“La cultura del vino in Sicilio: una storia millenaria che guarda al futuro” è il pay-off della nuova edizione di Sicilia en Primeur, a Modica dal 6 al 10 maggio. Il vino come prodotto culturale, e non solo agricolo. Il vino come espressione di civiltà.


La conferenza stampa, a Palermo, è stata anche l’occasione per presentare i dati dello studio UniCredit-Nomisma Wine Monitor, da cui risulta una regione strategica e in forma dal punto di vista vitivinicolo. In crescita nel 2024 l’export dei vini bianchi Dop (+8,9% a valore), un consolidamento del trend positivo (+7,8%) del 2023. Nonostante un contesto globale di contrazione dell’import di vino nel 2024, l’Italia ha registrato una crescita complessiva dell’export (+6% a valore), trainata dagli spumanti (+9%), in testa il Prosecco (+11%), le cui esportazioni incidono per il 30% sulle vendite complessive di vino. Quanto ai mercati di destinazione, si registrano incrementi significativi in UK (+37%), Russia (+34%), Germania (+12%), Canada (+11%) e Stati Uniti (+11%). Con consumatori sempre più attenti a qualità, diversità regionale e sostenibilità. La Sicilia si posiziona come una delle regioni italiane più conosciute e apprezzate, con una bassissima percentuale di consumatori che non l’hanno mai sentita nominare, anzi è alta la percentuale di consumatori americani che conoscono e hanno consumato vini siciliani.
In Francia, invece, il 2024 ha registrato un nuovo calo (-2,4%, dopo il -3% del 2023), determinato dal crollo degli spumanti, tra i quali lo Champagne ha toccato un -8%.
Perché, nel panorama italiano, questo successo dei vini siciliani? Perché a vincere non è solo la qualità nel bicchiere. Lasciatemelo dire: la qualità è “roba superata”, su cui non bisogna più far leva. Ormai la qualità la fanno (quasi) tutti. Il segreto è racchiuso nel pay-off di Sicilia en Primeur: è il brand Sicilia a vincere, quel brand fatto di arte, storia, letteratura, turismo, cultura millenaria, spiritualità, una geografia di tradizioni ataviche e di colore nel cuore del Mediterraneo. È l’Etna, “la montagna di fuoco” di Leonardo Caffo. È la Magna Grecia. È il teatro greco di Siracusa, il maggior esempio dell’architettura teatrale dell’occidente greco. La Sicilia ti arriva con la bellezza e il dramma, con “u scrusciu du mari”, con il suo stile colto e il suo vivere popolare, con il suo dialetto che rimane a lungo lingua letteraria. Ma è anche la terra che fece innamorare Goethe.
La Sicilia vincerà sempre perché non vede vino. La Sicilia è un gustoso melting pot culturale, arricchita dalle influenze dei popoli che nei secoli l’hanno dominata: Greci, Romani, Normanni, Arabi, Ebrei… È Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Verga e Camilleri. È Pirandello: una nessuna e centomila. È terra di bellezza e cerniera di culture. E dove c’è diversità, ci sono creatività, originalità, vivacità, suggestione, futuro. Come puoi spiegare a un turista americano tutto questo? Non puoi spiegarglielo. Devi solo dirgli una cosa: vieni e vivi l’esperienza. E, quando tornerà in America, forse si sentirà un po’ italiano anche lui.