Il fatto. Domenica 23 agosto pioggia e grandine si sono abbattuti su Verona colpendo a poche settimane dalla vendemmia i vigneti della Valpolicella. Da una prima stima, riscontrata dai tecnici del Consorzio tutela vini Valpolicella e dagli enti regionali preposti, il violento nubifragio ha causato danni pesanti su un’area di circa 400 ettari, che equivalgono a quasi il 5% della superficie vitata complessiva della denominazione (8.300 ettari). San Pietro in Cariano e Verona sono i 2 comuni (su 19) significativamente danneggiati in termini di resa. Abbiamo raggiunto telefonicamente il neo presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella Christian Marchesini (48 anni), perito agrario che appartiene a una delle famiglie che storicamente coltiva la vigna in Valpolicella, che ci spiega: “Oggi stanno eseguendo i controlli per la delimitazione delle aree colpite dalla grandine. Stiamo collaborando con gli enti preposti anche per quantificare la perdita economica, l’area interessata è per fortuna circoscritta ma allo stesso tempo violentemente danneggiata in vigna e anche a livello ambientale. Stimiamo una perdita di circa 6 milioni di euro per quanto riguarda il valore delle uve, che corrisponde a 15 milioni di euro in valore delle bottiglie”. La vendemmia è alle porte. “Inizieremo entro la prima decade di settembre, ma quest’anno non forniremo date perché è molto difforme la situazione relativa alla maturazione dei grappoli. Daremo indicazione solo della gradazione minima per iniziare la raccolta”, continua Marchesini. “Il tempo finora è stato meraviglioso, a parte la grandinata, perché ha piovuto quando doveva piovere. Se si mantengono le giornate di sole avremo una vendemmia molto buona per quanto riguarda la qualità, con un 5% di produzione in media in più rispetto allo scorso anno. Il consorzio per garantire la qualità in un periodo difficile come questo ha fatto sì che fossero ridotte le rese per ettaro, portandole dai 110 quintali del 2018 ai 100 quintali del 2020. Non possiamo lamentarci neanche per le vendite, tutto sommato in linea con il 2019 nonostante la pandemia”. In merito alla riduzione volontaria del 15% delle uve dei vini Do e Ig, misura prevista dal Governo, commenta: “Portando la resa a cento quintali possiamo rientrare nel provvedimento nazionale, però non so dire ora quante aziende abbiano aderito perché i dati li fornisce l’Agea”. Sull’autunno non si sbilancia. “Vedremo cosa accadrà con il Covid-19. Avevamo programmato diversi eventi di promozione negli Usa e in Canada, due dei nostri mercati storici, con una puntata a Hong Kong, ma siamo in attesa di capire l’evolversi della situazione. Il nostro export è del 65%. Il primo mercato è la Germania. Negli ultimi anni abbiamo recuperato terreno sul mercato domestico. Per quanto riguarda gli Usa, gli analisti dicono che avranno una ripresa non prima del secondo semestre del 2021. In Cina siamo di poco superiori alla linea dell’export italiano, ma ci vuole ancora tempo per affermarsi in maniera significativa in questo paese”.