Durante il lockdown il Pinot grigio continua la sua ascesa inarrestabile sui mercati internazionali, a partire dagli Usa, e diventa “case study” al centro della settima edizione di wine2wine, quest’anno in forma digitale. In uno scenario economico molto difficile per il vino italiano a causa delle chiusure imposte dalla situazione pandemica, il Pinot grigio è in controtendenza, piace e convince i consumatori di tutto il mondo. Le sue performance straordinarie negli States saranno analizzate nel talk show organizzato dal Consorzio delle Venezie Doc martedì 24 novembre dalle 17.15 alle 17.45. Da “commodity” a “uso domestico”, questo il focus di un’analisi di mercato negli USA che vedrà interventi di autorevoli esponenti della produzione e della distribuzione oltreoceano di Pinot grigio, come MW Nicholas Paris, direttore del Global Sourcing dei vini europei per il colosso E. & J. Gallo Winery, e Sandro Sartor, amministratore delegato di Ruffino e Constellation Brands, entrambi introdotti dal presidente del Consorzio delle Venezie Doc Albino Armani. Ad aprire il forum, la ceo di Wine Intelligence, Lulie Halstead, che, attraverso un’indagine qualitativa, racconterà come il 2020 abbia cambiato tendenze di mercato e modi di acquisto e di consumo negli States, concentrandosi sulle opportunità del Pinot grigio.
“Il Pinot grigio mette a segno un +5% anno su anno, negli Usa +2% nel periodo del lockdown, una crescita costante resa possibile da alcuni fattori. Primo: il posizionamento in un segmento qualità-prezzo favorevole. Secondo: la sua distribuzione capillare in tutte le catene, nell’off-trade. Terzo: un distributore serio e affidabile”, spiega il presidente Albino Armani, titolare anche dell’omonima azienda che di recente è stata premiata nel concorso internazionale The Best of Wine per le politiche sostenibili nell’enoturismo. “Collaboriamo ormai da vent’anni con Total Wine, di David Trone, che è il nostro unico distributore negli Usa, non ne ho voluti altri, per me è il numero uno. Quest’anno abbiamo registrato una crescita sul mercato americano attraverso Total Wine del 20%. Trone era partito con una ventina di negozi, ora ne ha più di duecento, è una rete molto organizzata. Abbiamo una persona specializzata che si occupa del mercato Usa e segue, appunto, solo Total Wine. Questo per far capire di quale colosso stiamo parlando”. Conclude: “Un calo generale del 30% si è registrato nell’horeca, un segmento che per noi rappresenta il 30% del totale, invece l’off-trade, che per il Pinot grigio significa il 70% della distribuzione, è cresciuto di circa un +10%. Questo non vuol dire dormire sonni tranquilli. Fino a venti giorni fa sono arrivati gli ordini, ora siamo attendisti, gli importatori sono in stand by per capire le mosse della nuova amministrazione e per vedere come l’Ue si comporterà con i dazi al contrario. Una sentenza del Wto autorizza Bruxelles ad applicare dazi per 4 miliardi di dollari e alcuni prodotti americani ne sono stati colpiti al 25 per cento. Questo fatto, che abbiamo scongiurato fino all’ultimo, rischia di innescare una spirale molto pericolosa, fatta di continue ritorsioni. C’è tensione nel sistema. Non vorrei che si verificassero azioni muscolari per cui quel poco di dialogo che era iniziato con l’amministrazione precedente dovesse essere rivisto. Se guardiamo indietro, all’Italia i dazi non sono stati applicati da Trump, al di là di un clima di tensione generale che aveva immesso nel sistema. A essere colpiti pesantemente sono stati i vini francesi, noi siamo stati graziati più volte. Con Trump c’è stata una crescita del vino italiano. Ora bisogna capire quale possibilità di azione avrà Biden senza lacci e laccioli vari. Se i dazi verranno tolti, la Francia tornerà a correre per fortuna libera quanto con noi che in questo periodo ci siamo avvantaggiati della sua penalizzazione. Dobbiamo ringraziare Federvini, Federdoc e Unione Italiana Vini che hanno saputo interloquire molto bene con la politica. Grazie anche a Paolo De Castro a Bruxelles, che ci ha in qualche modo graziati creandoci per un breve periodo una rendita di posizione di non poco conto. A preoccupare è anche il mercato inglese, il secondo nostro sbocco quanto a export. Un mercato già difficile perché c’è una guerra spietata sui prezzi tendente al ribasso. Il Pinot grigio non può essere relegato a vino banale perché è una varietà molto delicata, che produce poco, bisogna stargli dietro in maniera maniacale e ha costi di produzione alti. Il pragmatismo del nuovo presidente americano dovrebbe far bene anche a Boris Johnson per una Brexit con negoziato. Staremo a vedere”.