Elba Aleatico Passito di produzione artigianale & schiaccia briaca di Gabriele Messina-Elba Magna (Lido di Capoliveri-Elba)
Torniamo fuori dall’Emilia dell’episodio precedente, ovvero dalle nebbie invernali e dall’umido della pianura padana, seppure ricca di dolci di tradizione, tanto quanto di eccellenti primi piatti ben noti e in questo caso la nostra caccia al dolce di tradizione si sposta all’Isola d’Elba.
Uno dei preparati dolciari tipici di questo territorio che usualmente prediligeremmo nella stagione dei bagni, ma che ovviamente vanta un entroterra con prodotti tipici anche natalizi, è la schiaccia briaca. Casalinghe a parte, ognuna con la sua ricetta, andremo a gustare questo dolce riferendoci a Gabriele Messina e al suo Elba Magna, secondo la ricetta di nonna Lilia. Fra gli ingredienti, oltre alla farina di frumento, olio, uva passa, noci e pinoli, la ricetta di questo dolce che risale alle invasioni dei pirati prevede l’annegare nell’Aleatico, che fra l’altro conferisce al dolce una tipica colorazione rosso scarlatto (complice anche l’alchermes, se proprio dobbiamo dirla tutta). Per rispettare i precetti dell’Islam i pirati di certo non potevano fare uso di alcol, ma evidentemente gli autoctoni sì. Da cui ovviamente il nome: briaca che sta per ubriaca, da pronunciarsi alla toscana, ovvero “briaha”.
Quindi l’abbinamento in questo caso è obbligato, sarà lo squisito nettare ricavato dalle uve rosse dell’Aleatico DOCG dell’Elba. Oggi troviamo vari produttori di vino che fra le etichette vantano questo passito dal colore rosso porpora intenso e dal sapore che davvero pare una spremuta di frutta, con un residuo zuccherino molto alto e poco alcol, quanto meno non invadente sui sapori complessivi. Generoso di aromi e di note fruttate, questo vino ha una consistenza notevole e caratteristica; all’olfatto è complesso, fra sentori di susine e ciliegie sciroppate, con spunti di spezie dolci come la cannella. Lascia il palato ricco di riverberi mandorlati ed echi di frutti a bacca rossa, spezie e balsamicità.
Come è accaduto per il Passito di Pantelleria, anche in questo caso mi rifarò a una produzione piccolissima, quindi sostanzialmente introvabile, totalmente artigianale, eseguita da una piccola azienda agricola e dai suoi appassionati proprietari, nella parte sud dell’isola. E viene fatto solo nelle annate migliori, oppure quando il cinghiale non fa razzia dei preziosi grappoli, durante le sue scorribande notturne, ancor prima che si possa raccogliere le uve con cura, quindi torchiarle, dopo la sosta sui graticci per l’appassimento (che tradizione voleva si facesse sulle spiagge).
La fusione in bocca, fra il dolce e il passito è totale. Inutile dirlo. L’Aleatico è dentro e fuori dal dolce. Si mastica la friabile ma al tempo stesso morbida schiaccia briaca e si rimescola tutto con la benevolenza del vino. Fra l’altro anni fa questo Aleatico artigianale lo battezzammo proprio “Benefico” in etichetta, sulle pochissime bottiglie prodotte. La schiaccia briaca e l’Elba Aleatico Passito valgono il viaggio in questa piccola isola dal territorio particolarmente vario fra nord e sud, est e ovest. Anche d’inverno.
Vino ✪✪✪✪✩
Spuntino ✪✪✪✪✪
Abbinamento ✪✪✪✪✪