La siccità non dà tregua al vigneto. Si preannuncia una vendemmia scarsa, che risente anche qualitativamente dell’abbassamento dell’impronta idrica. L’emergenza acqua l’abbiamo affrontata su Famiglia Cristiana attraverso una dettagliata intervista allo scrittore Salvatore Giannella, autore del libro “Acqua ultima chiamata” (https://www.famigliacristiana.it/articolo/acqua-un-pianeta-agli-sgoccioli.aspx)
Ma come affrontare in vigna questo problema che a causa del cambiamento climatico diventa di anno in anno più serio? Una risposta la fornisce la ricerca scientifica con i portainnesti M.
“Faranno la differenza nella prossima vendemmia, con risultati quali-quantitativi eccellenti”, commenta il professor Attilio Scienza dell’Università degli Studi di Milano, che ha monitorato oltre cento ettari vitati da nord a sud dell’Italia, con una diffusione dei portainnesti M cresciuta del 300% dal 2020 ad oggi. L’obiettivo 2025 di Vivai Rauscedo è arrivare a 1600 ha/anno di nuovi impianti con la serie M. “La facoltà di Agraria dell’Università di Milano è stata coadiuvata da Winegraft, la start-up fondata nel 2014 da un gruppo di primarie aziende vitivinicole italiane per sostenere lo sviluppo della ricerca sulla nuova generazione di portainnesti su centinaia di vigneti sparsi in diverse aree vitate d’Italia. Emerge con chiarezza la capacità di resistenza degli M, in particolare gli M2 e M4, agli stress idrici e alle straordinarie temperature di questi mesi che stanno piegando l’agricoltura e la viticoltura italiana”.
Sulla stessa linea anche Lucio Brancadoro, docente e ricercatore della facoltà di Milano: “Chi ha impiantato le vigne con questi portainnesti di nuova generazione farà la differenza nella prossima vendemmia perché, a differenza degli altri, i vigneti che utilizzano i portainnesti M mostrano una miglior resilienza a condizioni di stress idrico grazie alla loro maggiore efficienza nell’uso dell’acqua. Riescono così a sostenere, anche in queste drammatiche condizioni climatiche, una discreta attività fotosintetica della pianta, che si traduce in sviluppo dell’uva evitando o limitando le perdite produttive e qualitative che si registrano in gran parte del vigneto Italia. I controlli che il team di ricerca di Milano sta portando avanti ormai da oltre 15 anni in alcuni dei principali areali viticoli di Lombardia, Toscana e Sicilia sui portainnesti M impiantati con diversi vitigni confermano, anche quest’anno, come questi portainnesti mostrino una fisiologia dell’uso della risorsa idrica completamente differente da quelli tradizionali ritenuti tolleranti agli stress idrici, oltre a possedere caratteristiche quali un ampio angolo geotropico o un’elevata densità degli apparati radicali che, insieme ad altre, permettono una buona, se non migliore, captazione dai suoli dell’acqua rispetto alla gran parte dei portainnesti utilizzati. Questi ultimi hanno un atteggiamento conservatore nei confronti della risorsa idrica inducendo una rapida e precoce chiusura degli stomi per conservare l’acqua al loro interno che, però, porta ad interrompere l’attività della pianta, come sta succedendo in gran parte dei vigneti italiani. Gli M, invece, inducono la vite ad un uso attento dell’acqua, quasi parsimonioso, che consente di non interrompere l’attività fotosintetica anche in condizioni di stress elevato. In particolare, parliamo dell’M4 e dell’M2, i più efficienti in tal senso, che ad oggi mostrano rispettivamente in Franciacorta e nel Chianti Classico un’attività fotosintetica superiore del 35% e del 20% rispetto ai più comuni portainnesti, ma anche l’M1 e l’M3, seppur più adatti a climi freschi, ad oggi stanno dando risposte più che soddisfacenti”.
Per Eugenio Sartori, direttore Generale dei Vivai Cooperativi: “Dal 2015 ad oggi la produzione è aumentata di 80 volte, per un totale di 4,8 milioni di barbatelle prodotte complessivamente. Solo nell’ultimo triennio abbiamo moltiplicato per tre il nostro sforzo produttivo raggiungendo 1,7 milioni di piante pronte per la prossima campagna 2022/2023, ma il nostro obiettivo è arrivare nel 2025 a 5 milioni di barbatelle all’anno in grado di supportare 1600 ha di nuovi impianti”.
“Potremo, così, arrivare a coprire quasi il 25% della dote di nuovi impianti vitati annui permessa dal sistema autorizzativo e rafforzare la resilienza del sistema vitivinicolo– commenta Marcello Lunelli, presidente di Winegraft – abbattendo le resistenze culturali dei viticoltori verso i nuovi portainnesti. Ormai è chiaro come alle crisi idriche ricorrenti, quale quella di quest’anno che rischia di compromettere alle ultime battute la vendemmia 2022 in molte zone del Paese, si debba rispondere con efficienza e risparmio e, quando si parla di acqua in agricoltura, la prima soluzione sta nella gestione idrica efficiente della pianta, che in vigna significa portainnesti M, apparati radicali di ultima generazione, frutto di una lunga attività di ricerca portata avanti dall’Università di Milano con il supporto di Winegraft, che consentono di risparmiare fino al 40% del consumo di acqua”.