Grande era l’attesa per l’intervento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, la quattro giorni di incontri iniziata il 21 gennaio, soprattutto dopo lo scambio di messaggi via twitter con il presidente francese Emmanuel Macron dove si faceva intendere se non un’archiviazione della questione perlomeno una tregua nella disputa commerciale tra Usa e Francia in virtù della quale l’amministrazione americana aveva minacciato ulteriori dazi sull’importazione di alcuni prodotti francesi, fra cui vini, borse, vestiario, come risposta alla digital tax contro i giganti Usa del mondo tecnologico. Macron aveva twittato di aver avuto “a great discussion with @realDonaldTrump on digital tax. We will work togheter on a good agreement to avoid tariff escalation” (ossia “un’ottima discussione con Trump sulla digital tax. Lavoreremo insieme a un accordo per evitare aumenti delle tasse”). I cinquant’anni di Davos, che vedono la partecipazione di oltre 3mila leader, fra cui 53 capi di Stato e di governo, da 117 Paesi del mondo, avvengono all’insegna del focus del momento, il cambiamento climatico, con l’intervento della giovane attivista Greta Thunberg. Sul tavolo il futuro del capitalismo – fil rouge la domanda “che tipo di capitalismo vogliamo fra un capitalismo degli azionisti, un capitalismo di stato e un capitalismo delle parti interessate?” – e le sfide globali per rilanciare la cooperazione fra i Paesi con interessi diversi. Trump sottolinea la sua filosofia politica, quella dell'”America first” e incita le altre nazioni ad adottare questa prospettiva per essere vincenti: “L’America è tornata a vincere. Ogni nostra decisione su tasse, dazi, commercio, immigrazione, energia, educazione è focalizzata a migliorare lo stile di vita degli americani. Due anni fa avevo pronunciato qui un grande ritorno degli Stati Uniti. Sta avvenendo, come mai prima”. Il Tycoon ricorda l’accordo di Fase 1 con la Cina appena concluso – con cui ha risistemato parte del suo elettorato in vista delle prossime elezioni di novembre” – e gli accordi straordinari sul commercio con Canada e Messico, definiti “i migliori di sempre”. Senza aggiungere altro in riferimento alla guerra commerciale tra Usa e Ue. E non manca di ricordare che durante la sua amministrazione si è toccato il più basso tasso di disoccupazione di sempre. Trump sottolinea come sia finita l’era dello scetticismo verso gli Usa e come le aziende siano tornate a investire nel Paese a stelle e strisce. E in chiusura definisce gli ambientalisti “profeti di sventura” e le loro previsioni “dell’Apocalisse”. Se da una parte rimanda decisioni politiche sul cambiamento climatico, dall’altra concede lo zuccherino, ossia dichiara di aderire al progetto del World Economic Forum di mille miliardi di alberi (“Plant for the planet”).