La Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha approvato all’unanimità una risoluzione contro l’etichettatura di vini, birre e liquori come pericolosi per la salute. Tutto è partito dall’etichettatura del vino irlandese con l’indicazione del fattore di rischio come per le sigarette “nuoce alla salute”, letta come un attacco al made in Italy, considerato che l’Italia è il primo produttore nel mondo. Un via libera da parte dell’Ue all’Irlanda che potrebbe creare un pericoloso precedente, seguito da parte di altri Paesi, nonostante la spaccatura dell’Europarlamento lo scorso febbraio, che ha portato al compromesso su maggiori informazioni in bottiglia ma senza avvertenze sanitarie.
Contrarie anche Parigi e Madrid alla legge che le autorità nazionali irlandesi possono ora adottare scaduta la moratoria a dicembre 2022. Un via libera da Bruxelles che giunge nonostante il parere contrario di diversi Paesi Ue all’adozione di iniziative comuni a livello di etichetta per sconfiggere il cancro. Secondo Dublino in etichetta dovranno comparire alcune avvertenze fra cui il legame diretto con forme tumorali, la quantità di alcol in grammi e non in percentuale, le calorie e un link al sito web su alcol e salute.
“L’Italia è anche un grande esportatore ed ha il più basso tasso di alcolizzati in Europa a differenza dell’Irlanda che non produce vino ma ha il tasso più alto“, spiega ad Adnkronos il presidente della Commissione Agricoltura Mirco Carloni. “È scientificamente dimostrato che il vino, in particolare alcune sostanze contenute nel vino rosso, se bevuto con moderazione ha effetti positivi sull’organismo”. Aggiunge: “L’unanimità ottenuta è da leggere come un momento particolarmente importante perché ha visto concordi tutte le forze politiche al di là dell’ interesse di partito. È nostro compito tutelare la nostra produzione agroalimentare contro tutto ciò che può creare un danno di proporzioni inimmaginabili. Agiremo in tutte le sedi per difendere l’interesse nazionale e il mercato interno”.
Anche Coldiretti è preoccupata per etichette che creano confusione e allarme terroristico, mettendo in pericolo 14 miliardi di fatturato di cui più della metà realizzato all’estero. A rischio anche la filiera che in Italia garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro.
“Non si può paragonare l’eccessivo consumo di superalcolici dei Paesi nordici a un consumo moderato di prodotti di qualità e a basso contenuto alcolico. Il nostro è un modello equilibrato”, commenta Ettore Prandini, presidente della Coldiretti.
Secondo Unione italiana vini sarebbe in pericolo anche il principio di libera circolazione delle merci ed è necessario quanto prima un previo dibattito a livello europeo per evitare di lasciare liberi i Paesi di sdoganare questo tipo di approccio all’uso di alcol.