Vinitaly sempre più orientato al business con un incremento considerevole dei top buyer asiatici presenti già a partire da questa 55esima edizione in programma a Verona dal 2 al 5 aprile. “L’obiettivo è di completare la mappatura di nuovi importatori e operatori qualificati entro il 2024. Uno sforzo e un investimento importante e necessario per garantire competitività al settore in un momento di grande cambiamento tra sfide e opportunità”, spiega il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo.
Per l’amministratore delegato della Spa fieristica di Viale del Lavoro, Maurizio Danese: “L’ascolto delle imprese italiane è stato fondamentale per il varo dei prossimi Vinitaly. Non è un caso se i Paesi che sono stati protagonisti nel Roadshow sono nella top 10 degli obiettivi di mercato dei nostri espositori. Così come la scelta di presidiare sempre di più l’Asia: Cina, Giappone, Sud Corea ma anche Singapore, Hong Kong, Vietnam e altri sommano infatti il 20% dei prossimi target internazionali delle imprese italiane del vino. Un’area emergente che con la Cina segnerà il grande ritorno a Verona, grazie a una selezione di oltre 100 top Buyer del Dragone, tra gruppi dell’horeca, principali importatori e player dell’e-commerce. Ma l’evoluzione qualitativa e quantitativa della domanda estera riguarderà ovviamente tutti i mercati di sbocco ed emergenti, dagli Stati Uniti al Canada, dalla Corea del Sud passando per il Vecchio Continente fino al Sud America con la previsione di incrementare i top buyer del 40% sul 2022”.
Si guarda soprattutto a Corea del Sud e Giappone con i primi risultati dell’incoming che saranno già evidenti al prossimo Vinitaly. “La Corea del Sud è la piazza emergente forse più interessante al mondo con una domanda sempre più competente e interessata a tutte le tipologie di vini. Un mercato in grande fermento che Veronafiere intende presidiare”, afferma Bricolo. “Serve fare leva sul forte richiamo del ‘brand Italia’ che già coinvolge altri settori dal posizionamento più maturo come la moda, il design e l’arredamento, perché il vino non è un prodotto di consumo abituale”.
Un mercato, quello della Corea del Sud, ad alto potenziale di crescita, che dopo l’exploit dell’import a volume segnato nel 2021, con i vini fermi, in particolare i rossi, protagonisti di un rimbalzo a +60% sull’anno Covid, registra ora lo scatto degli sparkling tricolori, che anche nel 2022 hanno rilevato un incremento delle importazioni del 25%.
Si punta al potenziamento dell’incoming anche per quanto riguarda il Giappone, che rientra in un programma di promozione unitaria del vino italiano. La chiusura d’anno su questo mercato ha registrato una crescita in volume a +18,4% nel 2022, esattamente il doppio rispetto al totale delle importazioni di vino dal Sol Levante (+9,2%). Secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, la performance italiana nel 6° mercato importatore al mondo (nel 2021 Tokyo ha scavalcato Pechino nel ranking mondiale) è particolarmente positiva sia nelle importazioni di vini fermi imbottigliati, in particolare rossi, che hanno chiuso a 165 milioni di euro (+25%) sia per gli spumanti, a +26% (44 milioni di euro il controvalore). Il totale import di vino italiano in Giappone ha chiuso il 2022 con un valore complessivo di 278 milioni di euro, al 2° posto tra i Paesi fornitori dietro a una Francia che da sola supera la soglia di 1 miliardo di euro di ordini dal Sol levante. “L’Italia è il secondo esportatore al mondo di vini ma questo primato non è confermato in Asia, dove altri Paesi riescono a vendere quantità maggiori, nonostante una varietà e un rapporto qualità-prezzo generalmente inferiori a quello dei vini italiani”, commenta il presidente della Camera di Commercio Italiana in Giappone, Rosario Pedicini . “I produttori italiani sono spesso troppo piccoli per approcciare da soli mercati complessi come quelli asiatici e il sistema Italia, di cui la Camera di Commercio italiana in Giappone è parte attiva, è al fianco dei produttori per migliorare il posizionamento in Giappone”.
Anche in Cina cresce l’interesse per il vino italiano. A guidare il trend i vini rossi con capacità di invecchiamento: Amarone della Valpolicella, Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino e Chianti, tra le denominazioni più richieste. In aumento la quota di mercato dei vini bianchi, soprattutto Pinot Grigio del Veneto e il Soave, che il consumatore cinese associa a descrittori come “rinfrescante” e “croccante”. Stanno emergendo i vini bianchi invecchiati in barrique, i vini naturali e gli Orange wines del Friuli, questi ultimi sempre più apprezzati dal pubblico giovane. Tra gli spumanti si conferma il Moscato d’Asti, che attrae soprattutto una clientela femminile, e buoni risultati per il Prosecco anche nelle versioni più secche.