WINESTOP&GO – SPECIALE EMILIA ROMAGNA (10)

IL NOSTRO SOMMELIER VI RACCONTA… GHEDINI NELLA VALLE DEL SAMOGGIA (BO)

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Eccoci alla decima tappa del nostro Stop&GO fra le bollicine emiliane. Quando a gennaio iniziava questo cammino fra le principali cantine nelle terre di Verdi e di Vasco Rossi, fra la musica e i bolidi della Motor Valley, nasceva anche il Consorzio Tutela Vini Emilia. Un traguardo importante per la coesione vitivinicola di questo territorio, sorto dalla fusione dei tre consorzi provinciali: il Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, il Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini DOP Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e il Consorzio di Tutela Vini del Reno DOC. Qua, fra il Po e gli Appennini, ogni grande personaggio del mondo della meccanica, dell’arte figurativa, della musica è cresciuto a Parmigiano-Reggiano e Lambrusco. Enzo Ferrari, Ferruccio Lamborghini, Ligabue il pittore, i fotografi Franco Fontana e Luigi Ghirri, Ligabue il cantante, Nek, Zucchero… Un ricco elenco, senza fare torto a chi non ho citato. Se c’è qualcosa che possa accomunare tutti questi grandi dell’Emilia, a parte la straordinaria cucina, è sicuramente l’infinita curiosità che appartiene al carattere di questo popolo.
Andando su per le colline della valle del Samoggia, in provincia di Bologna, la sensazione è proprio questa, un luogo di grande fermento, anche fuor di metafora, perché è la culla di tanti piccoli produttori vitivinicoli che godono di un paesaggio collinare ‘verdissimo’, fra torrenti e boschi, con terreni in prevalenza calcarei e argillosi, talvolta gessosi, sempre con una buona escursione termica. Dunque ci inerpicheremo varie volte fra questi colli, partendo oggi da Montebudello, presso la cantina Ghedini. Il proprietario, Michele, dal 2005 è l’erede della tenuta del nonno, gestisce gli 8 ettari di famiglia con alcune vigne che risalgono al 1985 e nel 2013 ha inaugurato l’agriturismo Il Primo fiore dove si possono gustare i tipici piatti delle colline fra Modena e Bologna. Assieme ovviamente ai suoi vini, una linea attualmente composta da 4 etichette (più un Pignoletto metodo classico a breve sosta sui lieviti, in esaurimento), per un totale di 20.000 bottiglie annue.
Oltre ai vitigni autoctoni Albana, Grechetto Gentile e Barbera, Ghedini ha anche una piccola parcella di Cabernet Sauvignon, Merlot e in particolare Chardonnay che entra al 60% nella cuvée del suo metodo classico Saguajè – che in dialetto del posto è un po’ come dire una cosa metà e metà – assieme al Pignoletto. Un metodo classico vibrante, erbaceo, molto fresco, che subito trasmette una nota di foglie umide dando la giusta sensazione di un vino naturale, con note minerali e frutta gialla, miele d’acacia e riverberi di fiori di tiglio. Al palato arrivano le note di lieve tostatura della prolungata sosta sui lieviti selezionati, siamo quasi a 40 mesi per questo 2016 sboccato a novembre 2020. Il dosaggio zero ne caratterizza la parte finale, con una efficace acidità, del resto molto contemporanea nell’evoluzione dei metodo classico a riduzione di zuccheri. È certamente ideale per le classiche tigelle con lardo aromatizzato al rosmarino.
Questo vino è proprio l’esempio dell’ingegno e della curiosità di questa gente, come dicevamo, che caratterizza in particolare anche Michele, che come cantiniere e factotum dell’azienda, coadiuvato dalla firma importante dell’enologo Leonardo Conti, non smette mai di provare, ricercare, sperimentare. Dunque la sua cantina è di quelle che lavorano tanto sui rifermentati in bottiglia, poco oltre i 200 metri slm, la quota ideale per la Barbera autoctona emiliana di cui Ghedini produce 2000 bottiglie l’anno nella versione in purezza chiamata semplicemente Barbera Frizzante. In degustazione il 2019 (12,5% Vol.), che si apprezza in particolare per le note di confettura di amarena, una elegante parte fruttata che al palato completa il suo spettro gustativo con un finale delicatamente acido. Ideale con delle tagliatelle al sugo di salsiccia.
Tutte le tre etichette dei rifermentati di Ghedini parlano chiaro, si legge “non filtrato” e “sui lieviti” (autoctoni selezionati), comunicazione semplice ed efficace. Così è per il 9 Settembre Rosé – data del compleanno della moglie -, un taglio 80% Barbera e 20% Chardonnay (12% Vol.), che nel solo tempo della prima pressatura assume già un bel color cipria – buccia di cipolla. Un vino sicuramente versatile, adatto alle lunghe sere d’estate, come aperitivo con piatti che esaltino il suo sentore di sottobosco e humus, come una torta salata di ricotta spinaci e speck. Infine, un classico della zona, il Pignoletto Frizzante, 100% Grechetto Gentile (12,5% Vol.), che è il cavallo di battaglia degli affezionati clienti all’agriturismo: della vendemmia 2019 ne sono state prodotte 9000 bottiglie. Questo vino si presenta con una bella spuma, una freschezza che non abbandona mai il palato, fra una iniziale nota di bergamotto che poi diventa pompelmo giallo, piacevolmente abbinata alla parte gentile e speziata dei lieviti. Il finale è sempre di adeguata acidità e nel complesso un Pignoletto non scontato, in cui la tipica coda amarognola finale è appena pronunciata. Completano l’offerta i rossi fermi Le Luglie DOC 100% Barbera, il Rosso Bologna DOC, taglio Cabernet Sauvignon e Merlot, e il Rivone DOC da sole uve Cabernet Sauvignon, tutti con una sosta in botti di rovere di circa 24 mesi. Ma Michele Ghedini è già lì che pensa a nuovi tagli. Mai fermarsi.
È davvero una bella sorpresa, questa valle del Samoggia, del resto in A1 ci hanno fatto pure l’uscita autostradale. Per ora, dunque torniamo in pianura, ma è solo un arrivederci.