Enoteche equiparate ai bar con divieto di asporto dopo le 18, mentre in gdo la vendita è consentita fino alla chiusura del supermercato. Un pasticcio per le oltre settemila enoteche in Italia, che va ad aggiungersi alla drammatica situazione che stanno vivendo ristoranti e bar, molti dei quali sotto lo slogan #iorestoaperto, e domani pubblicheremo un’intervista in merito a un noto ristoratore milanese, vanno avanti a spada tratta.  Ne parliamo con Fiorenzo Detti, sommelier già presidente di Ais Lombardia ed esperto di distillati, che a Pavia gestisce con la famiglia l’enoteca Detti & Spiriti. “È una situazione vergognosa, penosa direi. Le attività commerciali sono state colpite violentemente, oltre misura, e visto che non ci sono i ristori che altre nazioni invece danno, come la Germania, è ora di finirla con queste chiusure illogiche che gettano intere famiglie nella disperazione totale. Se lo Stato non può dare più di quello che dà se non altro non esasperi i lavoratori che vogliono e devono lavorare. Regione Lombardia ha fatto molto bene a impugnare la zona rossa con effetto immediato, anche perché questo sembra un discorso più politico che reale di contagi. Il problema è a monte, nei tagli alla sanità negli anni precedenti”. Continua: “Abbiamo ricevuto dall’associazione commercianti questo aggiornamento che ci ricordava le nuove limitazioni relative agli spostamenti delle persone e per quanto riguarda le attività a quello che si può e non si può fare. Dopo aver visto i  dati attuali di Regione Lombardia sui nuovi positivi non credo che in questo momento sia stato giusto emanare un dpcm con limitazioni così stringenti”.
Il pasticcio delle enoteche fortemente penalizzate. “Già in ottobre c’era stata un’ordinanza anti contagio assurda, poi modificata cinque giorni dopo. Le enoteche dovrebbero chiudere come sempre alle 19,30 e non alle 18. In quell’ora e mezza cosa cambia, forse ci si contagia di più che nelle altre ore della giornata? La gdo è molto più forte delle enoteche, ha pestato i piedi. Io capisco le ragioni della grande distribuzione, ovvio che se un cliente mette nel carrello una bottiglia e arriva in cassa alle 18,01 deve poter pagare quella bottiglia messa nel carrello dieci minuti prima, ma al tempo stesso non possiamo creare figli e figliastri. Le enoteche non sono responsabili dell’assembramento, non lo hanno mai fatto. Abbiamo contingentato gli ingressi, usiamo tutte le precauzioni. La nostra enoteca a Pavia si è salvata perché abbiamo il codice Ateco dell’enoteca e della vendita del caffè e siamo sempre rimasti aperti, in più con la linea di specialità dolci e salate abbiamo fatto un Natale importante, a differenza del primo lockdown dove le perdite sono state notevoli. In Lombardia, con la chiusura anticipata delle enoteche, sono state penalizzate oltre tremila aziende vitivinicole, molte delle quali avevano già sofferto un pesante calo legato all’horeca. Dove si vendono questi vini? Solo a casa è poco”.
C’è poi la categoria, non secondaria, dei sommelier, che è ferma. “Non possiamo fare né mescita né formazione in presenza. Da un anno le nostre relazioni sono a distanza tramite le piattaforme per tenere un po’ ‘palestrati’ i nostri sommelier. Perdendo il contatto umano si perdono le idee, la creatività e questo è un danno enorme. I nostri corsi Ais dovevano ripartire in presenza il 15 febbraio, ora sono sospesi forse fino al 5 marzo”.
Sulla protesta #ioapro dei ristoratori commenta: “Se poi sfocia in una multa, in una chiusura dell’esercizio o per chi è recidivo nel ritiro della licenza si uccide definitivamente la ristorazione. Allo stesso tempo dico che qualcuno dovrebbe vergognarsi per questa situazione. Ho due figli a partita iva, uno è agente di commercio e vende vino e distillati. Lo Stato gli ha riconosciuto 600 euro a marzo e poi basta. Mio figlio lavora con bar e ristoranti, dove li fa gli ordini? I lavoratori che pagano le spese e le tasse come fanno a girare a testa alta se non possono lavorare? E chi non ha una situazione solida alle spalle come fa? Possibile che nessuno si preoccupi di questa categoria? Dovrebbero parlare meno e fare più fatti. Qui di democratico c’è molto poco. Speriamo che il presidente Fontana e l’assessore all’agricoltura  Rolfi riescano a fare qualcosa. È in gioco la dignità della persona”.