Mia Mamma, che ha 87 anni e beve da 82, seleziona il vino grazie a un collaudato sistema binario: bianco/rosso. Se fosse daltonica le capiterebbe di mandare giù le spigole con la Bonarda, e anche con una certa soddisfazione. Qualcuno potrebbe dire: “Tua mamma ha un problema”. Come no, la conosco bene, ne ha mille. Ma per quanto riguarda il sistema di selezione del vino mi sa che in realtà, più che mia mamma, il problema ce l’hanno i professionisti del settore enologico. E infatti basta andare in un supermercato per accorgersi che mia mamma non è un’eccezione. Fermatevi un po’ davanti agli scaffali del vino e guardate cosa guida la mano delle persone. Innanzitutto è il prezzo che determina la scelta, le offerte vanno a ruba. Poi c’è la pubblicità e poi… Poi non riuscivo a capirlo così mi sono appostato davanti alle bottiglie ho fatto qualche domanda a chi stava scegliendo le bottiglie: una signora in tacchi alti, leggings e mascherina mi ha detto che lei prendeva solo il bianco “Perché il rosso è da cafoni”, uno studente fuorisede (e a guardarlo bene anche fuoricorso) puntava invece sui vini pugliesi: “È la mia terra, lo faccio per nostalgia” e avanti così, tra mille motivazioni d’acquisto, tutte lecite e tutte bizzarre. Pensavo di salvarmi in corner quando ho visto una ragazza scegliere decisa una bella bottiglia di Amarone. Sorridente mi ha spiegato: “Viene un ragazzo a cena e voglio fare bella figura”. Giusto, però il doccia fredda è arrivata quando le ho chiesto cosa avesse cucinato: “Pollo allo yogurt”.
Ecco, quello che voglio dire è che il mondo dell’enologia ha problema con mia mamma e con tutti questi anonimi clienti che scelgono il vino in mille modi, tranne che in quello giusto. E ha un problema perché sono più di vent’anni che si parla di cultura del vino, si stampano libri, si editano blog, si fanno degustazioni, eppure tutto questo fiume di iniziative, parole, etichette, tannini vigorosi e sapori di mandorle e pane appena sfornato restano un sapere per pochi iniziati, in un Paese dove un bicchiere di vino non lo rifiuta quasi nessuno. Magari è giusto così: il vino deve restare un argomento per pochi, anche se lo bevono in molti. Magari invece è sbagliato. Forse aprire porte e finestre alla gente porterebbe aria nuova.
Wine Rider