Raggiungiamo telefonicamente Stefano Marazzato, titolare dello storico ristorante Don Lisander, a due passi dal Teatro alla Scala, che  ha guidato la protesta dei ristoratori meneghini, una ventina fra cui l’Osteria Dal Verme a Isola e lo chef stellato Tano Simonato di Tano passami l’olio in via Petrarca, e sotto lo slogan #ioapro ha riaperto la cucina contro le misure del Governo. Il caso che ha acceso la miccia: una cena con 90 persone fra balli e spettacoli al ristorante Parrilla di corso Sempione. “E così ci sono andati di mezzo altri che invece adottano tutte le precauzioni. Siamo stati stati incriminati come untori, ma non è così”, commenta Marazzato che nel 2020 ha subito una perdita del 73% del fatturato a causa del lockdown.
Un settore, quello della ristorazione, fortemente penalizzato dai vari dpcm governativi nel suo anno più buio. Da una parte la pandemia e la tutela della salute, dall’altra i ristoratori e chi pensa che chiusure irrazionali e a oltranza diventino uno strumento ideologico che porterà alla paralisi economica del paese. Nel mezzo molte attività commerciali stanno morendo: le partite iva non sono sostenute come dovrebbero, dei ristori una tantum non se ne capisce l’utilità. E contro pochi paladini del diritto al lavoro, che sfidano il potere restando aperti, fioccano multe salate, estese anche ai clienti: Milano Today riportava un totale di 80mila euro di incassi in una giornata. “Se resto chiuso non lavoro e questo si ripercuote su tutta la filiera, dai miei dipendenti ai fornitori. Nel 2019 ho acquistato vino per 100mila euro, le cantine più prestigiose sono mie fornitrici, ma abbiamo anche qualche piccola chicca, cifra che scende a 4-5mila euro nel 2020. Una divario abissale. E se moltiplichiamo più meno questo dato per il numero dei ristoranti chiusi capiremo il danno che il settore del vino ha subito e sta continuando a subire”, commenta Marazzato che ha aperto il Don Lisander sabato scorso con la metà dei posti a sedere dei 50 previsti nella sala invernale al coperto. Ricevendo anche pubblicamente il plauso di Vittorio Feltri, che si è congratulato col gestore. “Sabato abbiamo fatto 25 persone a pranzo e 25 a cena, martedì 10 e 8 e ieri 4 pranzo, quelli che sono arrivati dopo e hanno visto le forze dell’ordine sono andati via. Perché all’autogrill si può andare e al ristorante no? Siamo ammassati nei supermercati e alle poste, ma i locali devono restare chiusi. Assembramenti da noi non ce ne sono, abbiamo limitato i posti a sedere e adottato tutte le misure di sicurezza. Oggi ho una riunione con il mio team di avvocati perché ho preso la seconda multa: il primo giorno di 400 euro, duplicata il secondo. La multa è una sanzione amministrativa ma se continuiamo a restare aperti il terzo giorno scatta il penale. Il problema sono le chiusure: prima ti obbligano a restare chiuso per 5 giorni, poi per 30. E ad essere multati con lo stesso nostro importo sono anche i clienti”.
Le multe alla disobbedienza civile sono un freno o si andrà avanti? “Non sono intimidito dalla forza pubblica, dal questore o dal prefetto, che sono sempre bravi a fare i forti con i deboli e i deboli con i forti. Come dice Carlo Taormina la disoccupazione è uno stato di necessità ed esclude l’intenzione di commettere reati. Il fatto è che da me dipendono altre persone. Io posso andare avanti nella mia battaglia, ma se poi questa battaglia significa far perdere il posto di lavoro ai miei dipendenti e collaboratori allora è chiaro che tocca fare un passo indietro”. Continua: “Abbiamo voluto riaffermare il nostro diritto al lavoro sancito dalla Costituzione perché siamo ingiustamente penalizzati rispetto ad altre categorie di lavoratori che continuano a percepire un reddito. Noi non riusciamo più ad andare avanti. Col Don Lisander sostengo 25mila euro di spese mensili. La banca mi ha fatto un prestito, il problema, ed è un paradosso, è che lo Stato ci ha chiesto di indebitarci perché comunque garantisce questo prestito, ma poi è lo Stato stesso che ci impedisce di lavorare per ripagarlo”. 
Lombardia zona rossa: questione politica o di reali contagi in aumento? “C’è un accanimento verso bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre. Sicuramente è una decisione ideologica di un Governo alla cui base ci sono forze politiche che fanno dell’invidia sociale uno dei loro cavalli di battaglia. Lo ha detto chiaramente anche Massimo Cacciari.
Sui social la presa di posizione critica contro Mario Monti. “Se vogliamo distruggere definitivamente il tessuto economico e sociale d’Italia basta ascoltare Monti. In Italia il Governo ha restituito solo la parte di fatturato persa nel mese di aprile, il cosiddetto ristoro, una sorta di mancia, di elemosina, ovviamente insufficiente a coprire i costi, invece in Germania e in Inghilterra hanno dato risarcimenti equi e proporzionati al danno causato. Il ristoro che ho ricevuto io è pari al 5% del mio calo di fatturato”, conclude Marazzato, “e questo è più che vergognoso”.