Montecucco, una delle denominazioni meno conosciute della Toscana, ma non per questo meno interessanti nel panorama enologico della regione, anzi la più performante della regione con +35% di imbottigliato nel 2022 sul 2021, superando perfino gli ottimi risultati del 2019. 
La base della denominazione amiatina è il vitigno principe del territorio, il sangiovese. Siamo a est di Grosseto, su un’area che arriva fino alle pendici del monte Amiata (all’ormai spento vulcano) e raggruppa un fazzoletto di sette comuni, con vigneti fra i 120 e i 500 metri slm e nelle vicinanze il Mar Tirreno. Un territorio compreso fra la Maremma, la Val d’Orcia e la Val di Chiana. Qui si fa vino dai tempi degli Etruschi, già fra il VI e il I secolo prima di Cristo. Un vero e proprio legame ancestrale con l’uva.
In un contesto di grande valenza storica, paesaggistica e ambientale, che sempre ha sofferto per la vicinanza di denominazioni più “forti”, è un dato importante quello del report statistico di A.Vi.To, una direzione già ben delineatasi a fine 2020 rispetto ai ‘nuovi’ trend di consumo a livello internazionale, che vedono un incremento delle vendite del prodotto ricercato, di fascia media e medio-alta, in sfavore dei vini cosiddetti comuni. Inoltre, il pilastro della scelta d’acquisto resta la sostenibilità. I consumatori, anno dopo anno, sono sempre più attenti ai temi legati alla tutela dell’ambiente, sia dal punto di vista della coltivazione sia dal punto di vista produttivo e continueranno a scegliere consapevolmente e in maniera etica prodotti di qualità certificata.
“Due concetti, ‘nicchia’ e ‘sostenibilità’, si confermano leitmotiv del mercato vinicolo e della domanda internazionale. E il Montecucco li esprime molto bene entrambi. A dimostrarlo la straordinaria crescita di imbottigliato osservata a chiusura del 2022, che ci colloca al primo posto del podio delle denominazioni toscane”, dichiara Giovan Battista Basile alla guida del Consorzio Tutela Vini Montecucco. “Il mercato oggi più che mai è in cerca di prodotti che siano bio-certificati, di qualità e affidabili, valori da sempre legati a doppio filo alla nostra DO, garantiti dal nostro Consorzio di Tutela e costantemente promossi a livello internazionale. Non dimentichiamo che la DO Montecucco, con 68 aziende associate e 500 ettari rivendicati su circa 800 potenziali, distribuiti nei sette comuni di Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna e Seggiano, vanta l’85% di produzione biologica. Ma al di là della sostenibilità, il nostro è un Sangiovese estremamente distinguibile, prodotto da piccole o medie aziende a conduzione familiare che negli anni sono state capaci di interpretare la peculiare identità del territorio. Insomma, un gioiello unico nel suo genere”. Conclude: “Ricordo che esattamente un anno fa il Montecucco era stato segnalato tra le DO internazionali da non perdere nel 2022, all’interno di una piccola classifica di vini internazionali stilata dalla celebre rivista statunitense Forbes. È stato un inizio d’anno decisamente positivo per la nostra denominazione, che non ha disatteso le nostre aspettative”.
Restano, tuttavia, la preoccupazione per le tematiche legate all’emergenza climatica e il ricordo dei devastanti incendi che hanno colpito l’area di Cinigiano la scorsa estate. “Ribadiamo la nostra posizione circa l’urgenza di semplificare le procedure per la realizzazione di invasi per contrastare l’emergenza idrica provocata dai cambiamenti climatici, che affligge il nostro comparto”, chiosa Battista. “In generale la comunità internazionale dovrebbe dare assoluta priorità e realizzare concretamente tutti i passaggi necessari per contenere l’innalzamento della temperatura globale e contrastarne gli effetti negativi, che negli ultimi anni stanno diventando sempre più frequenti e gravi, a danno dell’ambiente e delle produzioni”.