WINESTOP&GO – SPECIALE EMILIA ROMAGNA (8)
IL NOSTRO SOMMELIER VI RACCONTA… FANGAREGGI A CORREGGIO (RE)
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Nuova tappa fra le pianure emiliane; ritorniamo a Correggio, in provincia di Reggio Emilia. Oltre alle grandi aziende vitivinicole con centinaia di migliaia di bottiglie e i coltivatori consociati che conferiscono le loro uve in cantina, per il nostro ottavo appuntamento di Stop&Go visitiamo Fangareggi, una piccola realtà nata dalla volontà di Matteo che nel 2013 inizia a lavorare parte dei 22 ettari vitati di famiglia, appoggiandosi alla cantina sociale di Olmo di Gattatico (RE). La scelta è quella di lavorare in lotta integrata avanzata fino a traguardare la certificazione BIO con la vendemmia 2021. Le quantità sono proprio quelle di una produzione di nicchia, ma non per questo meno interessante e ricercata; parliamo di circa 20.000 bottiglie saggiamente concentrate sulla selezione di lambruschi Ancellotta, Sorbara e Salamino di Santa Croce.
Già a metà dell’800, Antonio Galloni, direttore dell’Istituto San Lazzaro (allora uno dei maggiori manicomi italiani), allargava il suo campo di interessi scrivendo alla Società agraria reggiana: «(…) Se non che, o Signori, vi prego perdonarmi se mi fo ardito di dichiarare che in questa stessa proprietà, la somma variabilità di fragranze de’ nostri vini, e della quale si compiace la più dei compaesani, sta riposto se non tutto, certamente il maggior ostacolo ad estendere la sfera di un più vasto e vantaggioso commercio.»
Galloni desiderava esportare il lambrusco in tutto il mondo, mettendolo al centro del piacere testimoniato da tanti viaggiatori che passavano per l’Italia e la sua missione, in fondo, era anticipatrice di una filosofia, quella della selezione, della qualità e del saper fare il vino in cantina, senza perdersi in troppe varietà di uve. Uno spirito che Matteo Fangareggi sembra aver sposato appieno a partire dal raccolto a mano, fino alla sua essenziale linea di sei bottiglie, ora ingentilite dalle preziose etichette disegnate a mano da Virginia Pirondi. Davvero dei piccoli quadri ove spicca il Biancospino, 85% Lambrusco di Sorbara vinificato in bianco, con il 10% di Chardonnay e 5% di Sauvignon Blanc per completare la cuvée. Una riuscitissima immagine di fiori con i filamenti che sono occhi che ci guardano e sullo sfondo veleggiano delle psichedeliche foglie blu, come piccole porzioni di cielo ritagliate dalle nervature verdi.
Ma il fiore all’occhiello di Fangareggi è il suo metodo classico, L’Altro, oggi ancora alla prima annata frutto della vendemmia del 2017. Si tratat di un pas dosé (11,5% Vol), 85% Sorbara e 15% Salamino di Santa croce, con 27 mesi di sosta sui lieviti (sboccatura ottobre 2020) e a breve sarà pronta un’ultima partita con 30 mesi. Poco meno di 1000 bottiglie, dunque un metodo classico destinato agli intenditori che chiedono qualcosa di più dal mondo del lambrusco, oltre che ai ristoranti selezionati, sempre considerando che il remuage si fa a mano e la bottiglia con tanto di ceralacca conferma uno stile essenziale, sobrio, direi schietto come sono gli uomini della bassa reggiana. Di colore rosa intenso, cerasuolo molto carico, ci ricorda da vicino l’eleganza cromatica del Sorbara. All’olfatto la bacca rossa esprime sentori di ciliegie mature, poi una fine, quasi impercepibile nota di smalto, il ribes rosso e i lieviti indigeni completano il bouquet. Al palato rivela una piacevole bollicina, sempre fine e concede largo spazio al vitigno, alla sua territorialità poi chiude con una delicata nota amarognola rilasciata dalla spinta dei lieviti in giusto equilibrio con l’acidità. Certamente un bel risultato, per essere la prima volta di Fangareggi nel mondo dei metodo classico e Matteo sembra proprio averci preso gusto, dato che l’anticipazione per la vendemmia 2021 è di due rifermentati in bottiglia, di cui uno con uve Lambrusco di Sorbara in purezza.
E intanto le vigne crescono. In futuro ci sarà anche la cantina di proprietà? Vedremo. Per ora si lavora: papà e zio in vigna, Matteo a vinificare. Certamente un bel modello fra i giovani del vino emiliano, fra il sogno e la realtà, come i disegni delle etichette: poesia, passione e tanti sacrifici nell’aspettare che la natura, senza trucchi, ci dia il suo vino.