La proposta di legge che rivoluziona il settore dell’enogastronomia in Italia, a prima firma del deputato Renato Brunetta, è giunta alle battute finali. Focus sulla valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche e sui giovani.
Onorevole, quali sono i tempi tecnici affinché la proposta di legge diventi legge a tutti gli effetti?
La proposta di legge è stata esaminata in sede referente dalla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati. Si è trattato di un momento fondamentale che, attraverso un clima costruttivo con i colleghi degli altri gruppi parlamentari, ha permesso di esaminare emendamenti migliorativi al testo presentato. Ora è necessaria l’approvazione da parte dell’Aula di Montecitorio, che spero possa avvenire nel più breve tempo possibile, per poi trasmettere la proposta di legge al Senato.
Esaminiamo il disegno di legge nei suoi punti fondamentali. In cosa risulta veramente innovativo?
Il punto di svolta della proposta di legge è quello di mettere a sistema l’insieme della cultura normativa del nostro Paese che ha portato all’istituzione, ad esempio, delle Città del vino e dell’olio, delle strade del vino e dei vari albi dei produttori di olio e di vino, per fornire un quadro unitario di riferimento alle eccellenze enogastronomiche che non sono solo pezzi di storia dell’Italia, ma anche fattori di attrazione economica e turistica. Non bisogna dimenticare che l’enogastronomia italiana è legata a doppio filo con i territori. Infatti, la sua storia non è solo connessa alle competenze agronomiche, alle specificità culturali, alle esigenze nutrizionali dell’essere umano, ma è anche indissolubilmente legata agli usi, ai costumi, alle tradizioni nonché alle numerose etnie poi fuse in quella italica. L’estrema variabilità delle essenze e delle tecniche di trasformazione e di lavorazione dei prodotti agricoli, nasce proprio da un proliferare di biodiversità che non ha riscontri in altre parti del mondo. Sta a noi valorizzare questo immenso patrimonio, partendo dal ruolo degli enti locali che sono in prima linea sul territorio rispetto ai prodotti di eccellenza.
Non solo vino ma valorizzazione di tutte le produzioni agroalimentari, che vengono definite…
Oltre alla produzione enologica è fondamentale valorizzare anche l’immenso patrimonio gastronomico. Non si può prescindere da questo aspetto. L’Italia dei 7904 comuni è anche l’Italia delle altrettante «cucine» e delle innumerevoli ricette. Un caleidoscopio di tradizioni gastronomiche, di prodotti, di gusti e di sapori, frutto di tradizioni secolari e di esperienze storiche fatte di particolarismi e contaminazioni, di divisioni e di conquiste. Ed è proprio per questo motivo che la proposta di legge si pone anche la finalità di contribuire a tutelare e promuovere la dieta mediterranea quale modello culturale e sociale fondato su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate all’alimentazione e a un sano stile di vita.
Analizziamo il disegno nei suoi aspetti culturali ed economici.
Il cibo ed il vino sono tra gli elementi di maggiore attrazione per il visitatore che, oltre dalle bellezze artistico-culturali, viene gratificato, negli occhi e nel palato, da un’inesauribile offerta di prelibatezze. Una Italia variegata all’infinito che si contraddistingue dagli altri Paesi perché per ogni prodotto è impossibile separare la tradizione colturale specifica di un posto dalla tecnica oggettiva e globale: i due aspetti si fondono per creare un unicum irripetibile. Il turismo enogastronomico rappresenta a tutti gli effetti una forma di turismo culturale e dunque di investimento. Infatti, è proprio attraverso la conservazione e la valorizzazione dei territori agricoli e vitivinicoli, destinati a delineare la cornice naturale, che si associa un nuovo modello di visitare un determinato luogo. Per questo motivo, la proposta di legge si prefigge anche l’obiettivo di favorire una strategia di rete nel settore enogastronomico, attraverso l’istituzione di un nucleo di coordinamento delle eccellenze italiane, al quale partecipano i principali operatori del settore, cui è affidato il compito di svolgere attività di consultazione e di valutazione, nell’ambito degli interventi legislativi, con riferimento al settore produttivo e commerciale del vino e delle eccellenze gastronomiche italiane.
Nella proposta sono previsti interventi nel settore scolastico. In cosa consiste in concreto il progetto educativo?
