Con Chiara Soldati, quarta generazione de La Scolca, azienda vocata all’internazionalizzazione e perno della denominazione del Gavi, inauguriamo il nostro ciclo di grandi interviste nel mondo del vino. Prossimamente sarà con noi un altro personaggio di spessore. In questa intervista parliamo di futuro, proviamo a guardare oltre il Covid-19, come del resto ci insegna La Scolca che significa, appunto, “guardare lontano”, con una visione, con coraggio, con determinazione.

Chiara Soldati, la comunicazione in generale, e quella del vino  e d’impresa in particolare, sta cambiando. Da amministratrice delegata della sua azienda, come state gestendo le relazioni commerciali in questa fase critica e di cruciale importanza per il settore vitivinicolo?

È una impostazione completamente diversa. Stiamo lavorando molto con i social media, le pr internazionali, puntando su una comunicazione di alta qualità fondamentale per inviare un messaggio corretto del nostro prodotto e per essere vicini a tutti i nostri partner, sommelier, ristoranti, consumatori. Stiamo lanciando quest’anno il nostro primo programma di smart digital wine tastings in diretta su Instagram per presentare la centesima vendemmia, il nuovo La Scolca Spumante Metodo Classico Blanc de Blancs, i nuovi packagings  e tutte le novità 2020/21, compresi i nostri iconici Gavi. Abbiamo pensato di lanciare un nuovo format che non escludiamo di utilizzare anche in altre occasioni soprattutto come modalità di comunicazione nei mercati esteri. Le continue minacce come terrorismo, rivolte sociali, disastri naturali e oggi la pandemia richiedono nuove modalità di reazione e risposta. Nel caso del Covid-19 ribadiamo, per informare correttamente i nostri consumatori, che il packaging e il vino sono sicuri e non possono essere contaminati. Le parole chiave del futuro sono elasticità, adattamento e agilità. Stiamo lavorando su nuove strategie di business come degustazioni virtuali, business coaching e stiamo anche utilizzando i nostri canali social per offrire video e dimostrazioni dal vivo di ricette e masterclass. Stiamo definendo alcune proposte specifiche per il periodo di settembre e ottobre con un ricco programma di degustazioni, vertical tastings, show cooking con abbinamento cibo e vino, wine tasting con corsi di golf, wine tasting e fashion. Investiremo molto in strumenti di comunicazione innovativi. E stiamo sviluppando nuove strategie di sviluppo sui mercati esteri. Personalmente cerco di essere il più creativa possibile.

Cosa pensa delle misure italiane che sono state presentate?

Le risorse sono rilevanti, ma temo che i tempi lunghi di erogazione per famiglie e imprese vanificheranno di fatto il programma di finanziamento. Fare aspettare tutti gli imprenditori che stanno soffrendo ipotizzando lunghe istruttorie creditizie e burocrazia a più livelli significa non dare risposte adeguate all’emergenza economica in corso. Nella conversione in Parlamento e nei decreti attuativi spero si possano introdurre miglioramenti sostanziali. Auspico un dialogo concreto che coinvolga le parti sociali e tenga conto delle necessità di tutti i settori economici e produttivi. Occorre una visione d’insieme con strategie che guardino anche al medio periodo. Il rilancio economico dovrebbe passare da riaperture graduali, piani di settore e investimenti di medio periodo, aiuti alle imprese e semplificazione della burocrazia. Serve una nuova crescita per far risalire il Pil. Noi imprese siamo gli attori principali, ma da sole non ce la facciamo, servono un interlocutore pubblico moderno, forte ed una burocrazia più snella.

Il 18 maggio riaprirà l’horeca, che secondo le stime di Nomisma Wine Monitor vale 6,5 miliardi di euro l’anno per il vino. Un canale di distribuzione il cui blocco è stato la causa della vera criticità per il vostro settore…

 Anche per i più esperti e veterani del mondo del vino questa emergenza scatenata dal Covid-19 è una criticità mai affrontata prima. La chiusura di bar, ristoranti e altri luoghi di aggregazione per un periodo significativo, con una riapertura che sarà lenta, è un evento inedito ed imprevedibile, mai accaduto dal dopoguerra, senza considerare il futuro incerto di tanti ristoranti, proprietari di bar e sommelier. Non esistono soluzioni immediate per uscire subito da questa crisi, ma ci sono iniziative che possono essere intraprese. Serve un approccio innovativo, misure straordinarie. Ad esempio chi ha costruito negli anni relazioni forti con i clienti e i partner potrebbe adesso studiare iniziative da proporre loro soprattutto per affrontare la fase post Covid. I ristoranti potrebbero proporre voucher per pasti e bevande da consumare una volta terminata l’emergenza. Un’idea potrebbe essere quella di vendere ora dei voucher per esperienze enologiche da utilizzare in futuro. Per quanto ci riguarda, continuiamo a spedire in tutto il mondo come abbiamo sempre fatto, ma adesso è come se stessimo creando un nuovo modello di business tutto insieme.

