Siamo sempre nel Roero, sulla riva sinistra del fiume Tanaro. Da Malabaila, a Canale, a coinvolgerci nel bicchiere è un Arneis, annata 2019, non filtrato, in controtendenza se pensiamo all’interpretazione classica di questo vino. Un Arneis dalla beva piacevolissima che sa incontrare il gusto dei più giovani. Un nuovo modo di interpretare il vitigno, perfetto per un bere non omologato. Ombra deriva il nome da una vigna ombreggiata, in un vigneto con una identità molto diversa da tutti gli altri vigneti aziendali. “In questo punto l’uva matura dopo rispetto agli altri appezzamenti di Arneis. È un vino leggero e spensierato che parla di questo luogo e di questa uva per come cresce e matura qui”, spiega Lucrezia Carrega mentre visitiamo il castello di famiglia, nato come fortezza militare a scopo difensivo, circondato da un parco con piante secolari di ginkgo biloba (di quasi 500 anni), dalle mura possenti spesse quasi 2,80 metri, la cui cantina è stata costruita dalla famiglia Malabaila nel 1500, con terreni atti a diventare vigneto già alla fine del 1300. Un passaggio segreto collegava il castello al monastero dall’altra parte del paese ed era una importante via di fuga. “Questo Arneis mi piace definirlo come la connessione tra il mosto e il vino. Anzi, è un vero e proprio vino da pic-nic. Minor grado zuccherino, minor gradazione alcolica, circa 11 gradi, l’uva che viene raccolta di mattina per tener alta la freschezza dei grappoli, poi pressata molto lentamente, con leggera macerazione e lasciata allo stato brado: lieviti indigeni, vasche d’acciaio, travaso nel cemento per circa 6 mesi e poi imbottigliamento senza filtrazione. Ecco perché il vino si vede un po’ torbido.  E tappo a vite. Mi sono sbizzarrita anche sull’etichetta, che ho curato personalmente”.
Il castello oggi è location per matrimoni ed eventi culturali, come la recente premiazione dei cavalieri del tartufo. Suggestiva la stanza del vescovo Malabaila, nome di questa antica famiglia di banchieri e mercanti, sepolto nel Duomo di Asti, “primo a emanare un codice per raggruppare tutte le leggi dei paesi circostanti”, racconta Lucrezia.

                                                                           
Nell’atelier dell’artista, che ad aprile esporrà le sue opere d’arte in una galleria londinese, degustiamo l’Arneis Pradvaj, annata 2020, da vigneto storico aziendale con vigne di 50 anni, rappresentato in etichetta da un Labrador. “I Labrador sono fedeli come questa vigna, e infatti il sottotitolo di questo vino è ‘alta fedeltà’. A ogni vendemmia, nonostante l’annata sia diversa, c’è una continuità nel corpo e nei sentori, con un tocco tropicale che caratterizza in maniera chiara questo Arneis”. Un vino di struttura, minerale e dal finale lungo, con fermentazione e affinamento solo in acciaio e cemento. “Nessuno dei nostri bianchi fa legno”, precisa Lucrezia, che contestualmente alle degustazioni espone i suoi dipinti. “Disegno io tutte e 14 le mie etichette. Al frontale della bottiglia, classico, disegnato da mio padre, sono molto affezionata. Io personalizzo, invece, le retroetichette, che sono importanti perché chi è interessato al vino gira la bottiglia. Il davanti racconta la nostra storia, il retro la nostra personalità”. Continua: “Amo gli animali perché non hanno la parola, devi osservarli per capirli, un po’ come il vino. Nelle retroetichette tutti gli animali sono della zona”. Dello stemma ci racconta: “Più è antica la famiglia più è semplice lo stemma. I nostri colori sono il rosso e l’argento, poi c’è la corona dei conti”.
Sulla retroetichetta della Barbera d’Alba compare una gazza “perché è giovane, scattante e vibrante come questa Barbera giovane, da vigneto Giardino. Affina solo in cemento”. Una Barbera per puristi della Barbera: acidità spiccata, tannino morbido, sentori di amarena, inequivocabili caratteristiche vinose.
Più importante il Roero Riserva Castelletto, annata 2015, balsamico, senza spigoli. “Fa tre anni in bottiglia prima di essere messo sul mercato. Il vigneto Castelletto, strati di sabbia e argilla, è menzionato nel documento del 1362 dove si sottolinea che questi terreni erano atti a diventare vigneto già allora”, spiega. “In cima all’appezzamento si ergeva il piccolo castello in cui i Malabaila risiedevano nel 1200, poi nel 1500 sono arrivati a Canale. È un vigneto sui 50 anni tutto piantato a nebbiolo. La vendemmia è il più possibile tardiva per avere concentrazione e corpo. La macerazione è sui 15 giorni, l’affinamento di due anni in botte grande e tonneau di terzo passaggio. “In retroetichetta ho disegnato il falco, perché caccia e questo vino si sposa con la cacciagione e anche perché è un animale regale. Con il vino ho girato il mondo, ho cambiato prospettiva, ho conosciuto tante persone diverse, ma soprattutto mi sono messa in discussione, ho capito che non sai mai nulla”. Lucrezia, però, su una cosa non ha dubbi: “Questo per me prima di essere un lavoro è una scelta di vita”.