Stefano Ricagno è da poco più di un mese il nuovo presidente del Consorzio Asti Docg per la tutela, valorizzazione e promozione dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti. Sesta generazione di viticoltori tra Langhe e Monferrato, raccoglie il testimone da Lorenzo Barbero e resterà in carica per un triennio.
Tante idee, progetti concreti e un curriculum di pregio per il neoeletto presidente, che è diplomato alla Scuola Enologica di Alba, laureato in Viticoltura ed Enologia all’Università di Torino e, dopo aver conseguito un MBA in Wine business management al MIB di Trieste, dal 2006 opera all’interno dell’azienda vitivinicola di famiglia e della Vecchia Cantina Sociale di Alice Bel Colle e Sessame d’Asti, oltre ad essere brand ambassador per le aziende piemontesi (Cuvage e Ricossa) del gruppo Argea. Non solo, Ricagno è anche vicepresidente della Vignaioli Piemontesi e di Piemonte Land of Wine, l’ente che rappresenta tutti i 14 Consorzi del vino piemontesi ufficialmente riconosciuti dal ministero dell’Agricoltura.

Presidente, quali i prossimi obiettivi del Consorzio per valorizzare e promuovere l’Asti Spumante e il Moscato d’ Asti?

I prossimi obiettivi per continuare a promuovere l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti Docg passano attraverso alcuni punti focali: il territorio, il mercato italiano e quello estero. Gli strumenti per attuare questi progetti sono diversi e vari: dall’incoming alle missioni all’estero, dalla partecipazione a fiere nazionali e internazionali alla pianificazione di campagne di comunicazione mirate che si affianchino a eventi di altissimo livello come facciamo da alcuni anni con il grande tennis. Siamo, infatti, la bollicina ufficiale agli Internazionali di Roma e a novembre, come è accaduto negli ultimi tre anni, lo saremo per le ATP Finals di Torino. Sono iniziative che danno un grande riverbero mediatico e di immagine sia in Italia ma anche e soprattutto all’estero.

La Docg Canelli ha un suo comitato di gestione?

Il Canelli Docg ha un rappresentante in seno al CDA del Consorzio che la tutela al pari delle altre denominazioni, l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti. Ha anche un suo direttivo che programma attività insieme all’associazione dei produttori del Canelli Docg.

Lavorerete per una maggior riconoscibilità del prodotto sul territorio? E quanto al riposizionamento del brand Asti sul mercato?

Parto dall’ultimo punto. Riposizionare il brand sui mercati non è un ruolo che attiene al Consorzio, ma alle aziende, che hanno benissimo il polso della situazione. Una situazione, se posso permettermi, abbastanza complicata da eventi geopolitici in piena evoluzione e di non facile soluzione. Il Consorzio può indicare ipotesi e supportare iniziative facendosi portavoce, oltre che tutore, della denominazione. Quanto alla riconoscibilità del territorio siamo molto attivi. Alcuni anni fa abbiamo “firmato” la nostra area di produzione che, ricordo, comprende 51 Comuni tra le province di Asti, Alessandria e Cuneo, con rotonde stradali e tabelloni che riportano il nostro brand. Ai nostri associati abbiamo distribuito paline “brandizzate” con il logo della denominazione, per segnalare i vigneti in cui si coltiva l’uva moscato bianco. Siamo sempre partner di eventi e manifestazioni di territorio. Piccoli e grandi segnali che abbiamo intenzione di intensificare perché i nostri vini non sono solo nel calice, ma anche in un paesaggio che dal 2014, primo in Italia tra le aree vinicole di pregio, è Patrimonio dell’Umanità Unesco. Anzi, la candidatura a quel riconoscimento, di cui quest’anno ricorre il decennale, partì proprio da Canelli, patria del primo spumante a base di uva aromatica d’Italia che fu prodotto nel 1865.      

Su quali mercati punterete vista la situazione russa e ucraina? Qual è la ripartizione tra mercato domestico ed export?

Anche in questo senso, per quanto riguarda i mercati, la palla è in mano alle aziende che sono le uniche a decidere secondo indicazioni e decisioni proprie. Il Consorzio raccoglie e registra i dati e li comunica agli operatori. Come ho detto, la situazione geopolitica non è facile. Da sempre la Russia è un mercato importante per l’Asti spumante dove vengono consumate circa 12 milioni di bottiglie all’anno. In Ucraina invece il numero è di circa 3 milioni l’anno. Ovviamente siamo molto attenti nel seguire le dinamiche legislative e politiche che riguardano questi due mercati come lo siamo anche per tutti gli altri mercati del mondo. Questo è uno dei ruoli principali di un Consorzio di Tutela. Il mercato domestico, invece, vale circa 6 milioni di bottiglie suddivise a metà tra la tipologia spumante e quella frizzante del Moscato d’Asti. Negli ultimi anni le aziende hanno lavorato molto sui mercati del Sud America e in Asia, dove si iniziano a sviluppare numeri interessati e soprattutto valori economici di giusto livello.

Si è appena concluso Spumantitalia 2024. C’è stato interesse intorno alle denominazioni?

Come sempre Spumantitalia è un evento al quale la denominazione non può mancare.

Come stanno cambiando i consumi? Come vincere la sfida della contemporaneità dei vini senza slegarli dalla tradizione, o slegandoli?

Di certo ampie fette di consumatori si stanno orientando verso i vini a basso contenuto alcolico. Asti e Moscato d’Asti, che naturalmente hanno basso alcol, hanno molte frecce al proprio arco. Da questo punto di vista la tradizione è salva. C’è molto da lavorare sulla contemporaneità. Integrare Asti e Moscato d’Asti nella mixology e pensare a un Asti Spumante Rosé sono iniziative che vanno proprio in quel senso e in cui crediamo molto. 

Come sono andate le vendite nel primo semestre del 2024?

La consegna delle fascette è in linea con i numeri dello scorso anno, con una leggera tendenza in crescita.

Per cosa vorrebbe essere ricordato come Presidente?

Per l’unione della filiera e per progetti e iniziative che confermino l’unione e programmino uno reale e costante sviluppo sul territorio della denominazione in termini di volumi ma soprattutto di valore. In questi giorni ci terrei a ricordare Adelio Santero, appena scomparso, uomo che come pochi altri ha segnato la crescita dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti nel mondo. Le intuizioni sue e dei suoi fratelli, oggi portate avanti dal nipote Gianfranco, hanno reso grande la loro azienda e l’intera regione spumantistica piemontese.