WINESTOP&GO – SPECIALE EMILIA ROMAGNA (3)
IL NOSTRO SOMMELIER VI RACCONTA… LUSVARDI A SAN MARTINO IN RIO (RE)
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Eccoci al terzo Stop&Go nel mondo del Lambrusco. Siamo in provincia di Reggio Emilia, piacevolmente dispersi nelle pianure. Bisogna zumare molto il navigatore, per trovare questa piccola frazione, Molino di Gazzata, a sua volta frazione di San Martino in Rio, non lontani da quella Correggio che già abbiamo conosciuto. Ciò nonostante siamo nel cuore dell’Emilia produttiva, quella che fa poco rumore, ma produce l’eccellenza. In tutti i campi.
E in questa piccola fetta di mondo che emoziona, fra un filare e l’altro c’è la vigna della famiglia Lusvardi. Sono 3,5 ettari vitati a Grasparossa e Salamino, tramandati di padre in figlio; così Andrea Lusvardi e la moglie Rita nel 2008, al rientro da un periodo di lavoro negli USA, sono ritornati alle origini col desiderio di fare il vino con la cura di chi vinifica per passione. E si sono portati fin qui un pezzo di Stati Uniti, per questo le nostre bollicine di un tempo, poco nobili se vogliamo, ma molto “ruspanti”, sono diventate Sparkling by nature, per enfatizzare un territorio vivo e autentico certificato, BIO dal 2014. Fino a pochi anni fa la maggior parte dei viticoltori emiliani conferiva alla cooperativia, ma sappiamo che i tempi sono cambiati. Ora tante piccole meritevoli realtà hanno riscoperto il Lambrusco e portano avanti con meticolosità queste parcelle di vigna in equilibrio con la natura. Raccolti a mano, rallentamento della spinta vegetativa, manti erbosi di graminacee in competizione coi vigneti per rallentarne il vigore; nessuna concimazione e una lotta costante senza trucchi, per mantenere intatto il frutto dal raccolto alla cantina, con accorgimenti come l’abbassamento della temperatura e la pressatura soffice, che solo in tempi recenti sono entrati nella nostra cultura contadina, dove nel tino si buttava dentro tutto. Oggi il vino, oltre che con passione, si fa con l’enologo (Andrea Ruggeri) e l’agronomo (Luca Casoli); pure la cantina è all’avanguardia per materiali e tecnologia, realizzata per minimizzare l’impatto ambientale con l’utilizzo di laterizi ad alta inerzia termica che controlla gli sbalzi di temperatura e un tetto-giardino che nello strato di terra trattiene acqua piovana impedendo in estate, nell’evaporazione, l’eccessivo riscaldamento della copertura e conservando il calore in inverno. E anche la comunicazione non è lasciata al caso, dal packaging che reca la scritta Follow Me riferito al seguire la natura, fino alle etichette che nella prima edizione hanno colpito per eleganza, essenzialità e stile. Da quei primi tre acini verticalizzati, ad enfatizzare la salita delle bollicine, stilizzati su sfondo trasparente dentro a un’etichetta davvero minimale, siamo passati a una comunicazione più classica, soprattutto necessaria per delineare il percorso BIO della cantina; così i tre acini ora sono su sfondo bianco, dentro a un’etichetta dalle dimensioni tradizionali, ma il tratto ad acquerello, lievemente in rilievo esalta ancora una volta la ricerca e la qualità che l’azienda ogni giorno mette in bottiglia.
Veniamo così alla degustazione. Come sapete esploriamo l’Emilia alla caccia di rifermentati in bottiglia e metodo classico con uve prevalentemente autoctone e per Lusvardi questo significa GRATO, il loro lambrusco più tradizionale. Tappo a corona, lieviti autoctoni esuberanti -meglio infatti aprire la bottiglia sul lavello, come facevano i nostri nonni- e una strip sul collo della bottiglia che parla chiaro: “COL FONDO”. Sono la peculiarità di questo grande lambrusco emiliano, che nella vendemmia 2019, 70% Salamino e 30% Grasparossa, 11% Vol. si esprime con un colore rosso rubino intenso, all’olfatto ricco di note fruttate di bacca scura come il ribes, con punte di pepe e una elegante nota di senape verde. Presenta una torbidità mai eccessiva e come abbinamento può trionfare con il Culatello di Zibello.
Il valore maggiore, nella riscoperta dei rifermentati in bottiglia, sta nel poter fare una verticale perfino di Lambrusco. Dunque, sul tavolo, ho avuto l’occasione di degustare un GRATO 2011. Una esperienza. Il colore si fa impenetrabile, l’olfatto diviene molto complesso, arricchendosi di note di rosa passita e uva macerata, fino a un piccola punta di china, più al palato che si avvolge in una lunga persistenza, rara per queste uve. Si sente persino una lontana nota di carbone, sottile come un flavour lievemente affumicato.
La produzione è molto ricca; nel complesso delle 35.000 bottiglie annue presenta fino a otto etichette, incluso STILLNOVO -in tedesco still è un vino fermo- ma è chiaro il gioco di parole, per un 100% di uve Salamino che fa davvero eccezione. Ma nella nostra esplorazione segnalo MISFATTO, l’elegantissimo monovitigno di spergola (uve provenienti dalle colline reggiane), sempre rifermentato in bottiglia, solo lievemente erbaceo, ma soprattutto fresco e fragrante con una delicatissima nota finale di mandorla amara, nella bella bottiglia trasparente con tappo a corona giallo. Sottolineo infine il loro recente ultimo gioiello, un metodo classico di Salamino in purezza, coniugato nella versione base con sosta sui lieviti intorno ai 12 mesi e nell’evoluzione che aspetterà i 24 mesi. Per gli amanti di questi lambruschi dal colore chiaro inconfondibile, oltre alle sole 3000 bottiglie annue, qui si aggiunge l’unicità dell’etichetta d’artista, l’Urban Artist torinese Fabio Petani; un regalo voluto da Andrea Lusvardi per la moglie: si chiama NSD, acronimo di Never Stop Dreaming, la filosofia di vita che Rita ha fatto sua entrando in vigna tutti i giorni. Con qualsiasi tempo.