Riflessioni sul mondo fieristico considerata la situazione di emergenza mondiale dettata dal coronavirus e le diverse email ricevute in redazione (continuate a scrivermi a redazione@winestopandgo.com). Molte aziende decidono di indirizzare, o meglio investire il proprio budget nella partecipazione a fiere e/o eventi di settore, che di per sé sono un ottimo punto di incontro fra domanda e offerta consentendo alle aziende stesse di raggiungere un numero potenziale di clienti in tutto il mondo. Dietro alla partecipazione ad una fiera ci deve essere da parte di un’azienda e di un ente fieristico una precisa strategia di marketing per non vanificare le risorse impiegate. Quindi una domanda sorge spontanea: interessa a una azienda partecipare a una fiera della quale si preannuncia se non un flop comunque un calo considerevole dei visitatori? American Airlines, per esempio, ha detto stop ai voli per Milano fino al 24 aprile. Quindi, un americano cosa può pensare? Si chiederà perché il governo Usa stia limitando la sua libertà di circolazione e tenderà a non venire in Italia, né a Milano, né a Roma, né a Bologna, né a Verona. Non sarebbe il caso di riprogrammarle queste fiere semplicemente rinviandole a tempi migliori per tutti? Anche perché le aziende già la pagheranno cara quest’anno in termini di fatturato. Basta pensare che le prime stime sugli effetti del virus sul Pil italiano sono alquanto pesanti. La società di ricerca REF li ha stimati in una forbice compresa tra i 9 e i 27 miliardi di euro, a seconda dei vari scenari analizzati, pari a una perdita percentuale compresa tra il -1,0% e il -3,0%. I settori più colpiti sono quelli degli eventi, dello spettacolo, del turismo, dei trasporti, della convegnistica, delle fiere e dei mercati. Gli effetti sulla finanza pubblica, già allo stato attuale, sono altrettanto pesanti. Con un calo del Pil come quello ipotizzato da REF, il rapporto deficit/Pil potrebbe salire oltre il 4,0% nel 2020, per via, oltre che della forte diminuzione del denominatore, dell’aumento del numeratore per effetto dell’espansione di spesa pubblica causata dalle misure di sostegno al reddito che dovranno essere messe in campo dal Governo e dalla perdita di gettito causata dalla sospensione del pagamento delle tasse e dalla riduzione delle basi imponibili di IVA, IRES, IRAP e IRPEF. Quanto al rapporto debito/Pil, questo potrebbe salire vicino al 140,0%. Una soglia oltre la quale potrebbe scattare il downgrade da parte delle agenzie di rating e l’aumento del premio per il rischio chiesto dagli investitori per acquistare BTP, soprattutto nell’ipotesi in cui la BCE non aumenti il suo quantitative easing immediatamente. Riflessioni da fare. Non da rimandare.