… WHITE, PINK, ORANGE? – WEEK 11

Siamo a Borgo Priolo con il Riesling Renano San Rocco 2013 del Castello di Stefanago. Al centro della tenuta di 140 ettari, di cui 20 a vigneto, diviso in piccoli appezzamenti, si trova lo storico castello con la cantina. La famiglia Baruffaldi, con i fratelli Giacomo e Antonio, produce vino in maniera artigianale da cinque generazioni con focus sulla biodiversità e sul rispetto dell’ambiente. Questo Riesling, da singolo vigneto sul poggio, a 500 metri di altitudine, beneficia di terreni argillosi e sabbiosi ricchi di gesso in profondità, con residui salini. Brezze ed escursioni termiche, pratiche biodinamiche e lunghi affinamenti fanno il resto. Tra la vendemmia e la sua messa in commercio passano minimo 4 anni. Si sta per commercializzare l’annata 2017. Il risultato sono vini in cui il territorio esce allo scoperto con tutta la sua personalità e in cui il vitigno esprime le sue caratteristiche intrinseche esaltate da una lunga maturazione. 
In cantina le fermentazioni sono attivate solo con lieviti indigeni in vasche di acciaio senza controllo della temperatura, con solfiti ridotti ai minimi termini. L’affinamento è in botti grandi da 15 ettolitri, di legno di acacia, per 12 mesi, cui segue un ulteriore affinamento in bottiglia per almeno un anno.
Il colore nel bicchiere è giallo brillante con riflessi dorati. Un Riesling più di spessore rispetto all’annata 2010, intenso, pieno, dove gli idrocarburi, altri toni minerali regalano emozioni gusto-olfattive fini insieme a una verve sapida che dà supporto all’acidità. A una prima olfazione è avaro nei profumi, bisogna aspettarlo nel bicchiere e allora sorprende. Il legno di acacia, che crea una micro ossigenazione necessaria alla sua evoluzione decisa, è una presenza discreta. Al sorso la freschezza non cede ed è in equilibrio con il corpo e la struttura. Si coglie la piena maturazione fenolica in cui è stata vendemmiata l’uva. Secco, il residuo zuccherino è al di sotto dei 2 gr/l, ma la componente glicerica importante crea una giusta morbidezza, seguita da sentori di cera d’api. Vista la bassa solforosa per sentire gli idrocarburi bisogna attendere. Senza fretta, in riduzione. Duemilacinquecento bottiglie. Enologo Antonio Baruffaldi.

“Non si può produrre vino in maniera naturale se non si vive in un territorio che lo consente: la parola d’ordine è biodiversità”  (Giacomo Baruffaldi)