Altra tappa del nostro Vinitaly è da Mionetto, storica realtà di Valdobbiadene leader già da qualche anno nel mondo del Prosecco, che lancia due nuovi prodotti: l’aperitivo e lo spumante da dealcolazione dell’uva glera. Il primo, da una ricetta a base di agrumi e botaniche selezionate che conferiscono una nota bitter, è perfetto con il Prosecco per lo Spritz, il secondo è uno spumante analcolico che riesce a conservare le caratteristiche tipiche del vino, dal ridotto residuo zuccherino e molto versatile negli abbinamenti. Un alcohol free fruttato per ragazzi, donne in gravidanza e per chi deve guidare e non può permettersi di bere, o anche per chi semplicemente vuole proseguire con un altro bicchiere senza rinunciare alla percezione di partecipare stappando una bottiglia.
Un anno particolarmente positivo il 2022 e novità in arrivo nel 2023 per Mionetto, fondata a Valdobbiadene nel 1887, parte del Gruppo Henkell-Freixenet, uno dei maggiori produttori europei di bollicine (grazie a Cava e Prosecco). Ne parliamo con l’enologo Alessio Del Savio e con il direttore marketing Paolo Bogoni.

Perché dopo l’acquisizione da parte del Gruppo Henkell avete deciso di mantenere e oggi di sviluppare la sede produttiva all’interno del tessuto urbano di Valdobbiadene?

BOGONI –  Per dare continuità alla storia aziendale. Proprio qui è nata la cantina Mionetto nel 1887. Oggi è parte integrante della comunità di Valdobbiadene, di cui porta in giro il nome e il territorio nel mondo. La sede storica si trova nell’area più qualitativa del Prosecco Docg. Qui esiste ancora la casa originaria della famiglia, da dove Francesco Mionetto ha iniziato questo lungo viaggio volto a far diventare la cantina e il brand che oggi conosciamo il numero uno nei Best selling Prosecco international brand nel mondo, secondo i dati IWSR, il più importante provider per chi opera nel mercato internazionale dei vini e degli spirits.
DEL SAVIO – La nuova cantina è appena stata ultimata con linee produttive fino a una capacità che oggi è di 50 milioni circa di bottiglie. A breve saremo prontI per produrne quasi 70 milioni. Il secondo impianto di imbottigliamento lo stiamo installando in questi giorni.
BOGONI – L’obiettivo è diventare il polo del Prosecco per il Gruppo, che ha più brand che lavorano nell’ambito della denominazione. Noi siamo il marchio vocato a coprire la categoria. L’ospitalità diventa il passaggio finale di questo rinnovamento che fa sì che nel borgo Mionetto  si esprima la forza delle radici, quel legame con il territorio che ha nella contemporaneità lo stile del nostro brand. Abbiamo acquisito anche una villa veneta, sottoposta a vincolo di tutela, con otto stanze che utilizzeremo come foresteria fondamentalmente per i nostri clienti. La villa si affaccia sul vigneto di un nostro conferitore, dal quale poi nascerà un docg speciale che dedicheremo proprio a queste visite. In modo che l’esperienza sia completa e immersiva.
DEL SAVIO –  Siamo nel cuore del cuore di Valdobbiadene. Sarà un prodotto che rispecchierà la tipicità. In questo periodo sta fermentando in autoclave. Vedremo quanto farlo permanere sui lieviti.

Dati alla mano vi confermate il riferimento nel mercato del Prosecco, trainando i consumi a livello internazionale…

BOGONI – Abbiamo rafforzato il ruolo di ambasciatori della categoria Prosecco. Mionetto Spa ha chiuso un anno particolarmente positivo con quasi 140 milioni di euro di fatturato (+33% sul 2022) per circa 43 milioni di bottiglie complessive e un 80% di export con crescita a doppia cifra  (+23% in termini di volume) in quasi tutti i mercati, sia in quelli target Usa e Germania sia in molti paesi emergenti come Francia, Polonia, Svezia, Repubblica Ceca, Romania e Lituania. Segno di come la nostra cantina sia ormai una referenza mondiale della convivialità e un punto di riferimento del Prosecco.