Tendenze dei mercati: in quale modo la pandemia sta cambiando l’industria di bevande alcoliche?

Storicamente, il business del vino è sempre stato tra le attività più resilienti durante le recessioni globali. Mai prima d’ora la reazione a questa difficile situazione è stata così diversa nelle varie aree del mondo. Stiamo osservando come ogni paese stia affrontando la crisi con un approccio e una mentalità nuovi. Tutti stanno vivendo e lavorando in condizioni insolite, ed ognuno ha bisogno di vicinanza, empatia e supporto. Per questo per ciascun paese devono essere sviluppate strategie di business specifiche. Durante le recessioni economiche, il consumo complessivo di bevande alcoliche non subisce variazioni di rilievo: in genere le vendite di vino di tutte le fasce aumentano, mentre quelle di liquori diminuiscono. Mentre il modello di distribuzione è destinato a cambiare in futuro. L’impatto della pandemia Covid-19 sarà diverso rispetto alle recessioni passate. Alcuni produttori riusciranno a mantenere le vendite ad un buon livello, mentre altri avranno un calo importante. Il feedback interessante che riceviamo con sorpresa dai nostri partner è che in questo momento i consumatori preferiscono acquistare brand conosciuti e premiati. La sensazione è che le vendite on-premise legate ai bar, ristoranti o enoteche cambieranno, mentre le vendite off-premise per il consumo domestico e quindi anche gli ordini online aumenteranno. Il consumo di vino è diverso nei vari mercati, come emerge dalle tendenze globali che abbiamo analizzato in questo periodo: cambiamenti demografici, consumatori più maturi che hanno ovviamente un modo diverso di bere vino rispetto ai consumatori più giovani. Allo stesso modo, stiamo vedendo un’attenzione crescente a livello internazionale alle questioni legate al gender, come istanza politicamente ed economicamente molto sentita. A livello globale, abbiamo assistito negli ultimi anni a un’attenzione sempre maggiore verso tutto ciò che riguarda l’enogastronomia ed il mondo del vino, con consumatori sempre più coinvolti. L’importanza della nostra cultura alimentare ha portato i consumatori a essere sempre più attenti e sensibili all’abbinamento di cibo e vino e alla scelta del brand. I consumatori, soprattutto i più giovani, sono sempre più interessati a conoscere il modo del vino, ed è importante perciò investire sulla formazione svolta dalle scuole di sommelier. In questo momento critico il dato che emerge è un’attenzione crescente da parte dei consumatori verso il canale e-commerce. Per quanto riguarda il settore horeca, dopo il lockdown i consumatori ricercheranno più autenticità e non vedranno l’ora di poter fare delle nuove esperienze enogastronomiche. L’utilizzo massivo degli smartphone e della tecnologia ha portato a un’economia basata sull’impatto visivo: i giovani consumatori di vino sono sempre più attenti al design e al visual delle bottiglie e delle etichette. A livello di tendenze globali sicuramente notiamo una maggiore sensibilità del consumatore verso le tematiche legate all’ambiante e alla tutela della salute. Soprattutto i consumatori più giovani prestano sempre più attenzione all’impatto ambientale ed in generale c’è una tendenza del pubblico ad apprezzare di più i prodotti sostenibili e in armonia con il territorio. E le aziende devono tener conto del tema della sostenibilità ambientale. Lo scorso anno abbiamo celebrato il 100° anniversario e la nostra filosofia è sempre stata quella di considerare la terra come un patrimonio da trasmettere alle generazioni future. Sto guardando avanti perché la quinta generazione della famiglia, rappresentata da mio figlio Ferdinando, entrerà presto nel business dell’azienda. E se in questo momento critico alcuni brand stanno continuando a vendere bene mentre altri stanno soffrendo, quel che è certo è che l’idea stessa di “momento di piacere” rappresentato da un calice di vino dimostra che possiamo pur sempre godere delle piccole gioie della vita, rimanendo a casa in sicurezza. La ricerca di un prodotto di qualità e di un’esperienza di valore e, soprattutto, l’aspirazione al benessere personale sono le chiavi di successo per i brand Premium come il nostro. Il vino è un piacere democratico, sia per i consumatori high spending sia low spending; i consumatori ricercano oggi la qualità, vogliono comprare un brand rassicurante e le aziende cercano di rispondere sempre più a questa richiesta del mercato. La ricerca dell’eccellenza, di un prodotto sempre migliore, di un’esperienza ancora più preziosa. L’opportunità di migliorarsi è la chiave del successo dei vini di alto livello e dei marchi storici.

