Tira e molla, molla e tira e ora, su vini, champagne e prodotti alcolici provenienti dalla Francia e dagli altri Paesi europei, Trump minaccia dazi al 200% sul social di sua proprietà, Truth – mentre alla Casa Bianca in compagnia del fidato supporter Elon Musk va in scena un allegro siparietto dove il presidente statunitense acquista una Tesla per sostenere le vendite in crollo dell’amico.
Questa la risposta del tycoon all’Ue se non cancella il 50% su whisky made in Usa. Mentre l’esecutivo dell’Ue ha detto che rimaneva aperto ai negoziati, Trump spara a zero: <<L’Unione europea, una delle autorità al mondo più ingiuste e ostili su tasse e dazi, si è formata con il solo scopo di approfittarsi degli Stati Uniti d’America>>. Continua: <<Gli Stati uniti non hanno liberi scambi, hanno scambi stupidi. Il mondo ci deruba>>.
Il ministro francese per il Commercio Estero, Laurent saint-Martin, in un messaggio su X fa sapere: <<Non cederemo mai alle minacce e proteggeremo sempre le nostre filiere>>.
Le preoccupazioni anche di Coldiretti: << Speriamo che questa di Trump sia solo una provocazione, una tassazione al 200% sui vini azzererebbe di fatto le vendite verso gli Stati Uniti, che sono il nostro primo mercato di sbocco italiano per il vino, con quasi 1,9 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%>>. Questo il commento del presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dopo le dichiarazioni rilasciate dal presidente Usa, Donald Trump. Cia ricorda che la percentuale di export di vini verso gli Usa ha segnato un incremento del +7% sull’anno precedente (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore.
A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti per il proprio export sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani Dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 milioni) e il Prosecco Dop (27%, 491 milioni).
Il rischio di dazi lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Sarebbe poi difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere le relazioni con l’Europa per cercare altri mercati internazionali.
ll rischio recessione è dietro l’angolo.