Dopo due anni di assenza domenica 10 luglio torna la Freccia dei vini (50esima edizione), corsa ciclistica dedicata ai semi-professionisti (categoria Elite e Under 23) che attraversa mettendo in dialogo tre territori: la Lomellina con le sue risaie, l’Oltrepò Pavese del vino e per la prima volta la città di Pavia.
Durante la gara, la presenza e la premiazione di tre campioni del ciclismo: Gianni Bugno, Moreno Argentin,  Evgenij Berzin.
Lontano quel 1972 che la vide nascere. Oggi si conferma come uno dei più importanti eventi sportivi del ciclismo dilettantistico di alto livello, con nomi importanti nell’albo d’oro.
Si parte da Vigevano, dalla Piazza  Ducale, uno dei primi esempi di piazza rinascimentale, costruita per forte volontà di Ludovico il Moro, signore e duca di Milano, verso la fine del Quattrocento. “La Freccia dei vini è un’opportunità per far conoscere la nostra città ovviamente legata al territorio pavese, ma dal quale di solito siamo un poco slegati territorialmente”, spiega il sindaco di Vigevano Andrea Ceffa. “L’ingresso di Pavia ci consente di mostrare ai visitatori il nostro territorio in maniera completa e sinergica. Per Vigevano significa tener viva una tradizione sportiva e culturale. Manteniamo legami importanti con Milano per vicinanza e motivi storici, però siamo in provincia di Pavia e ben vengano occasioni come questa che uniscono sport, vino, riso e cultura con le nostre città d’arte. Il turismo deve far leva su più aspetti perché il visitatore è sempre più onnivoro di esperienze”. Continua: “Abbiamo iniziato un percorso di celebrazioni per la ricorrenza dei 570 anni della nascita di Ludovico il Moro e dei 530 dalla posa della prima pietra in Piazza Ducale. In questi giorni abbiamo ricevuto la notizia che la nostra richiesta di emissione di un francobollo commemorativo è stata approvata dal Ministero dello Sviluppo Economico, quindi quest’anno verrà emesso un francobollo con l’immagine della Piazza Ducale. Il 23 luglio ricorderemo la nascita di Ludovico il Moro con una grande festa in città, a seguire la grande estate di Vigevano Estate. Oggi più che mai servono sinergie, oggi più che mai serve un nuovo mecenatismo per dare più forza alle tradizioni. La nostra è una città che non può fare a meno dell’impresa. Qualcuno sostiene che Vigevano può vivere solo di turismo e cultura, ma non è vero. Non avendo dietro, come invece Pavia, la grande macchina pubblica, serve un cuscinetto che in periodi congiunturali di difficoltà tenga viva la città valorizzandone il patrimonio artistico e culturale”.
Quanto alla Freccia dei vini: “Per fortuna chi è appassionato di ciclismo ha deciso di non farla scomparire. L’obiettivo, a detta degli organizzatori, è renderla nei prossimi anni una gara ancora più prestigiosa, magari anche di livello professionistico. Oggi è  di competenza del Comitato Eventi Sportivi Oltrepò, ma è doveroso ringraziare la società Viris di Vigevano che l’ha organizzata fino al covid”.

                                                                           
Vigevano, grande realtà industriale che in genere si pensa slegata dall’agricoltura, ma non è così, è il cuore del distretto risiero più esteso d’Europa. Il riso arriva sul territorio nel 1400 con Galeazzo Maria Sforza. Oggi con i suoi 85000 ettari coltivati a risaia e quasi cinque milioni di quintali di produzione totale, Pavia è la provincia con la superficie maggiore in Italia coltivata a riso e il primo produttore a livello nazionale ed europeo. Un territorio ricco di corsi d’acqua e risorgive, con un complicato sistema di rogge, fossi e canali che hanno permesso alle cascine di svilupparsi. “La nostra”, continua Ceffa, “è indubbiamente una città a forte trazione industriale, basta pensare alla tradizione calzaturiera, a quella chimica. Il 70% delle industrie in provincia di Pavia è a Vigevano o comunque nel suo distretto industriale. Però, appena fuori dalla città è anche vero che siamo immersi nella cultura agricola, in un mare di risaie, anche se oggi c’è scarsità di acqua. Il nostro territorio è vicino al Piemonte, in particolare al Biellese e al Novarese, non è lontano dall’Oltrepò, aree vitivinicole di lungo corso. Senza tralasciare l’aspetto naturalistico, perché Vigevano è la porta naturale del Parco Regionale del Ticino, un habitat ricco di biodiversità. La parte agricola del Parco è un paesaggio puntellato di risaie, dove si possono avvistare gli aironi. Abbiamo una rete di percorsi ciclo-pedonali, svariati itinerari per trekking e mountain bike. Una trivalenza che si esplica nella parte naturalistica del Parco, in quella industriale tradizionale e agricola”.