Stiamo entrando in una fase delicata per la vite. Il clima vi è di aiuto ? Con quali misure di sicurezza procedono i lavori in campagna?

Quest’anno il clima è secco e con molte giornate di sole. Dopo due settimane più fredde, la temperatura adesso varia tra 13 e 20 gradi. Le vigne sono sane. La campagna ha i suoi ritmi naturali e va avanti anche in questo momento difficile. Abbiamo terminato la potatura, i primi germogli sono fioriti sulle piante e noi eseguiamo tutte le operazioni necessarie, con tutte le precauzioni per garantire la sicurezza dei dipendenti previste dal Governo, come il distanziamento sociale, l’uso di mascherine, guanti di plastica, gel disinfettanti per le mani e la sanificazione degli ambienti. Abbiamo organizzato il nostro team interno con lo smart working, ossia con il lavoro da casa,  e io lo coordino attraverso video conferenze. Anche in cantina seguiamo le attività di decantazione o il rimontaggio senza fermarci mai e ci prendiamo cura del vino per garantire i nostri standard di eccellenza. 

In azienda su che tipo di investimenti vi state concentrando?

Stiamo portando avanti tutti i progetti già avviati, come l’ampliamento della nuova cantina, inaugurata l’anno scorso, e dell’area di accoglienza e degustazione e stiamo lavorando sul potenziamento del digital, sull’innovazione tecnologica e sul lavoro fondamentale di coaching aziendale e motivazione del team interno. Abbiamo un nuovo giovane collaboratore che sta realizzando un progetto turistico che speriamo di poter presentare presto. Stiamo sviluppando i format di digital tasting per gruppi, i consumatori finali, i sommelier, i partner trade. 

Come sta reagendo il mercato estero? 

Noi abbiamo un mercato bilanciato con percentuali equilibrate tra export e mercato italiano (70% e 30%), diversificato per canali di vendita e sviluppo dell’export su 46 paesi. Questo ci permette di mantenere un certo equilibrio. Inoltre, la selezione di partner internazionali di valore e serietà professionale come Shaw Ross negli USA unito a SGWS nella distribuzione, Simple in Russia, Galleon in Canada, Pernord Richard in Estonia, Eurowines in UK , Ariane Abayan in Germania giusto per citare alcuni, è una garanzia fondamentale. Questo non minimizza la mia preoccupazione per ciò che stiamo vivendo e vivremo, ma la serietà professionale e la qualità saranno requisiti fondamentali per essere competitivi.

Qual è il market trend del vino in Italia?

Stiamo cercando di salvaguardare il business tentando di capire come sarà il futuro imminente. Sia i consumatori che le imprese si stanno adattando a questa “nuova condizione di normalità”, e lo fanno ad un ritmo che solo poche settimane fa non avremmo mai creduto possibile. Stiamo lavorando con negozi online e vendite e-commerce e siamo davvero sorpresi di come il nostro brand sia così amato e che così tante persone ci supportino. Stiamo ricevendo molti messaggi si vicinanza e di supporto. Credo che gli esseri umani abbiano una serie di priorità nella loro esistenza, dalle più semplici alle più complesse. Dobbiamo impegnarci a coltivare le gioie che derivano da rapporti umani e amicizie. Cosa accadrà quando tutto sarà finito e potremo di nuovo andare al ristorante? Ritorneremo alle nostre vite pre-Covid e torneremo a dare priorità ad altre esperienze? Il destino di bar e ristoranti è legato proprio a questo dilemma: sì, noi continueremo a supportare i nostri partner ed in generale il mondo del vino. Quel che è certo è che la pandemia creerà profondi cambiamenti a lungo termine soprattutto nelle modalità di acquisto e consumo delle bevande alcoliche nel mondo. Negli ultimi anni sono aumentate le vendite dei vini bianchi secchi, come il Gavi, i vini rosati gli spumanti. Gli Italiani hanno iniziato a bere più vini nazionali e ad apprezzare i vitigni autoctoni piuttosto che gli internazionali. Gli ultimi dati statistici di Tannico, un portale e-commerce italiano, rivelano informazioni molto interessanti sul consumo di vino in Italia, ad esempio le abitudini di consumo delle donne e dei Millennials e persino come il segno zodiacale possa influenzare la scelta del vino. Questi dati sono rappresentativi di un campione di 50.000 consumatori che generalmente navigano ed acquistano nella piattaforma “Tannico Intelligence”. Ma cosa comprano gli acquirenti on-line? Alcuni dati, ad esempio, sulle scelte d’acquisto delle donne sembrano confermare alcune tendenze delle loro abitudini di consumo, come la preferenza per gli spumanti, che rappresentano il 47% dei loro acquisti. I giovani tra i 18 e i 35 anni, sia uomini sia donne, ci riservano persino delle sorprese, perché i vini che scelgono online sono spesso costosi: preferiscono lo champagne al prosecco, e i vini da invecchiamento. Ovvero scelte legate ad una forma di status symbol.

