Terroir, valore delle sottozone e fine wines, ossia vini pregiati, quindi con un altro e più alto posizionamento sul mercato. Questo il focus dell’ edizione 2022 di “Modigliana, Stella dell’Appennino”, che ha riunito nello scorso fine settimana nel piccolo paese dell’appennino tosco romagnolo (poco più di quattromila abitanti) in provincia di Forlì-Cesena, controllato dal Granducato di Toscana fino all’Unità d’Italia, poi dalla Provincia di Firenze fino al 1923, giornalisti, operatori di settore, appassionati, di cui molti toscani, per fare il punto della situazione sulla crescita qualitativa del territorio e sulle nuove frontiere di mercato per il Sangiovese di Romagna sottozona Modigliana. Super ospite il critico internazionale Walter Speller (jancisrobinson.com) che ha curato – definendosi più volte entusiasta – la degustazione a tema di annate storiche dal 1992 al 2021.
Sono vini che nonostante una lettura comune sono caratterizzati in maniera significativa dalle tre valli – Ibola, Tramazzo, Acerreta – su cui insiste la sottozona e che salgono in Appennino a partire dal paese di Modigliana. Una matrice geologica di rocce sedimentarie di marne e arenarie, con caratteristiche peculiari di conformazione del territorio, di pedogenesi e di microclimi diversi che conferiscono al Sangiovese espressioni distintive e riconoscibili nel bicchiere. Una viticoltura appenninica straordinaria, dove i vigneti, piccoli appezzamenti con rese basse ed escursioni termiche importanti, si rincorrono tra la macchia boschiva. Non avrebbe alcun senso qui fare il vino da prezzo, per intenderci. Questi sono luoghi dove la cultura, l’amore e il buon senso devono allacciarsi alla tradizione vitivinicola accompagnandola in un percorso di crescita, come si fa con un bambino. O cambiare strada. Non c’è la via di mezzo.
“Il termine sottozona riferito alle tre valli, Ibola, Tramazzo e Acerreta, purtroppo non è ancora codificato e normato. La divisione che noi come associazione proponiamo è un’ipotesi frutto della nostra esperienza per una narrazione territoriale specializzata che sappia dare il giusto valore a questi luoghi, al vino e al lavoro dell’uomo a partire dalla vigna”, commenta l’avvocato e produttore vinicolo Renzo Maria Morresi, presidente dell’associazione “Modigliana – Stella dell’Appennino” e titolare dell’agriturismo Borghetto di Brola, dove si è svolto l’evento.
“Ogni anno lavoriamo sodo per aggiungere dei temi a un racconto specializzato. Quest’anno abbiamo realizzato una carta delle annate che descrive per la prima volta nella nostra storia, dal ’90 ad oggi, le caratteristiche di ogni annata, ben 32, in collaborazione con Francesco Bordini e Cristina Geminiani”, spiega il giornalista e produttore vinicolo Giorgio Melandri. “Non ci interessava fare una classifica delle annate perché il vino artigiano, in poche bottiglie, produce tutti gli anni e con caratteristiche diverse dove il vino tira comunque fuori un suo carattere originale che credo nel tempo possa esprimere un repertorio molto interessante. Perché ghigliottinare da piccola un’annata classificandola?”. Continua: “Stiamo già lavorando per dare alle tre valli una lettura geologica perché, se da una parte è vero che siamo sulla marnosa arenacea, è altrettanto vero che emergono via via elementi distintivi in quanto le montagne alzandosi scompongono i grandi cuscini di marne e arenarie. Pian piano questa zona sta trovando un suo racconto e questo costringe i produttori a confrontarsi sempre con l’espressione territoriale”.
Modigliana e Predappio producono la maggior parte delle bottiglie sottozona in Romagna. “Il nostro obiettivo è fare il Modigliana e raccontare questo nel bicchiere. Su circa 6600 ettari di Sangiovese di Romagna, che rivendicano la Doc Romagna sono più o meno 6 milioni di bottiglie. Di queste, la sottozona è a sua volta rivendicata per un totale di 400mila bottiglie, di cui Predappio e Modigliana ne rappresentano da soli la metà. Lo dico come stimolo a credere sempre di più nella sottozona, a rivendicarla, perché c’è un potenziale qualitativo enorme ancora da esprimere”, puntualizza Melandri. “Solo due zone cercano di cogliere questa grande opportunità, un dato davvero impressionante. Quest’anno ci siamo messi d’accordo tra noi produttori per scrivere il nome “Modigliana” in grande, con l’idea che quella sia la scritta più importante sull’etichetta”. Affonda: “Questa poteva essere una esperienza pilota per la Romagna, una notizia positiva, invece fin qui siamo rimasti isolati. Il Consorzio ha creato un marchio su cui investe, però la forza della sottozona non risiede tanto nella promozione di un marchio ma nella filosofia produttiva che enfatizza i termini territoriali. Sono questi i contenuti che stiamo cercando di dare al nome Modigliana e che il consumatore deve poter riconoscere, cosa che sta accadendo e che non è affatto scontata”. Ancora: “La Romagna per crescere ha bisogno che il mondo cooperativo dia una risposta alla viticoltura di collina, ma oggi non ce l’ha. Per avere uva eccellente bisogna fare viticoltura eccellente e caricarsi dei costi. È un circolo virtuoso o vizioso a seconda di quello che succede. Noi qui abbiamo attivato un circolo virtuoso. Si può fare bene, noi lo stiamo facendo, tutti lo possono fare. Bisogna crederci”.