Una provincia che sta lavorando in sinergia per valorizzare tutto un territorio puntando sulle specificità locali come attrattore turistico.
“Un visitatore a Vigevano e a Pavia si immerge nell’arte e nella bellezza, in Oltrepò prosegue con un altro tipo di racconto legato al vino e alla tradizione rurale e in Lomellina al riso, che accompagna la tavola dall’antipasto al dolce”, spiega.
La Piazza Ducale nacque come fiore all’occhiello della città, sede privilegiata del Ducato. Definita Salotto d’Europa perché d’estate si possono ammirare gli affreschi e tutta la sua scenografica bellezza comodamente seduti ai tavolini dei ristoranti e dei wine bar che vi si affacciano, è fra i migliori modelli di architettura lombarda del XVI secolo e ancora oggi è l’accesso principale al Castello Visconteo Sforzesco, che non è visibile dalla piazza, ai cui cortili si accede percorrendo lo scalone sotto la Torre del Bramante, l’attuale Torre Civica della città. Il museo internazionale dell’arte calzaturiera è l’unico museo pubblico d’Italia sulla calzatura. Ma sul territorio c’è traccia anche di Leonardo da Vinci, che costruì il modello di cascina lombarda del ‘400 e avviò la modernizzazione dell’agricoltura di quei tempi con una cascina avveniristica, Il Colombarone, alla Sforzesca. Questi luoghi sono stati trasformati grazie alla lungimiranza degli Sforza e al genio di Leonardo, che li ha resi di grande trazione agricola e con disponibilità di acqua. Abbiamo un collegamento di canali con Milano. Dalla vicina Abbiategrasso, dove si arriva addirittura in battello, partirà una ciclabile, la Freccia Azzurra, che quando sarà ultimato il nuovo ponte di Vigevano collegherà tutto il Magentino Abbiatense. L’idea è di potenziare l’hinterland, che con le sue garzaie e abbazie si adatta a un turismo slow. La via Francigena non tocca Vigevano ma la lambisce. C’è tutto un turismo enogastronomico e naturalistico in cui Vigevano con il suo territorio può giocare la sua parte. Il visitatore è più interessato che in passato a proposte turistiche attive, come percorsi in bicicletta o escursioni, e immersive, come le vendemmie con i vignaioli”.
Ma è facile portare i milanesi fuori Milano? “Il legame storico e culturale funziona e attira un turismo alto spendente, non il turista della domenica. Al primo posto delle esperienze turistiche in Italia ci sono i tour culturali, seguiti da proposte enogastronomiche. Il turista è sempre più attento agli aspetti di autenticità, identità, bellezza e capacità di preservazione, che devono connotare un territorio indipendentemente dalla sua vocazione enogastronomica. Con la scorsa amministrazione avevamo avviato un programma per i 500 anni di Leonardo da Vinci e ora lo abbiamo voluto continuare nel segno di Ludovico il Moro e degli Sforza perché questo ci consente di instaurare un legame ancora più diretto con Milano. Quello culturale è un canale di comunicazione importante per poi sviluppare altre eccellenze. Quando il milanese arriva attratto dalla cultura, scopre altro. Gli Sforza iniziarono la prima coltivazione del riso a Cassolnovo, e qui si aggancia il discorso sul cibo e sul vino e si crea una narrazione. La provincia di Pavia è vasta, l’Oltrepò non è vicinissimo ma se ci si lavora si creano dei collegamenti, con un’offerta strutturata. Un buon risotto è ovvio che lo annaffiamo con una buona bottiglia di vino anche se qui non c’è quel tipo di tradizione”. Conclude: “Il covid ha lasciato l’idea di un turismo di prossimità, per cui si riscoprono i luoghi della nostra bella Italia. Ci ha costretti a guardare più vicino e ora, anche se possiamo andare più lontano, comunque ci siamo accorti che vicino abbiamo cose belle e valide da non lasciarci scappare”.