… WHITE OR PINK? WEEK 15

Siamo ancora in Liguria, nell’entroterra di Imperia con la stessa cantina di cui la scorsa settimana abbiamo recensito il Rossese di Dolceacqua. Ma questa volta per parlarvi di un vino bianco di grande personalità, una chicca per pochi fortunati e appassionati, da uve Rossese Bianco che solo questa cantina, probabilmente nel mondo, vinifica. Si stratta di poche vigne sopravvissute inaspettatamente alla fillossera e oggi sparse nel vigneto di Rossese di Dolceacqua. Il suolo è scisto marnoso esposto a sud-est, la coltivazione in fasce con sistema ad alberello. La raccolta è a fine ottobre, dopo aver vendemmiato le uve rosse, per arginare l’acidità evidente del vino. Per non far partire subito la fermentazione e mantenere bassa l’ossidazione le uve sono messe intere e appena pigiate in macerazione a una temperatura di 14 gradi per 4 giorni, dopodiché in vasca di acciaio parte una lentissima fermentazione alcolica del solo mosto anche per un mese. Seguono svinatura, travasi e un anno in botticelle di acacia non tostata da 500 litri, dove si svolge la malolattica che abbassa ancora un po’ l’acidità, e poi altri 4-5 mesi in bottiglia. Un vino difficile che va aspettato, ma che sa regalare vere emozioni gustative, uniche. Il colore è dorato. Al palato tannini molto discreti, tanta ma tanta freschezza, che sposta il baricentro sulle durezze, e sapidità minerale, con un tono floreale, agrumato e salmastro, già avvertito al naso, che si conferma anche con un bel ritorno di mela, pera ed erbe aromatiche. Il retrogusto è ammandorlato. A occhi chiusi corpo e struttura farebbero pensare a un vino rosso. Circa mille bottiglie. Enologo Alessandro Anfosso.

“Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili, le rarità ai rari…” (Nietzsche)