Verona. Triplicata la presenza in Valpantena di primeuristi e potenziali nuovi investitori, pronti a scommettere su barrique di vino (225 litri) atto a diventare Amarone. L’Amarone piace sempre di più ed è visto come un affare. “Entro tre anni puntiamo a vendere il 75% del nostro Amarone cru Ciliegio con questa formula”, spiega Massimo Gianolli, imprenditore del settore vinicolo con La collina dei ciliegi e presidente di Generalfinance, durante la festa dell’en primeur che si è tenuta presso la sua azienda a Erbin (Grezzana) sabato scorso. En primeur significa “futures sul vino” e consente di acquistarlo in anticipo mentre è ancora in botte, un sistema di vendita basato sui contratti futuri. “Un investimento liquido in un mercato sempre più liquido” che suscita l’interesse di 70 tra private banker, responsabili di fondi di investimento, banchieri, manager di società finanziarie, partner di studi legali d’affari e commercialisti, ma anche giornalisti e winelover. Dallo scorso anno Gianolli ha deciso di puntare sulle aree cru del proprio vigneto da dedicare esclusivamente alla pratica dell’en primeur. Con una differenza rispetto ai negociant francesi (a Bordeaux bisogna essere collocati nella Place de Bordeaux): gli investitori non sono quasi mai professionisti del vino e intervengono in qualità di appassionati e, sempre di più, per sperimentare nuove formule di investimento. In sostanza, le barrique come futures. “In un contesto di forte incertezza dell’economia e dei mercati – commenta Gianolli – questa formula cattura un interesse particolare, perché garantisce elevati rendimenti più sicuri e meno volatili rispetto a quelli dei mercati finanziari. Inoltre, per la cantina vuol dire anticipare i flussi finanziari di qualche anno, con indubbi benefici sul cash flow, sugli oneri finanziari e sui rischi di credito legati alla vendita. Entro 3 anni speriamo di riservare il 75% dell’Amarone cru Ciliegio al nostro Club En Primeur, attraverso la sua espansione nazionale e internazionale”.