Oltre ad interventi mirati per i giovani, come l’inserimento della dieta mediterranea nelle mense scolastiche e l’attivazione di specifici percorsi formativi nelle università pubbliche, tramite corsi di laurea, dottorati di ricerca, master e corsi di formazione per la valorizzazione della storia e della cultura delle eccellenze enogastronomiche italiane, la proposta di legge vuole implementare un modello culturale in cui i giovani possano avere la possibilità di comprendere fino in fondo l’importanza dei nostri prodotti. Non devono pensare che avvicinarsi alla terra sia qualcosa di meno qualificato rispetto allo studio, ma anzi assumono il medesimo valore. A ciò si aggiunga che durante l’esame della proposta di legge per l’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica, il Governo ha accolto il mio ordine del giorno al fine di prevedere che nelle linee guida sia previsto l’esplicito riferimento alle eccellenze enogastronomiche italiane. Relativamente al vino, è necessario divulgare attraverso la scuola un suo corretto uso, spiegando ai giovani alunni che la bontà del nostro vino non può e non deve subire alcun abuso. L’educazione civica passa anche da questo. Credo che si tratti di una conoscenza indispensabile in riferimento ad una realtà fondamentale per la stessa cultura europea, oltre che di riflessione sulla nostra stessa storia, sul nostro rapporto con la natura e con il futuro.
Agli studenti italiani cosa manca a livello di istruzione scolastica per essere veramente europei?
È sicuramente importante far conoscere ai nostri giovani, attraverso appositi corsi di studio, come tutelare l’ambiente e avere prodotti di qualità sempre più elevati, ma la formazione non è tutto. Come in tutti i settori, ed in particolar modo in quello agricolo, l’esperienza la fa da padrona. Quest’ultima si acquisisce, soprattutto, attraverso la “cura” che si matura nei confronti delle piante e dei campi. Oggigiorno è fondamentale che i nostri giovani sappiano dare valore alla terra e a tutti i nostri prodotti, anche sporcandosi le mani. I nostri prodotti gastronomici sono il frutto di un’identità ben radicata e il simbolo di una cultura che non va assolutamente dispersa, ma valorizzata in ogni luogo. Si tratta, dunque, di secoli di cultura e di tradizione che dobbiamo trasmettere ai nostri giovani, perché si sentano parte integrante di questa storia e a loro volta imparino a divulgarla in diversi contesti, non ultimo in quello europeo.
Il settore enoturistico quanto incide sul PIL? Come si è modificato il dato negli ultimi dieci anni?
Secondo il Rapporto 2019 sul Turismo del Vino in Italia, curato dall’Associazione Nazionale Città del Vino e dall’Università di Salerno, il giro d’affari dell’enoturismo in Italia vale complessivamente 2,5 miliardi, per un totale di circa 14 milioni di enoturisti all’anno. L’enoturista spende in media 85 euro in una giornata, visitando il territorio senza pernottamento, e 160 euro quando pernotta. Per le aziende vinicole gli enoturisti sono una fonte sempre più importante e incidono oggi in media per il 26,9% sul fatturato. L’enoturismo è importante anche per l’indotto che determina e per le ricadute positive su tutte le imprese del territorio legate al settore agroalimentare. Nelle zone vinicole italiane, infatti, gli enoturisti incidono in media il 36% sui fatturati degli alberghi, dei ristoranti e dei produttori e rivenditori di prodotti alimentari tipici. Rispetto a dieci anni fa, quando il settore dell’enoturismo valeva circa 1,5 miliardi di euro, sono stati compiuti evidenti progressi nel settore tecnologico, che hanno comportato miglioramenti dal punto di vista della produzione e, inevitabilmente, anche dal punto di vista economico.
L’enoturismo del futuro in quale direzione dovrà svilupparsi?
Negli anni, il volto degli enoturisti è cambiato. Sono sempre di più gli amanti del vino che confrontano offerte, prezzi e qualità in tempo reale sul proprio smartphone e che pregustano l’esperienza in cantina attraverso i social media. Proprio per questo motivo è necessario implementare la dimensione “reale” con quella “virtuale”, anche attraverso le tante e nuove opportunità che arrivano dalla rete. Di certo, un click sul proprio smartphone non può sostituirsi al piacere di visitare una cantina o di assaporare e condividere un buon bicchiere di vino, ma può contribuire a divulgare secoli di storia e di tradizioni anche fuori dai nostri confini.