Ha riaperto oggi domenica 19 novembre l’Enoteca Regionale della Lombardia a Cassino, in Oltrepò Pavese, per la promozione delle tipicità dell’intera regione. Attività a pieno regime dal 2024, fino a fine anno, invece, aprirà solo nei week-end. Per il presidente Giorgio Allegrini, che anticipa il nuovo corso: “Non si tratterà di una esposizione di bottiglie fine  a se stessa, ma di un luogo di confronto tra associazioni ed enti per il rilancio del territorio. L’obiettivo è promuovere unitariamente la Lombardia nelle sue eccellenze enogastronomiche”.
Un discorso che mette d’accordo i produttori vinicoli presenti: da Massimo Piovani (Monteveneroso) ad Alessio Brandolini (San Damiano al Colle) che sottolinea: “Le premesse buone ci sono, la politica, come apprendiamo oggi, ci crede, noi ci crediamo, quindi aspettiamo di vederla in funzione a pieno regime”.


Per Marco Maggi (Canneto Pavese), buttafuochista nel Dna: “Un territorio non va da nessuna parte se non fa squadra a tutti i livelli. Per quanto mi riguarda, sono personalmente impegnato non solo nella produzione ma anche nella divulgazione e nella valorizzazione del Buttafuoco Storico, la cui produzione globalmente intesa è in aumento di anno in anno, anche se si tratta di piccoli numeri”. Continua: “La tutela e la  promozione passa attraverso il Consorzio dell’Oltrepò Pavese ma anche attraverso l’entusiasmo di noi diciassette produttori che non ci fermiamo mai. Oggi di Storico sono 85mila bottiglie, per un totale di venti vigne che rappresentano appena 35 ettari dei 1500 vitati per produrre il Buttafuoco”.
Buttafuoco storico che insieme al Pinot nero è il vino che più identifica l’Otrepò Pavese, o meglio i sette comuni dello sperone di Stradella dove si può produrre: Canneto Pavese, Castana, Montescano, Cigognola, Pietra de’ Giorgi, Broni e Stradella appunto.
“Quest’anno abbiamo realizzato eventi a Londra, un mercato che può avere uno sbocco interessante, ma anche a Roma e in Polonia, dove i tanti appassionati di vino che ancora non lo conoscevano sono rimasti entusiasti. A colpirli prima di tutto la qualità, ma questa non basta in un mondo dove l’asticella si è alzata un po’ dappertutto, serve una narrazione capace di dargli il giusto valore. Noi come azienda Francesco Maggi, ormai da sei anni dedichiamo il mese di novembre alla sua divulgazione nei ristoranti d’Italia, che realizzano un menù ad hoc. Il Vigna Costera lo facciamo degustare sia in bottiglia sia in mescita proprio per comunicarlo a un pubblico ampio anche a bicchiere”.
Il posizionamento passa attraverso la forza del singolo brand aziendale o attraverso la denominazione? Marco Maggi non ha dubbi: “All’inizio la denominazione ha dato la spinta per entrare in certi locali, oggi, dopo dodici anni di promozione intensa, soprattutto da parte nostra e di qualche altra cantina, il nome del brand si impone. I miei clienti, ad esempio, comprano il Vigna Costera”.
In arrivo per l’azienda leader della denominazione un altro Buttafuoco Storico, da vendemmia 2022, che uscirà nel 2025, a trentasei mesi dalla vendemmia come da disciplinare. “Abbiamo inserito il Vigna Rogolino, da due ettari e mezzo sempre nel comune di Canneto Pavese”. Un cambio di rotta. “Il Vigna Costera, 4500 bottiglie e circa un ettaro vitato, che diventerà il nostro cru, vorremmo farlo uscire sul mercato a 48 mesi dalla raccolta, con dodici mesi di bottiglia in più rispetto al Vigna Rogolino. Quest’ultimo maturerà sia in tonneaux sia in barrique, invece per il Vigna Costera saranno 24 i mesi in tonneaux e botte grande. Produciamo anche un Buttafuoco non storico che fa solo acciaio, l’Abbondanza, che ormai ha un suo mercato ben definito”.
Quanto al posizionamento del prezzo: “Il Vigna Rogolino, con potenziale di imbottigliamento di 14mila bottiglie, si aggirerà sui 32 euro in azienda e il Vigna Costera sui 40”.
Ma quanto conta il prezzo nel far percepire la qualità di un vino? “È indicativo della qualità, sicuramente. Il degustatore esperto intuisce al volo se il rapporto è equo”. Conclude: “Nei prossimi anni vorrei essere identificato sempre di più con questo grande rosso oltrepadano. Siamo l’azienda più grande come terreno iscritto alla denominazione. Dei nostri trenta ettari vitati ben 14 servono per produrre il Buttafuoco e non nego che quando compro un pezzo di terra lo cerco atto alla sua produzione”.