testa la Lombardia (+21% sul 2019), poi Lazio e Toscana, ora seguita da vicino dal Veneto (+28%). A essere scelte sia le strutture alberghiere (+41%) sia gli agriturismi, i relais in cantina e i b&b (+34%).
“Lo scorso anno – ha dichiarato il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – il nostro borgo e le nostre cantine parlavano una babele di lingue come non accadeva da tempo. Lo scorso anno i turisti provenienti dalle Americhe, a partire dagli Stati Uniti, ma anche dal Brasile e dal Canada, sono stati oltre un quarto del totale, ma abbiamo rivisto anche ospiti dall’Oceania, dall’Asia, dall’Est Europa, oltre naturalmente agli arrivi dall’area comunitaria. Un turismo alto spendente che da una parte ha fatto volare le vendite dirette in azienda e dall’altra si è rivelato un toccasana per l’industria dell’accoglienza e dei suoi servizi”.
Ospitalità caratterizzata lo scorso anno dal ripristino dagli assetti pre-pandemici, con i big spender – in crescita dai Paesi terzi – che erano ovviamente gli statunitensi, primo mercato estero per le vendite di Brunello di Montalcino. Secondo Wine Intelligence il profilo del “Brunello-lover” statunitense corrisponde all’identikit dell’enoturista-tipo che lo scorso anno ha fatto ritorno al borgo toscano: appassionato di vino e in particolare di quello toscano, reddito alto (oltre 100 mila dollari), in grado di spendere oltre 75 dollari per una bottiglia.
A Montalcino è di 3.500 ettari la superficie di vigneto iscritta a Doc e Docg con 2.100 a Brunello, un valore quest’ultimo volutamente rimasto lo stesso da 25 anni.