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di Thomas Coccolini Haertl
Nino Negri Sfursat Carlo Negri 2018
Calano le temperature; voglia di baita di montagna? Allora cambiamo direzione, alternando a espressioni di vino rosso spumantizzato, vini fermi di grande complessità. Quando si sta in compagnia, davanti al fuoco, in attesa che siano pronte le caldarroste, al tramonto di una domenica in alta quota, cosa possiamo gustarci di meglio se non uno Sfursat? Saliamo in Lombardia, ben oltre il Lago di Como, entrando in Valtellina: Morbegno, Sondrio, poi finalmente Chiuro, la sede di Nino Negri. Poco oltre si arriva a Bormio, dove gli sciatori aspettano che arrivi la stagione delle nevi. Gli amanti di questa valle, dal punto di vista vitivinicolo, sanno che è anomala, perché l’Adda nei secoli ha scavato le montagne da est a ovest, mentre la maggior parte dei fiumi alpini scendono da nord a sud. Per questo, la viticoltura eroica della Valtellina è solo sul fronte settentrionale, ripida, scoscesa come queste pendici che guardano verso meridione. La Valtellina Superiore DOCG è suddivisa in 5 zone, da ovest verso est: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella.
Nino Negri Sfursat Carlo Negri 2018 Sforzato di Valtellina DOCG
L’uva è la chiavennasca, cioè la variante lombarda del Nebbiolo, la cui coltivazione ha origini remote come la piemontese. Si presenta al calice con il tipico colore rosso rubino scarico o granato lucente che in questa 2018 rivela ancora grande gioventù, senza nessuna traccia di note ambrate. La firma Carlo Negri sottolinea una Selezione di prestigio della cantina. Lo Sfursat, è il risultato delle uve chiavennasca appassite per 100 giorni all’aria fresca di montagna, con le forti escursioni termiche invernali di questi versanti scoscesi. È un vino di grande complessità (16%), che non si concede al primo sorso, delineando un olfatto denso di fiori rossi appassiti al sole, frutta di bosco, ciliegia sotto spirito, spezie pungenti e dolci, poi balsamicità e note eteree, tannicità e morbidezza, arrotondati da un avvolgente ed elegante effetto glicemico, frutto dell’alcol, ma anche dell’affinamento di 24 mesi in botti grandi.
Abbinamento di mare: —
Abbinamento di terra: caldarroste bollenti e tagliere di Bitto a lunga stagionatura