Gli Usa si confermano primo mercato?

BOGONI – È una questione di storicità. Fin dal 1998 abbiamo una sede negli Usa, con importazione diretta di una nostra filiale oggi consorella nel Gruppo. Seguono Italia e Germania. Negli ultimi anni è cresciuta moltissimo la Polonia, che per noi è diventato il quarto mercato a volume. La grande novità è che al quinto posto troviamo la Francia. Seguono Uk, Svezia e Repubblica Ceca. La forza del nostro Gruppo ci consente una posizione importante in diversi mercati, quando normalmente nella nostra categoria sono due o al massimo tre i mercati che coprono l’80%. E questa è una grande opportunità che riusciamo a cogliere proprio grazie alla nostra forza distributiva. In Giappone abbiamo una consorella che viene dall’esperienza di Freixenet. Freixenet, acquisito da Henkell nel 2017, è il più grande produttore mondiale di Cava. In Italia approcciamo a livello distributivo solo alcuni prodotti selezionati del Gruppo. Per i due canali principali di vendita abbiamo alcune tipologie di Cava, come Cordon Negro, con la bottiglia nera classica lanciata negli anni ’70, Carta Nevada e poi Elyssia per l’horeca. insieme al Riesling Renano fermo e a uno champagne sartoriale di Epernay in produzione volontariamente limitata, l’Alfred Gratien, solo 300mila bottiglie, già conosciuto e apprezzato nella nostra ristorazione.

Sta cambiando il gusto a livello internazionale?

DEL SAVIO – Nel mondo del Prosecco c’è un ritorno a un certo tipo di amabilità. Anni fa il Prosecco era molto secco, quasi elettrico e il residuo zuccherino troppo basso e contrapposto a un’acidità estremamente alta. Ultimamente si sta cercando di mantenersi all’interno del mondo brut ma con concentrazioni zuccherine leggermente più alte e magari con un’acidità un po’ più bassa. Una delle caratteristiche dei nostri prodotti è l’equilibrio nella degustazione.

Essere ambasciatori del valore di un territorio Patrimonio Unesco passa anche attraverso il packaging?

BOGONI – La qualità, testimoniata dal nostro palmares, è fondamentale ma serve anche riconoscibilità, essere accattivanti. Siamo particolarmente attenti all’immagine e al design delle nostre bottiglie, che portano in giro per il mondo un territorio preciso, vocato alla coltivazione della glera, e sono frutto di un lungo lavoro di ricerca. Stare al passo con i tempi, curare il restyling delle etichette dove serve, essere innovativi è fondamentale. Tutto questo contribuisce a creare uno stile iconico, moderno e fortemente identificativo del brand, lo stile Mionetto, molto apprezzato anche dai più giovani. Proprio per questo ci focalizziamo su simboli molto riconoscibili e chiari per il consumatore. Nel 2018 abbiamo fatto convergere verso la diagonalità e la cromia arancione, che già dagli anni duemila era diventata l’etichetta chiave del successo internazionale negli Usa, una veste ormai quasi unica che differenzia poco la principale linea che vendiamo all’estero. L’arancione è passione, vitalità, gioia di vivere, convivialità. L’obliquità è il nostro simbolo tipico fin dalle bottiglie degli anni ’70. In Italia, invece, c’è una maggiore differenziazione a livello cromatico per il fatto che siamo presenti in modo molto importante nel canale horeca, e non solo nella grande distribuzione. Noi nasciamo horeca e ancora oggi quasi il 40% del fatturato è in questo canale, cosa particolare per la  nostra categoria, il che comporta uno sforzo molto importante a livello di portafoglio prodotto e di packaging. Inoltre siamo molto attenti alla sostenibilità, dai pesi a livello di piombo nelle bottiglie al facilitare il lavoro con lo smart working e al creare ambienti aziendali adeguati ai tempi che cambiano, per un sempre maggior benessere dei nostri dipendenti. Tanti sono gli elementi che vanno a connotare uno stile.