Promozione e rilancio del settore vitivinicolo coinvolgendo tutti gli attori della filiera alla Milano Wine Week, terza edizione. In che modo il nuovo dpcm previsto entro mercoledì potrebbe essere un freno per la ripresa? Il recovery fund è in dirittura d’arrivo: quanto denaro arriverà all’Italia e alle aziende per sostenere la produzione e la vendita del vino? A queste domande si cerca di rispondere durante la conferenza stampa di presentazione della settimana del vino a Milano, in diretta da Palazzo Bovara, modera il giornalista del Corriere della Sera Luciano Ferraro.
“Uno dei nostri obiettivi è rafforzare il legame tra vino e ristorazione per riconoscere sempre più valore al vino stesso. Andando oltre i comparti perché si fa parte della stessa filiera”, commenta in apertura dei lavori l’assessore regionale all’Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi, che nei mesi scorsi ha lanciato l’iniziativa Io bevo lombardo. “Abbiamo presentato il bilancio relativo ai primi sei mesi dell’anno. La botta è arrivata non possiamo negarlo. Le misure di aiuto devono essere rapide per non vanificare le risorse investite. Le misure, i bandi, le politiche devono essere semplici, dobbiamo ridurre la burocrazia”.
Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura e membro effettivo delle commissioni Bilanci e Commercio del Parlamento europeo, fa il punto della situazione e lancia un messaggio di speranza: “ Speriamo di uscire presto da questo tunnel innescato dalla pandemia. La Milano Wine Week è la prima occasione internazionale in presenza e in collegamento post covid-19. Nuove risorse per l’agricoltura sono in rampa di lancio. Abbiamo modificato l’Ocm dando più flessibilità, incrementando la quota di cofinanziamento europea, aiutando i produttori a intervenire nelle misure con una minor contribuzione privata per sottolineare che l’Europa c’è ed è vicina in questo straordinario programma di recovery fund che ha messo a disposizione del nostro paese tante risorse e al tempo stesso ci obbliga a una loro attenta utilizzazione per creare quelle condizioni infrastrutturali necessarie allo sviluppo. Tante le novità della nuova Pac: stiamo anticipando al 2021-2022 le risorse del recovery fund per l’agricoltura, quindi circa 7,5 miliardi che uniti alla proposta della commissione sul budget pluriennale dell’Unione europea equivalgono a un pacchetto di più 10 miliardi di euro, un impulso immediato per l’innovazione, per aiutare le imprese a investire nelle misure che possono renderle più competitive. Spero che ci possano essere novità positive nei confronti degli Usa, ma anche del Regno Unito dove una difficoltà di accordo finale potrebbe rendere assai problematiche le nostre esportazioni in quel paese. Lavoreremo per assicurare un futuro stabile”.
Ignacio Sanchez, segretario generale Ceev, sposta il focus sui mercati: “È necessario innovare le aziende per renderle competitive e lavorare sulla nuova realtà che stiamo vivendo. Stiamo ancora attraversando la crisi e dobbiamo guardare i mercati in modo efficiente. Gli Usa sono in sofferenza e la riduzione delle nostre importazioni è importante. Anche in Cina la situazione non è semplice. Il Canada è l’unico mercato che ce la sta facendo a mantenere livelli di importazione interessanti. Grande incognita è la Brexit in Uk, tra venti giorni sapremo cosa accadrà, ma i produttori, intanto, devono pensare ad aumentare lo stock. La nuova Ocm è una opportunità, la digitalizzazione è fondamentale, il consumatore sta acquistando di più attraverso internet”.
Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana Vini, sottolinea l’importanza della semplificazione: “La burocrazia è figlia della complessità del nostro sistema. Quante sono le denominazioni e quante poche sono quelle che danno risultati concreti? Le risorse ci sono, deve solo essere più facile il processo per utilizzarle in un sistema frazionato come il nostro. L’Ocm vino aumenta la quota di cofinanziamento, ed è una buona notizia. Siamo stati redarguiti, ma stiamo dimostrando di reagire bene, siamo caparbi, di fronte alle difficoltà cerchiamo soluzioni. La presenza di più regioni e province autonome che emanano provvedimenti non aiuta: vorremmo che ci fosse un coordinamento fra regioni, per condividere processi e strategie nazionali al di là dei campanili. I consorzi e la politica devono essere di supporto e non diventare protagonisti. I veri protagonisti sono le imprese e dobbiamo aiutarle a condividere progetti comuni”.