Come vede il futuro nel breve periodo per il mondo enogastronomico italiano?

L’Italia ha potenzialità di ripresa ma solo se verranno attuate le giuste azioni. Il rilancio economico va fatto con riaperture graduali, piani di settore e investimenti di medio periodo. Cosa serve all’Italia e nello specifico al settore enogastronomico? C’è bisogno di una politica lungimirante che premi l’imprenditoria coraggiosa, che sappia gestire le transizioni e che sappia formare nuove competenze, una politica che semplifichi la burocrazia e renda competitivi. La pandemia è stato un evento del tutto inatteso e che sta mettendo a dura prova le economie nazionali ed anche gli equilibri che negli ultimi decenni si erano consolidati. Questa situazione potrebbe rappresentare la fine della globalizzazione e un ritorno ai nazionalismi. L’Italia è uno dei Paesi che maggiormente ha tratto beneficio dalla globalizzazione. La tecnologia spingerà verso una maggiore globalizzazione, mentre i nazionalismi freneranno il ritorno all’espansione. Il problema da affrontare sarà come mettere in condizione bar e ristoranti di adottare le misure sanitarie necessarie e come cambiare le nostre abitudini. A mio avviso continueremo ad assistere ad uno sviluppo del wine e food delivery. Per quanto riguarda il vino in particolare, in Italia non è semplicemente considerato una bevanda, ma fa parte delle abitudini e della cultura locali, soprattutto quando si è seduti attorno a un tavolo. I vini sono sempre stati parte integrante della convivialità e dell’ospitalità italiane. Per avere un’idea generale del valore sociale del consumo di vino, è importante tenere conto delle questioni storiche, culturali, economiche e sociali ad esso correlate. Gli italiani hanno recuperato la tradizione tipicamente americana dell’”happy hour” e hanno lanciato la tradizione dell’aperitivo. Sempre più persone apprezzano questo momento tra le 18.30 e le 20.00. Dopo una giornata di lavoro, l’aperitivo è il momento perfetto per rilassarsi e socializzare con gli altri, anche in maniera virtuale. Il vino è diventato parte integrante della dieta mediterranea. Il vino è emozione e passione e ci regala momenti di evasione anche solo sorseggiando un bicchiere. L’Italia è la patria delle regioni vinicole più antiche del mondo ed è rinomata per la sua ricchezza ampelografica. La produzione di vino non è solo una questione culturale ma è una pietra miliare nella nostra economia, essendo l’Italia il maggior produttore di vino al mondo. È interessante notare che l’antico nome del nostro paese era “Enotria”, una parola greca che significa “terra del vino”.

Come immagina il mondo delle fiere, come il Vinitaly, in futuro?

Niente sarà più come prima. Anche la promozione tradizionale dovrà essere modificata e progettata in modo moderno. È assolutamente cruciale che produttori di vino, ristoratori, importatori e professionisti del settore siano coinvolti in un progetto congiunto che potrebbe portare allo sviluppo di un nuovo mondo del vino. Vinitaly, come tutti gli altri eventi e manifestazioni, deve essere riformato perché il mercato cambierà. Possiamo immaginare ad esempio alcuni giorni specifici dedicati solo agli operatori esteri, altri solo a quelli italiani e un giorno solo ai consumatori. 

Altre novità che vi riguardano?

Sto studiando un nuovo vino che probabilmente sarà disponibile alla fine di quest’anno e rappresenterà il nostro rinascimento, il simbolo di una nuova era dopo un momento così drammatico. Un vino in parte diverso da quello che abbiamo prodotto fino ad ora, ma realizzato con la stessa passione ed entusiasmo.