Il consorzio non si celebra ma si interroga. Ad Amarone Opera Prima 2024, la festa annuale del “re” della Valpolicella, in degustazione con l’annata 2019 (valutata 5 stelle), la denominazione si mette in discussione: da una parte la strada finora percorsa dall’altra il futuro dei mercati. E se oggi parlare di vino e salute è scivoloso, meglio agganciarsi al fattore spirituale, passare dal ‘rosso fa bene alla salute” al rosso come sinonimo di benessere interiore: il vino mi fa star bene.
Presente anche il tenore Vittorio Grigolo. “È forte il legame tra le grandi eccellenze di Verona: l’Amarone, con la tecnica di messa a riposo delle uve candidato a patrimonio immateriale dell’Unesco, e il canto lirico italiano già diventato patrimonio dell’umanità, che nell’Arena trova una delle sue massime espressioni. Il Recioto – vino rosso passito dolce della Valpolicella – vanta duemila anni di storia: da qui è partita l’idea della candidatura Unesco”, racconta Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella. “Abbiamo intrapreso il monitoraggio dei mercati per capire quale sarà la direzione per i nostri vini. È in atto un cambiamento del consumo che cerchiamo di far capire ai produttori. Si va verso vini meno alcolici, più freschi ed eleganti, che raccontano il luogo dove nascono in un quadro in cui il cambiamento climatico sta ridisegnando le geografie territoriali, ma del quale non dobbiamo avere paura”.
Come riuscirci? Marchesini non ha dubbi: “Lavorando bene in vigna, attenzionando le singole parcelle ed esposizioni, diversificando il modo in cui coltiviamo la vite. In Valpolicella abbiamo cinque vini e dobbiamo legarli ancora di più al territorio, staccandoci dalla tradizione”.
I fenomeni estremi “dicono” di ripensare il modo in cui si coltiva e produce. La 2023, l’ultima, è stata un’annata difficile, con una primavera complicata, messa in difficoltà dalla pioggia, “ma 430mila quintali di uva li abbiamo raccolti per far sì che le scorte possano tornare ai giusti quantitativi. I nostri sono vini da lungo affinamento”.
Quanto agli ettari vitati, si è arrivati a 8700 “e qui per ora ci fermiamo”.
Sul fronte delle vendite la Valpolicella chiude con 16 milioni di bottiglie e una riduzione dell’ imbottigliato del 10%. “Cresce, però, il Valpolicella Superiore, dal 22 al 29% sul vino d’annata”.
Per l’Amarone nel 2023 sono 14.3 milioni di bottiglie e un calo strutturale del 17 per cento. “Le giacenze, però, sono basse. Dobbiamo lavorare per crescere di valore”.
Non solo la Valpolicella in congiuntura delicata ma tutti i vini rossi (anche la Francia in calo strutturale delle esportazioni di questa tipologia). Un dato visibile già nello storico mercato di riferimento: gli Usa, dove il consumatore di vino è oggi un boomer e dove, come accade in altri paesi, i giovani sono attratti dal vino se nei cocktail. Giovani che mostrano, secondo le tendenze di mercato analizzate, di preferire bevande con alcol più basso del vino stesso o bevande con alcol molto più alto (spirits), tralasciando il nettare di Bacco.
Meno volume più valore, questo il punto. Come spiega anche il vicepresidente del Consorzio Andrea Lonardi: “Il valore passa attraverso il prestigio di un territorio, vera legacy su cui puntare”.
Il prestigio lascia facilmente intuire che in quell’area tutti (o quasi) lavorano con qualità, etica, obiettivi minimi sotto i quali è vietato scendere (nel sistema Valpolicella le uve per Amarone e Recioto sono certificate chilo per chilo). Se ci pensiamo bene il valore di un vino, salvo rarissimi casi, non lo fa un brand ma il far parte di un sistema vincente che nell’immaginario è percepito come di valore assoluto, il massimo realizzabile in quel tempo su quel territorio. La vera sfida sarà combinare identità territoriale e cambiamento. “Nel 2010 abbiamo creduto nella sostenibilità quando ancora non era una questione di marketing”, conclude Marchesini.
L’annata 2019, con la sua maturazione lenta delle uve, ricche di terpeni, presenta vini che in questa fase sono, forse, un po’ austeri, giocati più sull’eleganza che sulla potenza, con un bel corredo aromatico. Se ne intuisce la capacità di invecchiare a lungo e bene.