Beniamino Garofalo, nuovo ad del gruppo vinicolo Santa Margherita, invita a spendere bene le risorse per creare professionalità: “Il problema delle risorse è importante ma anche relativo. Dobbiamo capire dove allocarle. Cambia l’approccio al mercato. C’è bisogno di addetti con maggiori competenze e ci deve essere un aiuto affinché le aziende possano far crescere le loro skills e professsionalità. Bisogna lavorare sulla digitalizzazione. Per competere a livello di Italia dobbiamo essere uniti. Ci vuole un budget adeguato che porti un arricchimento al sistema paese. E dobbiamo lavorare sul prodotto vino del futuro per capire quali sono i trend. Abbiamo bisogno di risorse a livello tecnico e manageriale per passare da aziende b2b ad aziende b2c”.
Anche Luca Giavi, direttore del Consorzio Tutela del Prosecco Doc, mette l’accento sul sistema paese: “Rappresento la prima denominazione italiana per dimensioni. Chiediamo, come ha detto bene anche Beniamino Garofalo, che i soldi vengano spesi bene. La logica comunitaria è di aggregazione, con una visione complessa e di sistema. Dobbiamo tenere il modello europeo presente per competere, con una visione di lungo periodo. Siamo pronti a metà mese con la nuova operazione del Prosecco Rosé. Abbiamo tra 10 e 15 milioni di bottiglie del 2019 in produzione, ma saremo a regime con 40 milioni di bottiglie per quanto riguarda il 2020”.
Riccardo Pasqua, ad di Pasqua Vigneti e Cantine, sottolinea la grande opportunità che si è creata per accelerare processi prima lenti: “I segnali di ripresa avevamo iniziato a vederli a fine estate, purtroppo ora c’è incertezza, è difficile prevedere cosa accadrà nel nostro business. Abbiamo una grande opportunità attraverso la digitalizzazione per far crescere nuovi talenti e avvicinarci ai consumatori, svecchiando il nostro modo di comunicare, utilizzando le piattaforme, i social media. Stiamo per festeggiare i centomila followers su Instagram. Altra opportunità è quella della sostenibilità: abbiamo imparato quanto importante sia il nostro territorio e bisogna accelerare questo processo. Basterebbe che l’Europa aiutasse sempre di più a finanziare conversioni per un’agricoltura più sostenibile. Dobbiamo muoverci”.
Giuseppe Salvioni, ad del Consorzio Franciacorta, parla di strategia unificata: “Come Franciacorta ci siamo affacciati recentemente, dieci anni fa, sui mercati esteri, partendo dalla Svizzera, poi sono arrivati Usa, Uk, Giappone, Germania e di recente la Cina. Alcuni paesi ci stanno dando soddisfazione anche in questo periodo, come la Svizzera e il Belgio, invece gli Usa sono in sofferenza. La nostra finalità è promuovere la denominazione Franciacorta, il nostro umbrella brand. In un panorama mondiale tutte le nostre aziende, anche se di grandi dimensioni per l’Italia, sono in realtà piccole per affrontare la sfida. Puntiamo sulla qualità, sul corretto posizionamento e percezione del brand Franciacorta nel suo complesso. I nostri produttori cercano di migliorare la qualità sempre di più con attenzione al tema bio e della sostenibilità, fondamentale per competere all’estero. L’Europa sta operando in maniera positiva sul fronte aiuti. Anche la semplificazione è importante. Accedere ai finanziamenti europei non è sempre facile. Noi come consorzio ci riusciamo, ma per le singole aziende è difficile, molte rinunciano per la complessità dell’operazione”.
Arturo Ziliani, ad della Guido Berlucchi, conclude: “Cosa deve fare l’Europa? Fa già troppo. È l’Italia che deve fare di più e spendere quei 200 e passa miliardi bene. Si tratta di capire come investirli. Dobbiamo sicuramente partire dalla scuola, deve essere il primo asset, poi vengono le infrastrutture. Fare le cose insieme è un vantaggio e noi siamo uniti in Franciacorta, abbiamo un messaggio univoco. Altro aspetto importante è la semplificazione, che nel mondo vitivinicolo peggiora di anno in anno”.
Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe Lombardia, commenta la probabile riduzione dell’orario di chiusura di bar e ristoranti alle ore 22-23, sulla scia della Francia, prevista entro mercoledì con il nuovo dpcm: “Non siamo d’accordo, anche se non avrà conseguenze di natura generalista, perché sarebbe oltremodo punitivo con effetti devastanti sia su un settore che sta rialzando la testa sia sulla movida che aumenterebbe per via della chiusura anticipata di bar e ristoranti. I nostri alberghi sono danneggiati, 50 mila imprese rischiano di non riaprire. Il settore è stato gravemente penalizzato, manca il turismo internazionale, motivi di sicurezza e lo smart working hanno cambiato il modo di lavorare e aggregarsi e abbiamo un sistema di piccole e medie imprese che sono fragili. La politica non deve essere miope e approvare decreti inutili”.