“Le premesse per una grande annata ci sono tutte. Iniziamo settimana prossima la raccolta in una stagione non assolutamente precoce, come invece lo è stata negli ultimi anni. Il tempo si è rivelato clemente a parte un po’ di grandine a luglio”, racconta Ettore Finetto.
Tante le novità in arrivo, di cui vi parleremo a breve. Garbole, due fratelli, Ettore e Filippo, due vignaioli-sarti-filosofi che realizzano le loro bottiglie nella Val d’Illasi, a Tregnago, con estrema cura artigianale, con quell’ossessione per l’eccellenza da cui non si torna più indietro. I vini nascono all’inizio degli anni 2000 come vins de garage, minuscole parcelle di terreno, piccolissima cantina, o meglio il garage di casa, pochissime bottiglie, che da subito si distinguono. Tutti i vigneti sono oggi iscritti all’albo Valpolicella anche se prendono altre strade. Sicuri del proprio prodotto al punto da non curarsi più di tanto di punteggi, mode, concorsi, disciplinari. In lavorazione 12 ettari. L’Hurlo – € 310! ma sarà “corretto” verso l’alto -, un grande vino che con la Doc non spartisce nulla, esce sul mercato come Igt ed è frutto di una super selezione di uve autoctone storiche veronesi, come la saccola, recuperate nel corso del tempo. Quanti altri vini conoscete che contengono quest’uva? Un mix esplosivo che sa coniugare eleganza, potenza e concentrazione, che matura in barriques monomarca di una tonnellerie della Rioja (Magreñan) di tostatura forte e che esce quasi dieci anni dopo la vendemmia. Ogni bottiglia è numerata e accompagnata da un certificato di autenticità. Oggi dell’Hurlo troviamo sul mercato l’annata 2012, circa 3800 bottiglie su un totale di trentamila, in parte assegnate en primeur. “Dovremmo essere fuori con l’annata 2011, ma l’abbiamo finita tutta e siamo stati costretti a uscire con la 2012”, racconta Finetto. Barrique di tostatura forte, sì. “Il vino ossigena molto di più in barrique che in un tonneaux. Prende anche molto più tannino. Abbiamo bisogno di tostature forti, di un legno che spinga abbastanza perché i vini sono molto strutturati”. Nel bicchiere verrebbe da pensare che il legno si senta molto. Non è affatto così. E qui sta la bravura di questi due fratelli che riescono a mettere in equilibrio ogni componente e a ottenere dal legno esattamente quello che loro vogliono. “Il vino deve essere un concentrato di equilibri: alcol, acidità, intensità, colore, tannino …”. Già il colore: a distanza di nove anni il colore dell’Hurlo è impressionante, vivo, brillante, probabilmente grazie all’uva spigamonti, ottima per l’appassimento, o alla segreta. “È come nella musica dove l’equalizzatore compensa gli alti, i bassi, in sostanza enfatizza ciò che serve o elimina frequenze inutili. Il nostro è un lavoro che parte dal vigneto, dalla qualità dell’uva di partenza. Poi servono accorgimenti in cantina per ottenere un risultato piuttosto che un altro”, spiega Finetto.
La valle è di origine alluvionale. Di fianco all’azienda scorre l’Illasi.  Sono terreni poco fertili, non adatti alla coltivazione di frutta e ortaggi ma perfetti per la vite. Il nome Garbole deriva dal dialetto veronese “garbo” che significa “secco, acido, striminzito”. La località Garbole, da cui prende il nome la cantina, indica proprio la peculiarità dei terreni: scarni, però vocati alla vigna che, come dice Finetto, “è un essere che gli piace soffrire”.
Mercati target Sud Est Asiatico, canale horeca. “Oltre a Singapore e Hong Kong, vendiamo in Indonesia, Malesia e abbiamo iniziato con la Cina, un paese che stiamo studiando con attenzione. Il mercato che soffre di più è quello italiano, anche perché la nostra ristorazione è stata veramente penalizzata durante la pandemia”.
Hurlo 2012, Heletto 2013, Hatteso 2011, le annate oggi in commercio, portano l’H davanti al nome, una sorta di fil rouge che fa da collante. “Del Recioto abbiamo disponibile solo il magnum dell’annata 2008, che fu straordinaria al punto da mettere da parte una barrique per dieci anni. Nel 2019 lo abbiamo imbottigliato in formato magnum perché lo meritava davvero”.
Il valore di un vino? “È il valore che ciascun produttore riesce a dare a quello che fa. Nessuno verrà mai a bussare alla porta per dire che un tuo vino vale di più del prezzo cui è venduto. È un po’ come una camicia, può essere bellissima ma se c’è una firma costa di più”.