Tiene la gdo, vola l’ e-commerce per la vendita del vino, ferma il canale Horeca che da solo vale più della metà del mercato del settore. Il mondo vitivinicolo attende dal governo e dall’UE misure adeguate a fondo perduto per far fronte alla crisi. Intanto cresce l’attesa per il prossimo Consiglio Europeo dei capi di Stato e di Governo in agenda giovedì 23 aprile nel corso del quale si dovrebbe decidere in merito al finanziamento dei quattro pilastri di intervento, ossia MES, BEI, SURE, Recovery Fund (strategia di ricostruzione dell’Europa con risorse di bilancio europee).”L’Unione Europea non dispone delle risorse necessarie per finanziare l’intero pacchetto degli interventi del valore di circa 2000 miliardi di euro”, spiega l’economista Renato Brunetta, deputato di Forza Italia, partito che rispetto al resto del centrodestra ha un atteggiamento più possibilista al MES. “Bisogna vedere cosa l’Europa è disposta a mettere in campo come strategia contro la crisi, non diciamo no a priori. Si è parlato di quattro pilastri. Si tratta di un intervento importante, ma non è ancora chiaro come questi aiuti/risorse saranno erogati e soprattutto a quali condizioni finanziarie. O saranno attinti dai singoli bilanci degli Stati membri, che si dovranno indebitare, oppure gli emittenti comunitari si dovranno indebitare sul mercato”. Brunetta sottolinea come per il SURE ci siano dei forti dubbi relativi alla questione non secondaria se si tratti di trasferimenti a fondo perduto o di prestiti agli Stati. “Per il MES la questione è identica, mi chiedo come verrebbe colmata la differenza nel caso in cui le richieste eccedessero le risorse, se con i bilanci nazionali o tramite bond MES. In questo ultimo caso come sarebbero rimborsati? Stessi dubbi per quanto riguarda i 200 miliardi stanziati (BEI) e sui 1500 miliardi (Recovery Fund), ossia se siano in conto cassa o anche in questo caso se si ricorrerà a un sistema di prestiti garantito dai bilanci dei paesi membri. Certo servirà del tempo, le misure non entreranno in vigore tutte insieme e intanto gli Stati più deboli pagheranno il prezzo più alto. In conclusione sì all’accordo con l’Europa, ma con la consapevolezza che dovremo fare da soli per molti mesi con il solo scudo della BCE. Servono emissioni raddoppiate del nostro debito da parte del Tesoro. Sbaglierebbe l’Italia a dire di no a questi grandi bazooka messi insieme. Decisioni rapide, determinazione”.