Il gruppo Mondodelvino chiude il 2020 con una crescita pari a +8,5%  e pensa a due nuovi vini, uno, il Marengo Doc, un bollicina già in itinere, da quest’anno sul mercato, ma che verrà lanciata prossimamente a livello mediatico, l’altro, un bianco fermo, prodotto da Ricossa e pronto per aprile, pensato per uscire in occasione del Vinitaly. “Tante novità in arrivo per il nostro gruppo, guidato da Alfeo e Marco Martini insieme al Consiglio di Gestione. Dopo l’Acqui rosato secco e fermo che abbiamo lanciato lo scorso anno, un prodotto non convenzionale perché normalmente ci si aspetta una bottiglia col tappo a fungo, un vino spumante o frizzante, dolce e rosso, ci è venuta voglia di replicare con una novità o con una nuova interpretazione di un prodotto, di un vitigno aromatico in  modo audace. Sarà un bianco fermo piemontese e da vitigno autoctono, una reinterpretazione in prospettiva. Faremo un tasting online a maggio o a giugno”, racconta Enrico Gobino, direttore marketing di Mondodelvino. “Ma c’è anche la volontà di pensare a una bollicina piemontese da vitigno autoctono come il cortese, quindi senza andare in Alta Langa dove già abbiamo un percorso tracciato. Quando un Cortese è buono dà risultati eccellenti. Immaginiamo i grandi Gavi, sono vini mai banali, di una complessità ed eleganza notevole, lunghi, acidi, longevi. Questa straordinaria versatilità del cortese ci ha portato  a realizzare una bollicina metodo Martinotti che di fatto è stata inclusa all’interno del disciplinare del Marengo Doc. La lanciamo sotto la linea Acquesi, sempre di Cuvage. Stiamo cercando di attivare un piano promozionale con il Consorzio dei vini del Piemonte affinché non sia soltanto un iniziativa nostra ma una presa di coscienza di tutto il distretto. In Piemonte non c’è solo il Barolo. Il Piemonte è la terra a più alto potenziale vitivinicolo. C’è ancora tanto da tirar fuori e raccontare”.
Mondodelvino ha registrato una crescita che porta il fatturato a 120,5 milioni, frutto di un piano produttivo che valorizza la filiera, l’integrazione delle quattro tenute e quella verticale tra vigneto e cantina, senza trascurare il rapporto di partnership con i viticoltori. La strategia distributiva basata sulla multicanalità è risultata vincente. Una buona presenza nella ristorazione e nelle enoteche, ma anche sugli scaffali della grande distribuzione e sulle piattaforme e-commerce ha permesso di compensare le perdite registrate nel canale horeca”, spiega Enrico Gobino. “Ci siamo orientati verso una nuova verticalità delle nostre tenute, dove il rapporto con il produttore viticolo è diventato il fulcro di un originale modello di organizzazione produttiva che supera il dualismo tra conduttore diretto e conferitore del sistema cooperativo. Indirizziamo e valorizziamo i vigneti insieme alle migliaia di nostri vignaioli partner attraverso un lavoro costante di formazione, supporto, monitoraggio e consulenza, creando una relazione di scambio e rispettandone l’autonomia imprenditoriale. I viticoltori non sono vincolati da contratti pluriennali, ma sono liberi di scegliere ogni anno se rinnovare il ‘patto della qualità’, un sistema che attualmente porta ai conferitori che fanno parte del progetto di filiera una remunerazione delle uve che è superiore rispetto alla media delle quotazioni di mercato. E il fatto che la base produttiva aziendale non registri defezioni da almeno 20 anni, ma anzi cresca continuamente di numero, sta ad indicare che la strada è quella giusta. Per questo le Tenute del Gruppo (Cuvage e Ricossa in Piemonte, Poderi dal Nespoli in Romagna e Barone Montalto in Sicilia) sono da ritenersi a tutti gli effetti aziende verticali”. Aziende che rappresentano il 15% dei volumi (con 9,5 mln di bottiglie su un totale del gruppo di 62 mln provenienti da 1350 ettari), ma quasi il 30% del fatturato con una quota di 9,6 mln di euro, cresciuto di oltre il 7% grazie soprattutto alle Tenute piemontesi di Cuvage (+14%) e Ricossa (+18%). Questa la formula alla base del successo della più giovane tra le prime 20 aziende del vino italiano per fatturato e quella che ha registrato i più elevati tassi di crescita tra le big italiane del settore: da zero a oltre 120 milioni di fatturato in quasi trent’anni, una performance unica.